· Città del Vaticano ·

Religio - In cammino sulle vie del mondo

Il Natale del cuore

Piero Casentini, «Natale del Signore»
23 dicembre 2020

Varcato il cancello dell’abbazia Mater Ecclesiae sull’isola di San Giulio, il fragore delle onde del lago d’Orta ammutolisce. A parlare adesso è il silenzio della preghiera. E proprio in questo prodigioso silentium , e in costante colloquio con Dio, che negli anni l’abbadessa Anna Maria Cànopi (1931-2019) ha vergato pensieri luminosi sulla nascita di Gesù Cristo. E ora, per la prima volta, i testi inediti sul Natale di una delle figure tanto  significative della Chiesa cattolica del Novecento vengono raccolti in un volume intitolato Il Natale del cuore (Teramo, Edizioni Palumbi, 2020, pagine 183, euro 20). Il lettore s’imbatterà in ventiquattro capitoli — di cui pubblichiamo uno stralcio di seguito — scritti, pensati e meditati nella quiete del chiostro. Un libro che in realtà è un canto di lode al Signore, l’eterna Alleluia , dove le persone orientate dalla verità-Persona, Gesù Cristo, trovano la speranza e la gioia per rinfrancarsi dalla fatica, dalla sofferenza e dall’incertezza in questo sfibrante tempo pandemico. «Il Natale, la festa della luce, della gioia, della tenerezza», scrivono nella presentazione le benedettine dell’isola di San Giulio, «sembra essere fuori luogo ora che il grande male della pandemia continua a dilagare, a penetrare oscuramente nelle nostre case, fra la nostra gente, fra tutte le genti con il suo corteo di paure e di sospetti angosciosi». Ecco le tessere di un mosaico suggestivo e luminoso che le figlie di madre Cànopi, secondo lo stile della spiritualità benedettina, offrono a tutti come bussola accesa per orientarsi nella vita e nel mondo: «Sia lei, la Madre che ha tanto amato e pregato, la nostra guida per farci vivere un nuovo Natale, il Natale del cuore, disponendoci ad accogliere la visita di Dio e a imparare a riconoscere nel volto di ogni fratello quello del nostro misericordioso Signore, venuto a visitarci come Sole dall’Alto». (roberto cutaia)

Il Natale è sempre festa di doni perché riceviamo il Dono; dobbiamo quindi sempre più educarci a una vita che si dona, che non è egoista e chiusa in se stessa ma attenta al prossimo, dando tutto l’aiuto che possiamo, consapevoli anche che riceviamo aiuto dagli altri e sapendolo umilmente ricevere. Perché questo avvenga dobbiamo vivere con purezza di cuore, con bontà, con benevolenza e con generosa attenzione a tutti. Questi sentimenti buoni possono allora rivestirci in modo degno per accogliere il Signore che viene nel mistero del Natale. Quello che conta è avere nel cuore la Luce che è Cristo, avere la sua grazia ed effonderla in tutta la nostra condotta di vita. Nessuno basta a se stesso, abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri; siamo dunque grati a coloro che ci danno aiuto in vario modo e cerchiamo a nostra volta di essere sempre pronti ad aiutare i fratelli e a essere vicino a loro con benevolenza, con premura e generosità. Lungo la giornata possiamo sempre trovare il modo di fare questa elemosina: sarà un piccolo aiuto dove è necessario, o un sorriso, oppure si tratterà di raccogliere una cosa caduta dalle mani di un altro, ma sempre bisogna essere pronti e solleciti nella benevolenza e nell’aiuto vicendevole.

Bisogna conservare il cuore libero per poter dire: «Signore, tutto ciò che mi doni è per te!», vivendo per il Signore, e questo poi si traduce anche nel vivere per gli altri, ma in modo oblativo, non possessivo, come servizio agli altri, come servizio alla vita, come compimento del comandamento dell’amore secondo la legge del Signore. Vivere nella comunione significa quindi vivere nell’amore oblativo e non chiudere il cuore, ma avere sempre il cuore aperto e dato a tutti. Dove c’è la vera libertà ci sono anche il vero amore e la vera capacità di fare della vita un dono. Anche nel nostro tempo questa corsa al potere o per possedere è sempre in atto se si segue lo spirito del mondo. Dobbiamo invece vivere secondo lo spirito del Signore, lasciarci guidare dallo Spirito Santo che è amore, e l’amore è sempre oblativo, è sempre una forza mite che si mette al servizio degli altri. Ogni giorno questo è un impegno da assumere con vigilanza, perché la natura ha ancora le sue inclinazioni verso l’egoismo, da cui in fondo nasce tutto il male. Dobbiamo invece guardare al Signore che è venuto a offrirsi per noi nell’estrema umiltà e nell’estrema nudità; è venuto per essere la nostra salvezza e per mostrarci come si deve vivere. Allora impegniamoci a non distogliere mai lo sguardo da Lui, a non avere altri orientamenti e a non cercare altri modelli di vita, ma solo il Signore Gesù, la sua umiltà e la sua oblatività. Dunque la vera sapienza si mostra, ha le sue opere, che esprimono la carità, Dio stesso. Chi attinge la vera vita dal Signore e la esprime, la dona, agisce in conformità al progetto che Dio ha su di lui. Allora diventa, come il Signore, longanime, magnanimo, generoso, oblativo, e trova la gioia più nel dare che nel ricevere, più nel servire che nel dominare, più nel perdere che nel vincere.

Tutte le lotte che ci sono nel mondo sono suscitate dalla cupidigia, dalla superbia, dalla ricerca di prestigio, da tutto quello che procede dal nemico del bene, che è anche nemico di Dio. Dobbiamo invece cercare di vivere in santità di vita, cercando sempre il bene nell’umiltà, nella verità e nella pace. Cerchiamo quindi ogni giorno di diventare più nuovi, di nascere continuamente a nuova vita in Cristo, impegnandoci sempre a compiere il suo volere nella verità e nell’umiltà e in comunione con tutti i fratelli. Il Signore infatti è venuto per unirci, per instaurare tra noi la comunione, e tutti dobbiamo cercare il bene vicendevole, perché nessuno può godere veramente il bene se non in comunione con gli altri. Non c’è una gioia egocentrica ed egoistica, la gioia è sempre comunione, condivisione, è sempre dono. Cerchiamo questa gioia vera che viene dal Signore e che nasce dal sacrificio, dal dono di sé, ma è anche quella che non viene mai meno, perché nella grazia del Signore rimane quello che è eterno e non quello che passa ed è fugace.

Se abbiamo avuto la beata sorte di nascere in una famiglia e in un ambiente cristiani, di essere battezzati diventando così figli di Dio, di essere cresciuti in questa fede, dobbiamo però pensare anche a quelli che sono infelici, dobbiamo fare in modo che tutto il bene e di conseguenza tutta la gioia spirituale, che sono donati a profusione, possano scorrere verso i poveri, verso tutte le regioni desolate del mondo, verso tutte le persone che non sanno neanche che cosa sia il Natale, oppure che l’hanno vissuto solo in un modo superficiale. Viviamo questo Natale andando verso i poveri di tutto il mondo, tenendoli presenti nel nostro cuore: sono quelli che non conoscono il Signore o che magari lo hanno conosciuto e lo hanno rifiutato, quelli che cercano affannosamente altrove motivi di felicità e gioia, e trovano sempre delusione, perché ciò che non è eterno e divino, ciò che non è dono di Dio delude o finisce presto.

di Anna Maria Cànopi