· Città del Vaticano ·

In Bosnia ed Erzegovina

Ue: «Subito interventi
per i profughi»

Migrants queue to receive food as hundreds of them are taking shelter in abandoned buildings in the ...
12 gennaio 2021

L e autorità della Bosnia ed Erzegovina fanno sapere di avere messo al sicuro in tende riscaldate tutti i 900 profughi del campo di Lipa, andato a fuoco il 23 dicembre. Ma l’Unione europea non considera chiuso il caso dei profughi in arrivo dalla rotta balcanica e condannati a vagare da settimane lungo il confine chiuso fra Croazia e Bosnia ed Erzegovina.

Non ci sono infatti solo i 900 di Lipa, il campo dove venivano concentrati i richiedenti asilo ed i profughi prima del 23 dicembre, ma almeno altre duemila persone alla macchia nel gelo, in cerca di riparo nei boschi in condizioni proibitive.

L’alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione, Josep Borrell, è intervenuto con grande chiarezza. La Bosnia ed Erzegovina, ha detto, rischia «gravi conseguenze» se non verrà fornita assistenza urgente a 1.700 migranti rimasti senza rifugio da più di tre settimane. Le autorità del paese extra Ue ma in attesa di entrarvi, devono «intensificare rapidamente le loro azioni per affrontare la grave situazione umanitaria» ha detto al membro serbo della presidenza congiunta della Bosnia, Milorad Dodik.

Le autorità — ha detto — dovrebbero «assumersi la piena responsabilità, un’azione urgente e fare il necessario per fornire assistenza immediata e lavorare su soluzioni a lungo termine». Il messaggio è chiaro: l’assistenza dell’Unione è garantita e continuerà ad esserlo. Ma se la Bosnia ed Erzegovina vuole sperare nella positiva valutazione del suo dossier da parte degli stati membri, deve dimostrarsi all’altezza di soluzioni «a lungo termine». Dimostrandosi, quindi, all’altezza della gestione della bomba umanitaria e sociale che la questione di quei tremila disperati fermi alle porte dell’Europa, rappresenta. L’incendio di Lipa, appiccato nella disperazione da profughi che pensavano di essere trasferiti per un’espulsione, è stato preceduto e seguito, infatti da episodi di intolleranza sempre più evidenti delle amministrazioni locali. Basti ricordare che il tentativo di trasferire i profughi di Lipa all’ex campo di Bira, nel centro abitato di Bihac, e in una caserma a Bradina a sud di Sarajevo era stato fermato dalla sollevazione dei residenti e dei sindaci . Una situazione sulla quale la Caritas — che dal 2015 presidia la rotta balcanica — aveva lanciato un allarme preciso: si rischia non solo la castrofe umanitaria ma anche l’accendersi di violenza, per di più a sfondo razziale, in un contesto delicatissimo e segnato dalla memoria storica della guerra.

La Ue ha finora messo a disposizione della Bosnia ed Erzegovina oltre 90 milioni di euro per l'assistenza ai migranti. Le tende ricostruite a Lipa non sono sufficienti.