· Città del Vaticano ·

Il 30 novembre esce in Gran Bretagna un docu-film su Audrey Hepburn con materiale d’archivio inedito

Un pugno di ferro
in un guanto di velluto

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24 novembre 2020

La sua bellezza delicata celava in realtà un carattere forte e risoluto, forgiato alla fiamma di drammatiche esperienze. Nel ricordare Audrey Hepburn, il figlio più grande, Sean Ferrer, dichiara: «Mia madre era come un pugno di ferro in un guanto di velluto». I duri accadimenti che segnarono l’adolescenza dell’attrice di Vacanze Romane sono raccontati, anche con l’ausilio di materiale d’archivio inedito, dal docu-film, intitolato Audrey che uscirà in Gran Bretagna il 30 novembre. La pellicola è diretta da Helena Coan. In un’intervista al «Guardian» il figlio sottolinea che Audrey soffrì anzitutto a causa di una madre che non le dedicava le dovute attenzioni. Una carenza di affetto vissuta sotto l’occupazione nazista, quando ogni giorno si era costretti a scommettere sulla propria sopravvivenza. Suo zio venne prima arrestato e quindi ucciso. Vide poi tanti ebrei, uomini e donne, caricati sui vagoni che li avrebbero condotti nei campi di concentramento. «Furono esperienze — evidenzia il figlio — che l’avrebbero segnata per il resto della vita». Audrey non fu solo spettatrice “passiva” di quei luttuosi eventi, ma anche protagonista attiva, e coraggiosa. Era stata istruita a portare nelle scarpe messaggi segreti a uomini impegnati nella resistenza al delirio nazista. Se fosse stata scoperta, sarebbe stata la sua fine. Parlando con il figlio, Audrey confesserà che allora si sentiva «molto, molto fragile». Ma riuscì a non soccombere, anche sul piano caratteriale. E la fragilità si trasformò in forza. Ecco allora che si venne a configurare quel «pugno di ferro in un guanto di velluto». Il velluto era rappresentato dalla sua classe innata, segno inconfondibile di tutti i film dei quali è stata indimenticabile protagonista. Quando nel 1951 il regista William Wyler la esaminò per il provino di Vacanze Romane dichiarò: «Tanto talento, tanta ambizione, tanta grazia». E la scelse, preferendola ad attrici già affermate, per recitare il ruolo della principessa Ann. Non sarebbero state deluse le aspettative del regista (la sua scelta aveva sollevato più di una riserva presso gli addetti ai lavori non avendo ella mai lavorato prima nell’ambito cinematografico) poiché la Hepburn realizzò una radiosa performance che le valse l’Oscar come migliore attrice. La prima a “scoprire” Audrey Hepburn fu in realtà la scrittrice francese e attrice teatrale Sidonie-Gabrielle Colette, che un giorno la vide passeggiare sulla French Riviera. Le bastò uno sguardo per capire che quella fanciulla aveva la “stoffa” della grande attrice: una stoffa di pura seta. Quando Colette le si avvicinò e senza troppi preamboli le propose di recitare a Broadway, la Hepburn, allora aveva ventidue anni, rispose: «Ma io non ho mai detto due battute di fila in vita mia!». Carica di profezia la replica di Colette: «Con la tua eleganza innata, questo è l’ultimo dei problemi».

di Gabriele Nicolò