· Città del Vaticano ·

Il cardinale Piacenza su sacramenti e indulgenze in tempo di pandemia

La misericordia a portata di mano

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05 dicembre 2020

La Chiesa è vicina a quanti soffrono a causa della pandemia da covid-19. Pensa ai malati, ai loro familiari, a quanti li curano e li assistono, a cominciare dai medici e dagli infermieri, fino al personale ausiliare e ai volontari. E pensa in particolare a quanti muoiono a causa del virus. È attraverso la Penitenzieria apostolica che la Chiesa esprime la sua sollecitudine per chi è colpito direttamente o indirettamente dal coronavirus, concedendo specifiche indulgenze e facilitando le modalità per accostarsi al sacramento della penitenza in condizioni di emergenza. Ne parla il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, in questa intervista a «L’Osservatore Romano».

La pandemia da covid-19 ha sollevato alcuni interrogativi riguardo al sacramento della Confessione. Come accostarsi al sacerdote nel rispetto delle regole sanitarie? C’è un modo alternativo per ricevere l’assoluzione?

Nella emergenza pandemica, è di competenza del vescovo diocesano indicare a sacerdoti e penitenti le prudenti attenzioni da adottare nella celebrazione individuale della riconciliazione sacramentale, quali la celebrazione in luogo areato, eventualmente esterno al confessionale, l’adozione di una distanza conveniente, l’uso delle mascherine protettive, la frequente sanificazione dell’ambiente, sempre garantendo l’assoluta attenzione alla salvaguardia del sigillo sacramentale e alla necessaria discrezione. Inoltre, spetta sempre al vescovo diocesano determinare — nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico — i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l’assoluzione collettiva: ad esempio all’ingresso dei reparti ospedalieri, dove si trovino ricoverati i fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti del possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di amplificazione della voce, perché l’assoluzione sia udita.

La Penitenzieria apostolica ha concesso alcune indulgenze legate all’emergenza sanitaria in corso?

Certamente! Si concede l’indulgenza plenaria ai fedeli affetti da coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni, se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della santa messa o della divina liturgia, alla recita del santo Rosario o dell’inno Akàthistos alla Madre di Dio, alla pia pratica della Via crucis o dell’ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio, oppure ad altre preghiere delle rispettive tradizioni orientali, ad altre forme di devozione. O se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni — confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre — non appena sarà loro possibile.

Ai medici, infermieri, volontari che vengono contagiati dal coronavirus mentre curano i malati è dedicato qualche vostro intervento?

Gli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull’esempio del buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di coronavirus secondo le parole del divino Redentore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Giovanni 15, 13), possono conseguire il medesimo dono dell’indulgenza plenaria alle stesse condizioni. La Penitenzieria apostolica, inoltre, concede alle medesime condizioni, l’indulgenza plenaria in occasione dell’attuale pandemia, anche a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del santo Rosario o dell’inno Akàthistos alla Madre di Dio, o il pio esercizio della Via crucis, o la recita della coroncina della Divina misericordia, o dell’ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio o altre forme proprie delle rispettive tradizioni orientali di appartenenza per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.

Se una persona sta morendo a causa del covid-19 e non è possibile farle avere i sacramenti, perché in quarantena, cosa prevede la Penitenzieria apostolica?

Laddove i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si tenga presente che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono — quella che al momento il penitente è in grado di esprimere — e accompagnata dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali, come afferma il Catechismo della Chiesa cattolica al numero 1452. È motivo di conforto sapere che la Chiesa prega per chi si trovasse nell’impossibilità di ricevere il sacramento dell’unzione degli infermi e del viatico, affidando alla misericordia divina tutti e ciascuno in forza della comunione dei santi e concede al fedele l’indulgenza plenaria in punto di morte, purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera (in questo caso la Chiesa supplisce alle tre solite condizioni richieste).

Si possono usare gli smartphone o altri mezzi di comunicazione sociale per confessarsi?

Possiamo affermare la probabile invalidità della assoluzione impartita attraverso tali mezzi. Manca infatti la presenza reale del penitente e non si verifica reale trasmissione delle parole della assoluzione; si tratta soltanto di vibrazioni elettriche che riproducono la parola umana.

Data la gravità della situazione sanitaria, sociale, economica, per quanti non possono partecipare alle messa domenicale è soddisfatto il precetto ascoltando la celebrazione per radio, streaming o televisione?

Nulla può surrogare la partecipazione alla santa messa in presenza. Nelle situazioni in cui non sia possibile recarsi alla santa messa festiva viene meno l’obbligo senza che si debba sostituire con altro la mancata partecipazione. Certamente se chi è impedito per valido motivo assiste alla celebrazione attraverso la televisione compie un atto pio e spiritualmente utile.

di Nicola Gori