«Chi vende le armi ai terroristi?»: è la domanda ricorrente che angoscia Papa Francesco davanti a scene di distruzione come quelle viste con i propri occhi nel viaggio in Iraq o alle immagini di conflitti che giungono da varie parti del mondo. Lo ha confidato egli stesso mercoledì mattina, 10 marzo, all’udienza generale in Vaticano, nella quale ripercorrendo i passi del pellegrinaggio compiuto in terra irachena, ha ribadito il diritto del popolo che la abita a vivere in pace e a ritrovare la dignità che gli appartiene, e ha individuato nella fraternità l’unica risposta possibile alla violenza. «La risposta alla guerra non è un’altra guerra, la risposta alle armi non sono altre armi — ha ripetuto —; la risposta è la fraternità. Questa è la sfida per l’Iraq, ma non solo: è la sfida per tante regioni di conflitto e, in definitiva, è la sfida per il mondo intero», ha detto. Del resto, ha spiegato nel tracciare un bilancio della visita, «in Iraq, nonostante il fragore della distruzione, le palme, simbolo del Paese e della sua speranza, hanno continuato a crescere e portare frutto». E «così è per la fraternità: come il frutto delle palme non fa rumore, ma è fruttuosa e fa crescere».
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10 marzo 2021
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