Nonostante la pandemia, il dialogo prosegue con nuove forme e modalità; anzi grazie alla consapevolezza maturata tra molti leader religiosi si è addirittura rafforzato. Merito di Papa Francesco che con i suoi gesti e il suo magistero, da ultimo con Fratelli tutti nel capitolo 8, ha rimarcato come «in un mondo disumanizzato, in cui l’indifferenza e l’avidità caratterizzano i rapporti tra le persone, sono necessari una nuova e universale solidarietà e un nuovo dialogo basato sulla fraternità». Un duplice impegno che il Pontificio Consiglio (Pcdi) presieduto dal cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot ha cercato di portare avanti a vari livelli — secondo il desiderio del vescovo di Roma — attraverso «relazioni di rispetto e amicizia mediante cui difendere l’uguaglianza tra esseri umani». Il porporato, nel tracciare un bilancio dell’anno che si è appena concluso, parla con la consapevolezza di chi sa che questi temi hanno un’importanza strategica nel pontificato di Bergoglio.
Lungo il sentiero indicato da Papa Francesco
«Il dialogo lo fa il Santo Padre — dice il cardinale spagnolo — e noi cerchiamo di camminare lungo il sentiero da lui indicato». Un sentiero che ha come pietre miliari il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune sottoscritto dal Pontefice il 4 febbraio 2019 insieme al Grande imam di Al Azhar, lo sceicco Ahmad Al-Tayyeb, e l’enciclica sociale firmata il 3 ottobre dell’anno seguente sulla tomba di san Francesco, l’umile frate che incontrò il sultano Malik-al-Kamil in Egitto. Nel 2020 segnato anzitutto dal covid-19 ma anche dalla recrudescenza in Europa del terrorismo di matrice islamica, come dimostrano i tragici fatti di Francia e Austria, l’amicizia tra il vescovo di Roma e il capo spirituale della principale istituzione accademica dell’islam sunnita rappresenta un punto fermo, imprescindibile da cui partire. «E infatti il primo atto ufficiale all’inizio dell’anno scorso è stata il 6 gennaio la quinta riunione dell’Higher Committee on Human Fraternity (Hchf) — l’Alto comitato costituito per raggiungere gli obiettivi del Documento sulla fratellanza umana — svoltasi nella capitale degli Emirati», esordisce il porporato, che presiede anche il Comitato composto da seguaci delle tre grandi religioni monoteistiche.
Nel ricordo del cardinale Tauran
A metà mese, il 16, il presidente del Pontificio consiglio si è poi recato a Milano, dove l’Università cattolica del Sacro Cuore aveva organizzato un convegno in memoria del suo predecessore, il compianto cardinale Jean-Louis Tauran. «Egli era convinto che le buone relazioni fra cristiani e musulmani potessero dare un insostituibile contributo alla pace, sostenendo che la vera minaccia non fosse lo scontro di civiltà, piuttosto lo scontro di ignoranze e di radicalismi», commenta l’intervistato, aggiungendo che in quegli stessi giorni usciva la prefazione da lui scritta per Accenti, collana digitale di «Civiltà Cattolica» sviluppata intorno a parole-chiave ispirate all’attualità.
A inizio febbraio la commemorazione del primo anniversario del Documento sulla fratellanza umana ha riportato il cardinale Ayuso in terra emiratina: «C’erano i principali leader del Paese ospitante e una ventina di capi religiosi — tra cui il Patriarca ecumenico Bartolomeo
Venti giorni dopo, alla Pontificia università Gregoriana si è tenuta una giornata di studio organizzata dall’ateneo dei gesuiti in collaborazione con il Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica, intitolata Educare a un’umanità più fraterna: il contributo delle religioni. «Ho messo in guardia dalla disinformazione e dai pregiudizi che alimentano paure ed odio. Perché, seppur diversi perché profondamente radicati nelle rispettive tradizioni religiose, dobbiamo dimostrare che costruire insieme ponti di amicizia, fratellanza e collaborazione è giusto, ed è possibile», ricorda il cardinale, che alla fine di febbraio è intervenuto a Ginevra a una celebrazione interreligiosa organizzata dalla Missione permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e istituzioni specializzate, in collaborazione con la diocesi cattolica locale. Il porporato ha poi preso parte a un evento di alto livello sulla libertà religiosa, che si inseriva nella cornice della sessione del Consiglio dei diritti dell’uomo. Promosso di nuovo dalla missione permanente della Santa Sede, stavolta in collaborazione con la delegazione degli Emirati Arabi Uniti. L’incontro nella città svizzera è stato incentrato sul godimento universale del diritto alla libertà di religione o di credo. «Si tratta di passare dalla semplice tolleranza alla convivenza fraterna — sottolinea il nostro interlocutore — condannando le conversioni forzate a una particolare religione o cultura, o a uno stile di civiltà contrari al back-ground di origine».
