· Città del Vaticano ·

Cultura, fede e passione “romana” di fra Mario Gentili nel libro di Marziano Rondina

Con il suo sapere
avvicinava a Dio

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16 marzo 2021

«Il mondo moderno ha bisogno di santi e di testimoni più che di maestri — diceva san Paolo vi — di chi ci testimonia che la fede cristiana rende più bella, più attraente e più gioiosa la vita, come ci richiama continuamente Papa Francesco». Così il vescovo emerito di Fabriano-Matelica, Giancarlo Vecerrica, presenta nella prefazione al libro di padre Marziano Rondina «Fra Mario, la via della semplicità e della gioia» (Tolentino, Biblioteca Egidiana, pagine 217), Mario Gentili, religioso agostiniano, per il quale è in corso il processo di beatificazione, che ha esercitato per sessant’anni un prezioso e riconosciuto servizio nel santuario di San Nicola a Tolentino nell’accoglienza ai tanti pellegrini contagiati dal sorriso e dalla profonda cultura che donava a ognuno, incantato dalle sue elevate virtù cristiane. L’opera ripercorre in una prosa scorrevole e ricca di spunti l’esperienza di vita del religioso, dove si intrecciano doni di grazia e cammino di crescita arricchito da incontri, persone, avvenimenti e, soprattutto, un intenso clima di fede e spiritualità dove fra Mario esprimeva l’intera sua anima. Che venne sicuramente indirizzata ancor più all’apprezzamento delle opere di Dio dalle meraviglie architettoniche e pittoriche del santuario marchigiano, del chiostro, della chiesa e della cripta dove sono conservate le reliquie del santo marchigiano.

Da un luogo così pieno non solo di misticismo ma anche di arte e storia si fece strada pian piano in fra Mario l’innamoramento per quella che fu la città simbolo del suo fervore culturale: Roma. In particolare, la Roma cristiana dei Papi e del Vaticano, il cui cuore storico-religioso decise di condividere con gli altri organizzando pellegrinaggi mensili a cui partecipava personalmente, arricchendo i fedeli e se stesso. Tanto da diventare guida ufficiale in San Pietro per l’anno santo del 1975, esperienza che lo aveva entusiasmato e gratificato e che lo porterà, nel corso degli anni, a completare oltre cinquanta quaderni dove è raccolto un numero impressionante di curiosità e materiale frutto delle ricerche nelle biblioteche o di visite personali a chiese, musei e palazzi della Città eterna. Lui che aveva solo la licenza di quinta elementare come titolo di studio, ma che cercava sempre di informarsi su tutto — assiduo lettore, tra l’altro, di «Avvenire» e de «L’Osservatore Romano» — per condividerlo con il prossimo e darne lode a Dio.

Per questo l’autore, oltre alle tante storie di umana umiltà, semplicità e carità cristiana dell’agostiniano morto nel 2006, dedica alla sua sete di Cristo attraverso la cultura un paragrafo del volume intitolato «Il fraticello che sapeva tutto su Roma». Per lui la Capitale, osserva padre Rondina, «non era solo una questione di piacevole cultura: era una questione sacra e religiosa, quindi anche di fede. Si sentiva abbracciato da quel solenne colonnato del Bernini, che rappresenta in modo straordinario la divina misericordia. Come si divertiva a sfidare i turisti a riconoscere la statua di san Nicola e poi la sua soddisfazione nell’essere l’unico capace di risolvere il dilemma».

Fra Mario raggiungeva le sublimi vette dell’Assoluto solo nel rimirare per ore monumenti o dipinti immortali nei suoi frequenti viaggi a Roma, approfittando anche del trasferimento nel Lazio della sua famiglia, che raggiungeva nel periodo estivo o autunnale, e della presenza di case dell’ordine nel centro della città e in Vaticano. «Tante persone — rileva simpaticamente l’autore — anche quando non lo conoscevano, dal suo modo di porgersi avvertivano la sua “passione romana”. Molti amici raccontano che, quando lui cominciava a parlare di Roma e delle sue bellezze, si entusiasmava talmente che era difficile fermarlo». A tal punto che presto si diffuse tra la gente un modo di dire: “andare a Roma con fra Mario”. Di solito era il lunedì, la giornata in cui era più libero dagli impegni della comunità, e una volta diffusasi la notizia della sua presenza arrivavano da ogni parte d’Italia pullman stracolmi di pellegrini per abbeverarsi alla sapienza del religioso: «Chi ci era capitato una volta, anche per caso, ci voleva ritornare le volte successive».

Ma fra Mario era molto di più di un semplice, per quanto super istruito, narratore: operava infatti vere e proprie conversioni in persone «poco avvezze alla Chiesa e alla religione», ritornate, per loro stessa confessione, radicalmente cambiate dalle parole e dal carisma del frate. «Qualcuno ha già scritto — e padre Rondina lo ricorda con solerte puntualità — che, se un giorno fra Mario dovesse arrivare agli onori degli altari, potrebbe senz’altro essere proclamato il santo patrono delle guide turistiche e dei pellegrinaggi». Perché l’imponenza degli scritti e dei libri che ci ha lasciato sulla storia della Roma cristiana è davvero impressionante, assumendo i connotati di una vera e propria biblioteca. Un complesso di conoscenze da cui emerge tutto fuorché mero nozionismo ma anzi quel «rapporto emotivo, affettivo, spirituale e di grandissimo rilievo» con l’Urbe.

«Fra Mario ha distribuito a tutti — ha scritto nella postfazione del libro il vescovo emerito di Orvieto-Todi, Giovanni Scanavino — i frutti raccolti dalla conoscenza di san Nicola e dalla bellezza del suo santuario. Ci ha dimostrato che è possibile questa imitazione nel vivere una vita di fraternità e nel cercare di dare agli altri — “distribuire” — quello che il Signore offre a noi. Aggiungendoci, sottolinea il presule, «la gioia e un sorriso del migliore dentifricio, prima ancora che venisse Papa Francesco».

di Rosario Capomasi