· Città del Vaticano ·

Gratuità inattesa e libertà
del bene inaspettato

L’abbraccio tra due migranti venezuelani scampati a un naufragio (Reuters)
30 novembre 2020

Che nessuno vada via da voi scontento. Sono parole di Don Bosco.

Basterebbe l’applicazione di questa semplice regola per rendere il mondo un luogo totalmente diverso. Un luogo dove la vita degli altri è simmetrica alla nostra, e ha lo stesso identico valore.

La prima volta che ho sentito le parole di Don Bosco sono rimasto sconvolto. Per la loro genialità assoluta. Per la loro lucidità straordinaria. Per la verità che ci inchioda alla nostra pochezza.

Perché per non mandare via da noi nessuno scontento occorre dedizione, disciplina, una disponibilità che è spesso ai limiti della nostra natura.

Il più delle volte, ci fermiamo tutti a una teoria sterile, oppure al giudizio rivolto verso gli altri. Perché resta sempre più semplice annotare le mancanze e gli insuccessi dei nostri vicini.

Restare distanti dai bisogni dei nostri simili, dalla loro gioia, anche quando potremmo contribuire con un gesto semplice, leggero, come può essere un sorriso, o uno sguardo di comunione dentro la stessa esperienza. In mezzo al traffico, in fila al supermercato, renderci presenza accogliente.

Non servono miracoli.

Non servono nemmeno parole. Basta la postura del corpo e degli occhi.

Per dire: io ci sono. Sono come te.

Per arrivare a questo obiettivo non c’è altra strada oltre quella della rivelazione più grande. Almeno per come è arrivata nella mia vita.

Quando accolgo l’altro, quando la sua vita è migliorata dalla mia presenza, raggiungo vette di felicità che non potrei sfiorare attraverso un gesto rivolto a me stesso.

Proprio così.

Conoscere la vetta della gioia attraverso la realizzazione di quella altrui.

Attraverso la gratuità inattesa, il gesto che spezza l’abitudine, la libertà del bene inaspettato.

E come fioriscono le persone quando si sentono accogliere dalla gentilezza.

Perché gli altri non sono monoliti, perché sono i nostri gesti a innalzarli, o schiacciarli, dentro la loro identità, dentro il potenziale che hanno a disposizione.

Tanta cattiveria di fronte alla gentilezza si scioglie, sparisce.

E non dimentichiamoci mai: i gesti rimangono.

Quello che compiamo resta. Non il gesto eroico, ma la certezza di uno slancio sincero, presente, costante.

Io voglio migliorare la vita degli altri, e la mia, attraverso la semplice condivisione del bene.

Non aspettiamo mai quello degli altri. Iniziamo noi il lavoro.

di Daniele Mencarelli