· Città del Vaticano ·

A 80 anni dalla pubblicazione di «UDITORI DELLA PAROLA» di Karl Rahner

Dimensione ignaziana

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22 febbraio 2021

Il rapporto dell’uomo con Dio


Secondo i sostenitori della dimensione mistica della teologia rahneriana, la forza, la genuinità e la profonda incisività di questa dimensione ha la sua radice nella formazione spirituale propria della Compagnia di Gesù. «La spiritualità di Ignazio stesso — ammetterà lo stesso Karl Rahner — che noi abbiamo ricevuto insieme alla prassi della preghiera ed una formazione religiosa, per me è stata molto più importante di tutta l’eredità filosofica e teologica dentro e fuori dell’Ordine». «Noi stessi — dirà ancora egli in un’altra occasione — siamo dei buoni teologi, solo se siamo dei buoni gesuiti, e solo se siamo dei buoni teologi svolgiamo il compito che oggi ha la Compagnia di Gesù». Alla domanda dell’intervistatore che gli chiedeva se nella sua teologia, accanto al maestro teologico Tommaso, interpretato nelle categorie dell’odierna filosofia dell’esistenza, non fosse altrettanto determinante il maestro “non teologico” Ignazio con la sua spiritualità dell’onnipresenza di Dio e con la sua etica teologica della decisione, egli rispose: «Certamente! Io distinguerei senz’altro tra quel che ho fatto... e la dinamica autentica che ha messo in moto questo lavoro. In linea molto generale e in maniera assai semplice, senza sapere se ciò sia una lode o un biasimo, se rappresenti un limite o un pregio della mia teologia, direi: dietro tutto quello che ho fatto c’è sempre stato un interesse pastorale e spirituale molto diretto. E qui vorrei aggiungere che spero di essere rimasto in qualche modo fedele alla spiritualità ignaziana del mio Ordine».

Questa chiave di lettura della teologia rahneriana può essere documentata ed evidenziata dalla presenza di venature e valenze spirituali in tutta la sua opera. In effetti, in essa sono chiaramente riscontrabili dei temi ignaziani. Un primo tema ignaziano è, per esempio, la meditazione sulla propria vita alla luce dei misteri della storia della salvezza. Rahner si sforza di dimostrare come questa storia della salvezza sia un percorso obbligato attraverso cui passa ogni sentiero di vita e di amore umani, come questa storia della salvezza offra una molteplicità di chiavi, che permettono all’uomo di aprire i segreti spazi del cuore e della mente, e scoprire la dimensione radicale e fondante dell’amore di Dio. Tutti i suoi saggi sui misteri della vita di Gesù rispecchiano questa metodologia degli esercizi ignaziani.

Un altro tema tipicamente ignaziano è il discernimento degli spiriti, per riconoscere la volontà di Dio nelle circostanze concrete della vita. Anche in questo caso, Rahner struttura un’antropologia teologica mistica, nella quale dalla esperienza della fede si passa alla fondazione e motivazione della medesima, perché la motivazione della fede è razionale e pneumatica allo stesso tempo. «Il cristianesimo è tutt’altro che una spiegazione del mondo e dell’esistenza; esso piuttosto è proprio il divieto di considerare come definitiva e in se stessa comprensibile una qualche esperienza o una qualche cognizione, per quanto illuminanti possano essere. Meno di qualsiasi altro il cristiano dispone di risposte ultime, degne di portare questa etichetta: “adesso la cosa è chiara!” Egli cioè non può inserire il suo Dio come una partita chiara nel calcolo della sua vita; lo può accettare soltanto come mistero incomprensibile in adorazione silente, come inizio e fine della sua speranza e quindi come sua salvezza unica, definitiva e totale».

Un terzo tema ignaziano è la comprensione e organizzazione delle verità di fede in una unità mistica e “architettonica”. Rahner ha sperimentato nella preghiera che il cristianesimo è una realtà unitaria, un orientamento globale e non già la sovrapposizione di verità rivelate e impegni etici. Perciò, ha fatto di tutto per inventare delle formule brevi della fede, dei catechismi del cuore, che riducano all’unità dell’amore di Dio la complessità e diversità delle unità dommatiche della fede cristiana. Nel suo volume Corso fondamentale sulla fede che, per altro, intende esporre la totalità del cristianesimo, propone tre brevi formule di fede.

