· Città del Vaticano ·

Mercoledì scorso l’appello del Pontefice per respingere ogni forma di violenza

Centrafrica: la difficile strada per uscire dall’instabilità

A poster for the outgoing Central African Republic Faustin Archange Touadera, enthroned on a street ...
08 gennaio 2021

La Repubblica Centrafricana è sempre più la metafora delle contraddizioni di uno scacchiere geopolitico, quello dell’Africa sub sahariana, segnato da una cronica instabilità. In effetti, questo Paese, nel cuore del continente, ha inestimabili risorse naturali, ma continua a rappresentare il fanalino di coda dello sviluppo africano. Le divisioni interne e la corruzione esercitata sotto l’influsso di poteri più o meno occulti di matrice straniera, rende la Repubblica Centrafricana estremamente vulnerabile.

Lo scorso 27 dicembre si è votato per rinnovare il Parlamento ed eleggere il presidente, in un’atmosfera di grande tensione. La consultazione è stata segnata dal timore di attacchi alla capitale, Bangui, da parte delle formazioni ribelli e comunque dall’aumento delle violenze in alcune zone del paese. Questo ha fatto sì che su una popolazione di aventi diritto al voto, stimata attorno a un milione 800 mila unità, fossero in grado, a causa dell’insicurezza di vaste zone del Paese, di potersi recare alle urne, nei rispettivi collegi elettorali, solo 910 mila. Di questi hanno realmente votato solo 695 mila.

La vittoria sarebbe andata al presidente uscente Faustin Archange Touadéra con il 53,2% dei suffragi. Bisognerà attendere il 19 gennaio per avere i dati ufficiali e la proclamazione del vincitore dopo l’esame dello scrutinio da parte della Corte costituzionale.

La decisione della Corte costituzionale di escludere dai candidati per la corsa alla massima carica dello stato l’ex presidente François Bozizé, ha causato la rivolta dei gruppi armati inquadrati nella Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc) che hanno compiuto violenze nei confronti dei civili durante il corso della campagna elettorale e continuano a minacciare le istituzioni democratiche con il ricorso alle armi.

Il presidente Touadéra, che proprio ieri ha annunciato il coprifuoco su tutto il territorio, ha comunque accettato l’aiuto di Paesi stranieri per cercare di mantenere il controllo sul territorio nazionale. Non v’è dubbio che guardando al futuro, sarebbe auspicabile un maggiore sforzo da parte della diplomazia regionale per rafforzare la sicurezza e la stabilità del Centrafrica.

Di fronte a questo scenario infuocato, lo scorso 6 gennaio, dopo la recita dell’Angelus, Papa Francesco ha rivolto un accorato appello per la pace: «Invito perciò tutte le parti a un dialogo fraterno e rispettoso, a respingere l’odio ed evitare ogni forma di violenza». Un messaggio, quello del Pontefice, in linea con quello levato dai vescovi della Repubblica Centrafricana a pochi giorni dalle elezioni presidenziali incentrato sull’unità, sulla responsabilità e sulla pace per un Paese che ha sofferto in questi anni pene indicibili. È bene ricordare che Papa Francesco, il 29 novembre del 2015 inaugurò il Giubileo straordinario della Misericordia aprendo la Porta Santa della cattedrale di Bangui e ha fortemente voluto la realizzazione di una struttura pediatrica, ristrutturata e ampliata con un intervento finanziato direttamente dal Pontefice e affidato alla progettazione e alla cura dell’Ospedale Bambino Gesù ( opbg ).

di Giulio Albanese