A partire dal mese di marzo, con l’arrivo del covid-19 e il conseguente lockdown, anche l’attività del Pcdi si è svolta prevalentemente in modalità online: e così il 12 maggio il presidente si è collegato in videoconferenza da Roma con New York, dove nel Palazzo di Vetro si svolgeva un’iniziativa organizzata dalla missione permanente del Regno del Marocco, per rilanciare la Giornata di preghiera, di digiuno e di opere di carità, indetta per il giorno 14 dall’Alto comitato per la fratellanza umana, al fine di invocare il Signore «a una sola voce» per porre fine alla pandemia. Oltre a Papa Francesco e al segretario generale dell’Onu, António Guterres, numerosi capi delle principali religioni e di organismi internazionali hanno risposto all’invito.
In estate, quando sono state allentate o annullate le misure restrittive, il cardinale ha compiuto un viaggio a Sofia. «Dal 27 giugno al 1° luglio — dice — ho vissuto momenti molto significativi», come la messa presieduta nella concattedrale latina, concelebrata da vescovi e sacerdoti di entrambi i riti cattolici presenti in Bulgaria. Non sono mancati incontri importanti come quello con il patriarca ortodosso ed esponenti del santo Sinodo, con il vice ministro degli Affari esteri, competente per le questioni sulle libertà religiose e i diritti umani, con il gran mufti e con rappresentanti dell’ebraismo e dell’Alleanza protestante.
No alla violenza basata sulla religione
Il 22 agosto il Pontificio Consiglio si è unito alla Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo indetta dall’Onu, rilanciando quanto detto dal Papa, ovvero che Dio non vuole che il suo nome venga usato per terrorizzare, e che non si possono strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, all’estremismo e al fanatismo cieco. Quindi il 27 il dicastero vaticano ha diffuso un documento congiunto con il World Council of Churches (Wcc), elaborato allo scopo di incoraggiare le Chiese, le comunità e le organizzazioni cristiane a riflettere sull’importanza della collaborazione tra i credenti in tempo di pandemia e per ripensare il mondo post-covid. Suddiviso in cinque sezioni, il documento offre una base cristiana alla “solidarietà interreligiosa”, indicando una serie di raccomandazioni. «Questi temi — spiega il comboniano — facevano già parte dell’agenda del Pcdi e del Wcc fin dall’anno prima. La pandemia ha solo dato impulso al progetto, incoraggiando una risposta tempestiva, perché la crisi ha messo a nudo ferite e fragilità».
Uno dei momenti chiave del 2020 è stato senza dubbio quello vissuto il 4 ottobre, quando il cardinale Ayuso Guixot è stato chiamato a presentare l’enciclica Fratelli tutti nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, Mohamed Mahmoud Abdel Salam, segretario generale dell’Hchf, Anna Rowlands, professoressa di Catholic Social Thought & Practice all’Università di Durham, e Andrea Riccardi, docente di Storia contemporanea.
Sempre a ottobre, il 17, il cardinale è intervenuto al
In Campidoglio la preghiera per la pace
Tre giorni dopo, il 20, un altro appuntamento centrale del 2020: l’incontro di preghiera per la pace “nello Spirito di Assisi” promosso a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. «Ha davvero trasformato per una sera l’Urbe nella capitale mondiale della pace — osserva il cardinale Ayuso Guixot —. Il Papa, il patriarca Bartolomeo e altri capi religiosi in rappresentanza dell’ebraismo, dell’islam, del buddismo, dell’induismo, presente anche il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, si sono ritrovati per lanciare “l’Appello di pace Roma 2020” e ribadire che “Nessuno si salva da solo”».
Il 29 ottobre il porporato è intervenuto in diretta streaming a una tavola rotonda con cui la Georgetown University di Washington ha commemorato il quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’, e il 5 novembre al seminario online del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), sezione per il dialogo, per riflettere sul tema della fraternità e il dialogo interreligioso.
I messaggi alle comunità religiose
Per quanto riguarda i tradizionali messaggi augurali — firmati dal presidente e dal segretario, monsignor Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage — che il Pontificio Consiglio invia ogni anno in occasione delle principali ricorrenze alle comunità religiose con cui è in dialogo, il 3 aprile c’è stato quello ai buddisti per la festa di Vesakh/Hanamatsuri, intitolato Costruiamo una cultura di compassione e fraternità, che riprende l’espressione usata dal Papa nel rivolgersi a Bangkok al patriarca supremo dei buddisti, il 21 novembre 2019, durante il viaggio in Thailandia.
È datato 1° maggio quello alla comunità islamica per il mese di Ramadan — iniziato il 23 aprile — e per l’Id al-Fitr (1441
Infine Riaccendiamo un clima positivo e di speranza durante la pandemia da covid-19 e oltre è stato il leit-motiv del messaggio agli induisti per le celebrazioni del Deepavali (ossia “fila di lampade ad olio”), che iniziate il 14 novembre si sono protratte per tre giorni soprattutto in Asia.
E nel 2021? «Il dialogo prosegue con grande speranza illuminati dalla Fratelli tutti», conclude il cardinale.
di Gianluca Biccini