· Città del Vaticano ·

Nella prefazione scritta dal Papa l’interrogativo che porta a operare insieme a favore dei più colpiti

Vedere o non vedere?

 Vedere o  non vedere?  QUO-072
30 marzo 2021

Pubblichiamo di seguito il testo della prefazione scritta da Papa Francesco al documento «Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Climatici».

Gli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Climatici sono un documento, pubblicato sotto forma di opuscolo, che contiene fatti, interpretazioni, politiche e proposte rilevanti sul fenomeno degli sfollati climatici. Per cominciare, propongo di riprendere la famosa frase pronunciata da Amleto, «essere o non essere», e di trasformarla in «vedere o non vedere, questo è il problema!». Tutto, infatti, inizia dal nostro vedere, sì, dal mio e dal tuo.

Siamo sommersi da notizie e immagini riguardanti intere popolazioni sradicate dalla propria terra, a seguito di disastri naturali causati dal clima, e costrette a migrare. Tuttavia, l’effetto che queste storie hanno su di noi e sul modo in cui vi rispondiamo — se provocano in noi risposte fugaci o innescano qualcosa di più profondo, se ci sembrano lontane o le sentiamo vicine — dipende da noi; dipende da noi, cioè, sforzarci di vedere la sofferenza che ogni storia comporta, per «prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade [...] e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare» (Laudato si’, 19).

Il fatto che le persone siano costrette a migrare perché l’ambiente in cui vivono non è più abitabile, ci potrebbe sembrare un processo naturale, qualcosa di inevitabile. Eppure, il deterioramento del clima è molto spesso il risultato di scelte sbagliate e di attività distruttive, il frutto dell’egoismo e dell’abbandono, che mettono l’umanità in conflitto con il Creato, la nostra casa comune.

A differenza della pandemia di Covid-19 — abbattutasi su di noi all’improvviso, senza alcun preavviso, e quasi ovunque, con un impatto pressoché simultaneo sulla vita di tutti noi —, la crisi climatica è iniziata con la Rivoluzione Industriale. Per molto tempo, tale crisi si è andata sviluppando tanto lentamente da rimanere impercettibile per tutti, eccetto per pochissime persone particolarmente lungimiranti. Anche adesso, le sue ripercussioni si manifestano in maniera disomogenea: il cambiamento climatico interessa il mondo intero, ma le difficoltà maggiori riguardano coloro che meno hanno contribuito a determinare il cambiamento climatico.

Eppure, come per la crisi del Covid-19, a causa della crisi climatica, il numero enorme di sfollati è in continuo aumento e sta rapidamente diventando una grande emergenza della nostra epoca, come possiamo vedere quasi ogni sera in televisione, e questo richiede risposte globali.

Mi vengono in mente, qui, le parole pronunciate dal Signore per bocca del Profeta Isaia, che, calate nella nostra realtà, si rivelano particolarmente significative anche per noi, risuonando più o meno così: su, venite e discutiamo. Se siete pronti ad ascoltare, possiamo ancora avere un grande futuro. Ma se vi rifiutate di ascoltare e di agire, sarete divorati dal calore e dall’inquinamento, dalla siccità qui e dall’innalzamento delle acque là (cfr. Isaia 1, 18-20).

Quando guardiamo, cosa vediamo? Molti vengono “divorati” da condizioni che rendono impossibile la sopravvivenza. Costretti ad abbandonare campi e coste, case e villaggi, fuggono in fretta portando con sé solo pochi ricordi e averi, frammenti della loro cultura e della loro tradizione. Partono pieni di speranza, con l’intenzione di ricominciare la propria vita in un luogo sicuro. Ma, per lo più, finiscono in bassifondi pericolosamente sovraffollati o in insediamenti improvvisati, aspettando il loro destino.

Coloro che sono costretti ad allontanarsi dalle proprie abitazioni a causa della crisi climatica hanno bisogno di essere accolti, protetti, promossi e integrati. Essi hanno il desiderio di ricominciare, ma bisogna dare loro la possibilità di farlo, e aiutarli perché possano costruire un nuovo futuro per i loro figli. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare sono tutti verbi che corrispondono ad azioni adeguate. Togliamo quindi uno per uno quei massi che bloccano il cammino degli sfollati, ciò che li reprime e li emargina, che impedisce loro di lavorare e di andare a scuola, ciò che li rende invisibili e nega loro la dignità.

Gli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Climatici ci invitano ad ampliare il modo con cui guardiamo a questo dramma dei nostri tempi. Ci spingono a vedere la tragedia dello sradicamento prolungato che fa gridare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, anno dopo anno: «Non possiamo tornare indietro e non possiamo ricominciare da capo». Ci invitano a prendere coscienza dell’indifferenza della società e dei governi di fronte a questa tragedia. Ci chiedono di vedere e di preoccuparci. Invitano la Chiesa e tutti quanti ad agire insieme, e ci indicano come è possibile farlo.

Questa è l’opera che il Signore ci chiede ora, e in essa c’è un’immensa gioia. Non usciremo da crisi come quelle del clima o del Covid-19 rinchiudendoci nell’individualismo, ma solo «stando insieme», attraverso l’incontro, il dialogo e la cooperazione. Ecco perché sono particolarmente lieto che siano stati elaborati questi Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Climatici all’interno del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, assieme alla Sezione Migranti e Rifugiati e al Settore Ecologia Integrale. Questa cooperazione è di per sé un segno della via da seguire.

Vedere o non vedere è l’interrogativo che ci porta a rispondere, operando insieme. Queste pagine ci mostrano di cosa c’è bisogno e cosa dobbiamo fare, con l’aiuto di Dio.

Franciscus