Nel pianeta, per la prima volta nella storia, è emerso un popolo di anziani. Si potrebbe dire: venti anni di vita in più, va bene, ma per fare cosa? Come viverli? È un interrogativo urgente. Altrimenti lo “scarto” diventa una pratica normale. Purtroppo c’è stata poca riflessione su questo nuovo popolo emergente. Anche nella Chiesa. Un aspetto vorrei sottolineare: cosa significa vivere il Vangelo da vecchi? Quale spiritualità per gli anziani? Come vivere gli anni dell’indebolimento del proprio corpo? Come affrontare gli ultimi lunghi anni della vita avendo la morte come ultimo approdo? Come i vecchi rimangono membri a pieno titolo della comunità? La loro stessa fragilità accresce la sensibilità umana della comunità e la custodisce. Sono interrogativi che traversano la vita degli anziani, al di là delle responsabilità che ricoprono. Sono interrogativi che anche la comunità si pone, seriamente? Tutti siamo testimoni, purtroppo, di situazioni di abbandono e di tristezza, anche nel cuore delle nostre comunità cristiane. Ed è un tradimento della fraternità cristiana.
La casa editrice Morcelliana ha aperto una nuova collana con la Comunità di Sant’Egidio il cui primo volume è Gli anziani e la Bibbia. Il sottotitolo Letture spirituali della vecchiaia fa intuire che si tratta di una riflessione sulla spiritualità degli anziani. Esistono studi sugli anziani nella Bibbia ma è debole la riflessione sulla dimensione spirituale che dovrebbe riguardare gli anziani. Neppure il Vaticano
Senza questi anziani sarebbe incomprensibile la storia di Dio con gli uomini. Altro che cultura dello scarto! Basti pensare alla prima figura presentata, quella di Noè: dopo il diluvio — una sorta di pandemia universale — è l’anziano Noè che salva uomini, donne e le specie animali. E poi Abramo: a 75 anni inizia una nuova storia. Piena di commozione è la vicenda che lega l’anziana Noemi e la giovane straniera Ruth (a proposito degli stranieri!). Esemplare è l’esempio dell’anziano Barzillai che, dopo aver salvato Davide, accetta la sua debolezza e i suoi limiti, che lo inducono a rifiutare gli onori che Davide gli propone. Tobi, da anziano deportato in terra straniera, si adopera per seppellire i morti del suo popolo. E Giobbe che sembra sperimentare il naufragio della vecchiaia, ma che la fede riconforta. Esemplare la testimonianza di Eleazaro nel mezzo della persecuzione. Il libro si chiude con alcuni vecchi del Nuovo Testamento come Zaccaria ed Elisabetta, Simeone e Anna e, infine, con Nicodemo: la vecchiaia non è il tempo della chiusura, è anche il tempo del cambiamento. E della rinascita.
Il volume si iscrive nell’alveo degli interventi del magistero di questi ultimi decenni, da san Giovanni Paolo
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