· Città del Vaticano ·

# CantiereGiovani

Oltre il consenso immediato

Ferruccio Resta
30 novembre 2020

Il tema della formazione delle nuove generazioni, inclusa della classe dirigente dei prossimi decenni, incrocia trasversalmente l’idea di futuro cui tendiamo, l’eredità morale, valoriale e culturale che vogliamo consegnare ai nostri figli, i sogni che per loro coltiviamo. Chi si scontra quotidianamente con gli oneri e gli onori di tracciare la strada perché i giovani possano investire al meglio i propri talenti, e perché ognuno, indipendentemente dalle condizioni di partenza, abbia la possibilità di farlo, è ben consapevole della centralità dei luoghi in cui ci si prepara alle sfide del tempo: un tempo di profonde incertezze, ma anche di entusiasmanti opportunità. Alla guida del Politecnico di Milano, prima università tecnica in Italia e tra le prime venti in Europa in tre aree di studio e di ricerca (architettura, design e ingegneria) dal 2017, Ferruccio Resta, già eletto segretario generale, da pochi mesi è stato nominato presidente della Crui (Conferenza dei rettori delle Università italiane). Di poche settimane, l’onorificenza di Commendatore della Repubblica italiana, conferitagli dal presidente Sergio Mattarella.

Oltre alle tradizionali responsabilità cui è chiamato il mondo dell’università, quale vuoto va ora colmare e in quale direzione può contribuire a farlo?

L’università è, innanzitutto, chiamata a riempire un grande vuoto sociale. La distanza imposta dalla pandemia ha privato gli studenti di una parte essenziale della loro crescita, che sta nell’interazione, nello scambio, nel confronto reciproco. Seguire le lezioni online è un ottimo salvagente in un mare in tempesta: è un utile rimedio, ma non la soluzione. Per questo, il Politecnico ha voluto riaprire le porte a settembre e accogliere in aula le matricole, alla loro prima esperienza, e gli studenti più svantaggiati, con difficoltà logistiche. Abbiamo poi ritenuto di dover mettere a disposizione i laboratori e le competenze del personale scientifico per test, sperimentazioni e prove, in aiuto a istituzioni e imprese in un passaggio di grande delicatezza. Le università sono chiamate anche, però, a essere una presenza forte sul territorio e per le comunità: quando, ad esempio, a fatica si reperivano i materiali di emergenza, abbiamo ritenuto doveroso produrre liquido igienizzante per la Protezione civile e testare i materiali per le mascherine.

Le università sono le palestre per chi guiderà le istituzioni, l’economia, la società: l’esempio di leadership qui proposto sarà il loro modello d’ispirazione. Come dimostrato in questi mesi, è fondamentale la capacità di trovare una sintesi tra posizioni, bisogni e interessi, anche contrapposti, mantenendo sempre l’equilibrio nel riconoscere e anteporre le giuste priorità in fase decisionale. Come si gestisce questa grande responsabilità?

Restituendo significato al concetto di meritocrazia e facendone un metro di discernimento, uno strumento di valutazione che renda giustizia e premi l’impegno e il senso del dovere. Oltre a lavorare a una buona formazione di base senza sconti, senza alibi, che, nel caso di facoltà tecnico-scientifiche, significa una solida preparazione nelle materie Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), destinate a un ruolo fondamentale nei prossimi anni, ma anche formare professionisti consapevoli, oltre che competenti, dunque, attenti ai bisogni sociali, lucidi nel considerare l’impatto del proprio operato sulla collettività e preparati a prevenire le possibili conseguenze. Inoltre, è importante insegnare alle nuove generazioni a progettare il futuro con coraggio, pesando il valore delle proprie scelte. Il dramma di questo tempo è quello di misurarci con il presente, il consenso, il riscontro immediato e, così facendo, siamo destinati all’egoismo e alla miopia.

Il Politecnico è tra i più avanzati e rinomati atenei del mondo: quali sono i pilastri su cui regge un’istituzione che, al di là del ruolo accademico, intende mantenersi riferimento per tutta la comunità?

Il Politecnico ha individuato tre assi portanti al suo sviluppo e li ha sottolineati nero su bianco nel Piano strategico, abbandonando le tradizionali logiche accademiche. I nostri pilastri sono: l’individuo, quindi la centralità della persona nel definire le politiche, l’attenzione ai suoi bisogni e il rispetto delle inclinazioni personali, che si tratti di studenti o ricercatori, e la dimensione di “campus globale”, sinonimo di comunità aperta al confronto multiculturale e multiforme. Come ci ha insegnato la pandemia, la nostra condotta ha conseguenze dirette sul mondo che ci circonda, pertanto, ognuno deve ricercare il proprio spazio come soggetto attivo per affermare, all’interno dei processi sociali e culturali, i principi fondanti per una crescita collettiva e una convivenza solidale e pacifica.

Cosa caratterizza il sistema universitario italiano, rendendolo unico nel panorama internazionale?

La qualità. La preparazione dei nostri studenti è dimostrata ampiamente nel confronto con gli atenei stranieri. La produzione scientifica e il numero di pubblicazioni dei nostri ricercatori sono tra i più alti d’Europa. Inoltre l’università italiana, a differenza dei grandi campus all’estero, non è isolata: è parte integrante della città che la ospita, del contesto civico e civile in cui cresce, si nutre delle risorse del territorio, della sua cultura e tradizioni.

Come si sposa la “centralità dell’individuo” con l’invadenza della tecnologia esponenziale e la tendenza ad astrarre la dimensione del contatto e della fisicità nei rapporti umani?

Il nuovo umanesimo è auspicabile affinché la tecnologia, che corre a dei ritmi impressionanti, in questa accelerazione non finisca per superarci. Il rapporto tra etica e tecnologia è fondamentale e lo sarà sempre di più nei prossimi anni. Dobbiamo sventare il rischio che le macchine, che inizialmente si sono sostituite all’uomo nelle azioni meccaniche e ripetitive, condizionino o indirizzino il nostro agire. Per farlo, dobbiamo rivestire di umanità la tecnologia, trasferendole la nostra impronta, valorizzando aspetti e qualità umane, come l’empatia, il sentimento, le emozioni. Le fragilità stesse, che accomunano tutti noi, come dimostrato in questi mesi.

Recentemente è stata inaugurata la prima sede del Politecnico, e di un’università italiana, all’estero, a Xi’an in Cina: perché lì e che senso assume questa partnership?

Il Politecnico di Milano è stato una delle prime università in Italia a stabilire rapporti con la Cina. Nel 2004 abbiamo nominato un prorettore dedicato. Non accordi sporadici, ma relazioni solide con i migliori atenei sono sfociate nell’apertura, lo scorso anno, del primo campus a Xi’an presso la Jiao Tong University. Così come a un progetto ambizioso come il China-Italy Design Innovation Hub con la Tsinghua University, tra le prime nove università in Cina. Il suo incubatore d’impresa, Tus Star, uno dei più grandi al mondo, ha scelto Milano come punto di contatto con l’Europa. Un’Europa che ha un ruolo chiave in un contesto globale dominato da Cina, da un alto, e Stati Uniti dall’altro, in termini di prodotto interno lordo, ma anche di crescita e innovazione tecnologica. Un’Europa che deve trovare al suo interno quella coesione che le permetterà di affermarsi come il terzo attore nello scenario mondiale.

di Silvia Camisasca