· Città del Vaticano ·

Se è negato l’accesso al lavoro

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03 dicembre 2020

«Non tutte le disabilità sono visibili»: quest’anno la Giornata internazionale per le persone con disabilità intende sottolineare l’importanza di una vera consapevolezza e comprensione nei riguardi di tutte le forme di fragilità. Di fronte a individui con forme di comunicazione diverse da quelle usuali, infatti, si creano (anche involontariamente) fraintendimenti o incomprensioni che finiscono per interporre una barriera nelle relazioni interpersonali, il che molto spesso si traduce in emarginazione e solitudine. L’interruzione delle attività di sostegno e la diminuzione dei servizi, conseguenti al confinamento dovuto alla pandemia, hanno accentuato l’isolamento di tante persone con disabilità, compromettendone qualità di vita e benessere mentale.

Analogamente, è oggi più viva e attuale che mai la questione dell’accesso al mondo del lavoro, dove troppo spesso l’assunzione della persona con disabilità resta un episodio straordinario, a causa di stereotipi e mancanza di conoscenza del mondo delle disabilità. Ovviamente non tutte le disabilità sono uguali, non tutti hanno le stesse possibilità di accedere al mondo del lavoro, ma un conto sono gli ostacoli dovuti alle fragilità in sé, un conto quelli imposti dalla società. Ad esempio, una storia che può valere per tante altre, insegnando ad associare ai diversamente abili un mondo di relazioni e opportunità lavorative è quella di Andrea, 38 anni, affetto da autismo. «Non riuscendo ad interagire in base alle aspettative di chi mi esaminava, il primo colloquio è sempre stato uno scoglio: mi sentivo trattato come incapace di rapportarmi ai colleghi» racconta l’uomo, che, dopo la laurea in fisica con tesi sperimentale in astrofisica, sta ora vivendo una bella esperienza lavorativa in Auticon, un’impresa ad impatto sociale di Milano che dell’inclusione lavorativa ha fatto la cifra della propria ragione d’essere. «Dopo il primo contatto, rivelatosi subito propositivo, ho sostenuto dei test e seguito workshop per una settimana: giorni intensi, durante i quali ho appreso nuove metodologie e mi sono confrontato con gli altri compagni» ricorda Andrea, entrato nella multinazionale come responsabile dello sviluppo di strumenti di business intelligence e analisi dati.

Come per tutti, del resto, anche per le persone con disabilità, la prospettiva di un’occupazione stabile coincide con la possibilità di un progetto di vita in autonomia. «Qui la mia vita è cambiata — prosegue Andrea — le giornate sono piene, sono stato accolto e apprezzato per quello che sono e per le mie competenze, oltre a vivere in un ambiente familiare». Il fondatore, Alberto Balestrazzi, fin dalle origini ha immaginato la sua impresa di servizi informatici con collaboratori autistici. «Ho ritenuto — ci spiega — di porre la neurodiversità come elemento strategico e vincente per tutta la squadra». Tenendo ovviamente conto delle specificità e dei limiti dei singoli. Lo sforzo consiste nell’affermare un nuovo paradigma in cui neurotipicità e neurodiversità trovino la sintesi che è loro naturale, essendo parte di mondi complementari destinati all’incontro e al dialogo.

Primo passo in questa direzione è la formazione del personale di imprese ed amministrazioni, perché sappiano correttamente porsi nei riguardi delle persone diversamente abili e interagire correttamente. «Grazie all’esperienza maturata, siamo spesso chiamati per attività di training o per sopralluoghi nelle sedi lavorative: suggeriamo, ad esempio, di ridurre al minimo gli agenti di disturbo visivi o uditivi, che creano fastidiosi motivi di stress — spiega Balestrazzi —. I nostri psicologi poi prestano attività di consulenza, operando in presenza come mediatori nelle prime fasi di inserimento e reciproca conoscenza all’interno dell’ambiente lavorativo. I risultati stanno premiando oltre ogni aspettativa». Il coinvolgimento di professionisti con autismo all’interno di un gruppo di lavoro rende più coesa la squadra, sprona alla reciproca collaborazione e aumenta la motivazione. «L’inclusione delle diversità deve essere vissuta come un’occasione per diversificare le opportunità, contando su una nuova linfa vitale» sintetizza Balestrazzi. Come ricordato da Papa Francesco durante il recente forum di Assisi sul futuro del capitalismo, combinare obiettivi di giustizia sociale con le esigenze di mercato è prioritario per risolvere l’attuale disequilibrio, frutto di un modello che rincorre il profitto, senza curarsi dei più deboli: occorre pensare in termini di uguaglianza e inclusività, senza lasciare indietro nessuno.

di Silvia Camisasca