· Città del Vaticano ·

Al Consiglio di sicurezza dell’Onu una bozza di risoluzione proposta dal Regno Unito

Fermare le guerre
per consentire
le vaccinazioni

A Palestinian health worker prepares a coronavirus disease (COVID-19) vaccine in Gaza City February ...
22 febbraio 2021

Continua lo sforzo diplomatico per dare uno strumento giuridico efficace ad una campagna di vaccinazione planetaria anti covid che tutti auspicano, fin da luglio, ma è impedita da guerre micidialmente interconnesse dalle reti occulte del traffico d’armi.

Circola, dal 17 febbraio, secondo fonti di stampa, una bozza di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, proposta dal Regno Unito. Vi si parla di «pausa umanitaria» nei conflitti per raggiungere con il vaccino tutte le popolazioni flagellate dalla guerra. E, di certo, il Regno Unito da giorni persegue in Consiglio l’obiettivo di estrarre il succo della precedente risoluzione (la 2532 del 1 luglio 2020) che domandava, per la prima volta nella sua storia, un cessate il fuoco globale davanti al dramma planetario della pandemia.

Proposta che, a luglio, aveva immediatamente raccolto il sostegno pubblico di Papa Francesco durante l’Angelus domenicale del 5 luglio: «Auspico — aveva detto il Pontefice — che tale decisione venga attuata effettivamente e tempestivamente per il bene di tante persone che stanno soffrendo. Possa questa risoluzione del Consiglio di sicurezza diventare un primo coraggioso passo per un futuro di pace».

La risoluzione 2532, però, pare essere stata giudicata più un invito — peraltro condiviso sulla carta da tutti — che un vincolo giuridico. La tregua mondiale per le vaccinazioni, indispensabile e vitale per tutta la comunità umana, come ha ricordato al Consiglio il segretario generale dell’Onu António Guterres, non si è ancora concretizzata.

Il virus, sempre per usare le parole di Guterres è stato lasciato «incendiare il Sud globale» in una corsa alle mutazioni che lo rendono più efficace nel suo “lavoro”: riprodursi, infettare milioni di ospiti cercando un equilibrio fra morti e infettati, adattando l’umanità all’esigenza di sopravvivenza del virus. Un pericolo per la stabilità del pianeta, dunque. E come tale la comunità internazionale ha capito di doverlo trattare. Le occorrono, però, strumenti giuridici applicabili.

Il Regno Unito, dopo il briefing del 25 gennaio scorso in Consiglio con il sottosegretario generale per il consolidamento della pace, Rosemary DiCarlo, ha preso l’iniziativa di rilancio usando il suo turno di presidenza del Consiglio di sicurezza. Il ministro degli Affari esteri Dominic Raab, infatti, ha invocato nei giorni scorsi il cessate il fuoco per consentire le vaccinazioni. Ha ricordato, inoltre, che «più di 160 milioni di persone rischiamo l’esclusione dal vaccino a causa di instabilità e conflitti dallo Yemen al Sud Sudan alla Somalia e all’Etiopia».

Raab ha parlato di «cessate il fuoco locali attraverso il globo» affinché «le popolazioni vulnerabili possano essere vaccinate contro il Covid 19».

Un approccio vincolante quello che emerge dall’impegno britannico per arrivare ad una seconda risoluzione: cessate il fuoco locali, temporanei e negoziati sarebbero il sentiero percorribile per la già auspicata «tregua mondiale». La comunità internazionale, in questo approccio, dovrebbe farsi carico anche della difesa degli operatori sanitari e verificare che i vaccini raggiungano effettivamente i destinatari, le popolazioni oppresse dalla guerra.

Anche la catena logistica dovrebbe essere affidata a tutti, tramite le Nazioni Unite. Lo stoccaggio, la conservazione, la catena del freddo, la risoluzione dei problemi, non possono essere lasciati al caso. Occorrerà dunque che il programma Covax per i paesi poveri, sia finanziato più e meglio. La bozza allo studio, però, dovrà passare attraverso la limatura ed i distinguo che già hanno plasmato la precedente risoluzione su una tregua globale. I passi verso la pace — ed all’uscita dalla pandemia che porterebbe — sono lenti e faticosi.