· Città del Vaticano ·

# CantiereGiovani
UN PRETE PER CHIACCHIERARE
Clubhouse

La parola e la Parola

 La parola e la Parola  QUO-043
22 febbraio 2021

«Un prete per chiacchierare». Ho deciso di intitolare così la mia prima room su Club-house. Ed è stato un successone. Ma cos’è Clubhouse? Cos’è una room? In che senso chiacchierare? Andiamo in ordine.

Clubhouse è un nuovo social network che sta spopolando in queste ultime settimane. Nato in America, è da poco sbarcato anche in Italia. Per ora si tratta ancora di una versione beta di prova, sviluppata soltanto per Apple e accessibile su invito. La forza di Clubhouse è la parola “parlata”: non ci sono né immagini né video e nemmeno è possibile scrivere ad altri utenti o lasciare commenti. Si parla e basta all’interno di stanze appositamente create per offrire occasioni di dialogo, condivisione e approfondimento (o semplicemente per chiacchierare del più e del meno).

Quando un amico mi ha invitato su Clubhouse anticipandomi che avrei dovuto solo parlare e ascoltare le parole di altri, ho subito detto di sì. In fondo la nostra fede viene proprio dalla Parola e sono convinto che questa Parola possa continuare a parlare anche su un social network che ruota tutto attorno alla parola.

Mi sono buttato e, senza indugio, ho subito creato una room. «Un prete per chiacchierare»: questo il titolo della stanza. Erano le 22.30 e francamente non mi aspettavo che potesse entrare molta gente. Il mio era solo un esperimento, d’altronde. Ero solo curioso di capire come funzionasse Clubhouse, nulla di più. Ma ho dovuto ricredermi.

In pochi istanti sono entrate decine e decine di persone. Alcune le conoscevo già, altre le avevo solo sentite parlare su Clubhouse, ma la maggior parte mi era totalmente sconosciuta. Sono subito arrivati i complimenti per l’idea: moltissimi avrebbero tanto voluto parlare con un prete, ma da tempo si erano allontanati dalla parrocchia; altri avevano domande a cui non erano mai riusciti a dare una risposta; altri ancora volevano semplicemente condividere la propria esperienza di fede, dato che non è facile riuscire a parlare di questo argomento oggigiorno. Gli interventi si susseguivano uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità. Credenti, poco credenti, ex credenti, atei: tutti lì per mettere a tema la fede, il rapporto con Dio, il senso della vita.

Ad un certo punto un uomo mi chiede il permesso di far parlare sua moglie, che stava ascoltando accanto a lui. La signora mi saluta, mi ringrazia, dice la sua. E a sua volta mi chiede il permesso di far intervenire il figlio quattordicenne, in piena crisi di fede, che aveva una domanda per me: se Dio esiste veramente, perché ha permesso lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento nazisti?

Pazzesco. È bastato improvvisare uno spazio virtuale per radunare quasi un centinaio di persone dalle 22.30 a mezzanotte e chiacchierare in maniera educata ed edificante di argomenti che solitamente vengono censurati nelle nostre conversazioni.

Non so se queste persone si siano convertite, ma non mi importa. Certamente non cambiano vita nemmeno tutti coloro che ascoltano le mie omelie domenicali dalle panche della chiesa. Ma d’altronde, come dice san Paolo, fides ex auditu. Se Club-house ci offre degli spazi per far risuonare la Parola di Dio e raggiungere il cuore di coloro che ascoltano, non possiamo che gioire di questa opportunità. E magari decidere di coglierla.

di Alberto Ravagnani