In questa ricerca di essenzialità teologica è in sintonia con san Tommaso, per il quale tutti gli articoli dovrebbero essere visti come contenuti implicitamente in due articoli di fede essenziali: Dio esiste; Egli ha una cura provvidenziale per la nostra salvezza (Ebrei, 11,6). Il numero degli articoli è aumentato con il passare del tempo, ma questo fatto altro non è che un’esplicitazione di ciò che è presente nella convinzione di fede più fondamentale. Per san Tommaso, l’ultimo oggetto di fede non è la molteplicità degli articoli che confessiamo, ma Dio stesso nella sua assoluta semplicità ed unità. La molteplicità degli articoli è dovuta solo al nostro modo di conoscere storico, e sempre parziale, di quest’assoluta semplicità di Dio, Verità Prima, verso la quale siamo indirizzati dalla fede. In base al principio tomista secondo cui actus autem credentis non terminatur ad enuntiabile sed ad rem (l’atto del credente non tocca l’enunciazione della cosa ma la cosa enunciata), la fede, per san Tommaso, è un movimento dello spirito umano, sotto l’influsso della grazia, che proprio nell’affermare un determinato articolo o una determinata formulazione dommatica, va oltre lo stesso articolo o la stessa formulazione dommatica.

Un quarto tema ignaziano è il programma “trovare Dio in tutte le cose”. A questo riguardo, Rahner, a partire dalla tesi che l’uomo è uno spirito nel mondo, non elabora una teologia d’una pura interiorità mistica, ma privilegia una teologia caratterizzata dalla mistica della vita quotidiana. Allarga, perciò, il raggio delle sue riflessioni ai momenti della vita quotidiana, come il lavoro, il sonno, il cibo, il bere, il guardare, il sedersi o lo stare in piedi. Nella sua riflessione teologica, le cose mondane, tutte le realtà della vita, le cosiddette “altre cose” hanno la funzione importantissima di mediare l’incontro dell’uomo con Dio. Nelle meditazioni sul sacerdozio, Rahner scrive che «queste realtà mondane o “altre cose” non possono essere eliminate in nessuna maniera. Non esiste, infatti, alcun rapporto diretto e immediato con Dio, che prescinda dalla funzione mediatrice di queste “altre cose”. Il silenzioso arrivo di Dio può compiersi dappertutto nella storia umana, in innumerevoli epoche, luoghi e figure, anche se non possiamo additare sicuramente la circostanza né dire: ecco, qui è il compimento, seppur sempre avvolto nella equivocità radicale di ogni realtà umana».

Per sottolineare l’importanza delle “altre cose” nel cammino dell’uomo verso Dio, nel servizio a Lui e nella sua stessa adorazione, Rahner arriva ad attribuire ad esse la categoria di “sacramento”. Il mondo, secondo il nostro autore, è il “sacramento di fatto di Dio”, è il mezzo concreto con il quale e nel quale Dio si dona a noi. Nessuna delle realtà mondane, certamente, ha un carattere assoluto; esse, in quanto semplici doni di Dio, non possono prendere il posto di Dio. Dio rimane più grande di ogni cosa mondana, di ogni realtà creata, e rimane più grande del cuore dell'uomo. Ma esse, pur nella loro relatività, sono il cammino obbligato, per arrivare al cuore di Dio.

La concezione rahneriana, poi, di sacramento come simbolo è una inevitabile conseguenza del ruolo mediatore del mondo nel rapporto dell’uomo con Dio. Noi uomini incontriamo Dio nelle persone, nelle cose, negli avvenimenti della storia. Tutte queste realtà sono dei “sacramenti” dell’incontro dell’uomo con Dio. E se le cose del mondo sono dei sacramenti, Cristo è il sacramento primordiale dell’incontro con Dio, è l’evento fondante rispetto ad ogni altro evento. Per cui, la struttura sacramentale dell’incontro dell’uomo con Dio, in ultima analisi, è basata sulla “struttura incarnatoria” della realtà in genere. Le realtà create non appartengono a Dio per il fatto che egli è la loro causa, ma per il fatto che esse sono la determinazione e l’ambiente del Logos stesso. Dal momento in cui il Logos ha preso un corpo umano, le cose del mondo non sono più dei semplici “mezzi” per raggiungere Dio. Esse sono dei quasi-sacramenti che mediano la presenza stessa di Dio.

di Ignazio Sanna