· Città del Vaticano ·

VIA CRUCIS
Sguardi che si in-Crociano negli ambienti di un ospedale

Il sogno di Annarita,
operatrice sanitaria

Marko Ivan Rupnik, Via Crucis Mengore - Slovenia
19 febbraio 2021

II stazione Gesù è caricato della croce


Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. (Mc 15, 20)

Sono entrata come operatrice sanitaria da poco tempo, in questo ospedale. Mi hanno assunto in tempo di pandemia, con la freschezza ancora di giovinezza e di studi.

Il mio sogno è stato sempre questo, fin da bambina. Ora vedo che non tutto è come nel sogno.

Essere accanto alle persone malate non è solo assisterle, curarle. A volte significa ascoltarne le storie o, in qualche modo, percepirle, dai libri che leggono, dalle foto che hanno sul comodino, dai santini che tengono nel cassetto.

Per ogni persona ricoverata c’è una croce da prendere: il suo letto d’ospedale, la sua malattia del corpo e del cuore.

Stasera ho parlato un po’ con la signora Luisa. Mi sono fermata mezz’ora dopo il mio turno, perché oggi, mentre la spogliavo per lavarla, le ho visto scendere le lacrime e, commossa, ho pensato alla mia nonna, che non c’è più da qualche anno. Lei mi ha detto invece che io ho l’età di sua nipote Chiara.

Mi è sembrato, dalle sue parole, che di croci ne ha portate già tante, ma sempre con la forza della fede, quella che io credo di non avere.

E quando le ho confidato che ad aprile sposerò Gabriele, infermiere in questo ospedale, mi ha voluto stringere la mano.

Allora ho come sentito una mano abituata a trasformare la croce. In Amore.

Signore Gesù Cristo, che all’ora terza fosti condotto al supplizio della Croce per la redenzione del mondo, nella tua bontà perdona le nostre colpe passate e preservaci da quelle future. Tu sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli.

Paolo Ricciardi
vescovo ausiliare di Roma

I versi di Daniele Mencarelli