Tra ideologia teocon
Si oppongono alle legislazioni “relativiste” promosse dagli avversari liberal su aborto ed eutanasia e nello stesso tempo cantano entusiasti le virtù non solo economiche ma morali e persino teologiche del capitalismo; rigidi su alcune sacrosante battaglie etiche sono però blandi e permessivi davanti alle guerre “giuste” dei presidenti Bush che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti innocenti in Iraq. E ancora: ossequiosi verso le strutture ecclesiastiche ma non riescono a trattenere espressioni di scherno e sarcasmo ogni volta che i Papi — da Paolo
Andando alle origini della ideologia teocon Borghesi (già autore di Jorge Mario Bergoglio, una biografia intellettuale, 2017) si sofferma sulla figura di Michael Novak (1933-2017) e sul suo libro-manifesto The Spirit of Democratic Capitalism, pubblicato nel 1982, una sorta di bibbia ispiratrice della nuova corrente di pensiero. La biografia di Novak è interessante, nel 1968 era su posizioni di “socialismo cristiano” e aveva contestato l’Humanae vitae di Paolo VI. Diversi neoconservatori approdano alle nuove idee dopo aver vissuto una delusione a sinistra, nel partito democratico che negli Stati Uniti perdeva sempre più la dimensione sociale e il contatto popolare rischiando di trasformarsi in partito dei poteri forti, salottiero e radical chic. A Washington, all’inizio degli anni ’80, circolava questa battuta di Irving Kristol: «Il neocon è un liberal che è stato aggredito dalla realtà». Nel suo libro Novak parte da considerazioni realiste, condivisibili: le utopie sociali non fanno i conti con il peccato originale, la pretesa di imporre la bontà con mezzi politici porta al totalitarismo e infine ad una maggiore miseria anche del proletariato. D’altro lato però la condivisione novakiana del modello capitalistico — scrive Borghesi — non si limita all’accettazione realistica del dato, inamovibile, della natura umana. Essa scivola sul terreno apologetico. Fino a sostenere, nella lode del capitalismo, che «nessuno aveva prodotto un sistema equivalente di libertà... nessuno aveva innalzato a tal punto le aspettative umane. Nessuno aveva valorizzato tanto la singola persona». Parole testuali, contenute nel libro di Novak. Sferzante il commento di Borghesi: «Nessuno, nemmeno la religione cristiana quindi. La fede e l’etica cristiana non modificano la forma dell’economia, non svolgono una funzione nel disciplinare “gli spiriti animali”, nel promuovere forme di solidarietà ed equità. Al contrario è il cristianesimo che, dopo aver generato i presupposti ideali per la società di mercato, è chiamato a modellarsi sul capitalismo abbandonando quelle velleità critiche che dipenderebbero da uno spirito antimoderno». Novak e i suoi amici neocon Richard Neuhaus (un raffinato pastore luterano convertito al cattolicesimo) e George Weigel (il più giovane del terzetto, diventerà il biografo semiufficiale di Giovanni Paolo
Il libro di Borghesi ricostruisce, passo dopo passo, il successo delle idee teocon dopo l’11 settembre, quando le posizioni «cristianiste» (per dirla con Remi Brague) si radicalizzano nel clima apocalittico dello scontro di civiltà tra Occidente e Islam. In Italia tutta una schiera di intellettuali laici, “atei devoti” cooptati nel progetto culturale della Chiesa italiana, si nutre di queste idee: cultural wars su alcuni temi etici e celebrazione dogmatica del capitalismo, posizione interventista nelle due guerre del Golfo (contestate invece sia da Giovanni Paolo
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