· Città del Vaticano ·

Léon Bloy e due studenti della Sorbona

Triplice conversione

Lo scrittore francese Léon Bloy (1846-1917)
06 novembre 2020

Una luce, un brandello di firmamento nella letteratura francese ed europea: è lo scrittore francese Léon Bloy (1846-1917), sempre desideroso nei suoi scritti dell’abbraccio misericordioso di Dio. Bloy, ossimoro di molteplici anime che coabitavano in lui in rivoluzionaria armonia, un profeta che imprecava contro la modernità: un folle di Dio, amante della follia della Croce. La sua vita dentro e fuori dalle pagine scritte ha testimoniato una povertà cristiana assai simile a quella del Poverello d’Assisi: priva di beni, colma del bene. La sua arte letteraria al servizio di Dio è stata il manifesto della sua intera esistenza: «Voi mi giudicate umanamente senza badare che io sono precisamente fuori da ogni punto di vista umano, e che in questo sta tutta la mia forza. La verità lampante che si rivela in tutti i miei libri è che io scrivo solo per Dio» (Il pellegrino dell'assoluto. Diari 1892-1917, Città Nuova, 1992). Bloy è stato il primo scrittore moderno a essere menzionato da Papa Francesco. Era il giorno dopo la sua elezione, nell’omelia della Messa pontificale: «Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio». L’esistenza di Bloy è stata la prova concreta che le parole possono segnare radicalmente le esistenze degli uomini. Loro, le parole, hanno il potere di scavare nell’intimo, scardinando il passato e il presente, segnando definitivamente il futuro. Così è stata la letteratura di Bloy per Jacques e Raïssa Oumançoff Maritain. Avevano vent’anni i due giovani studenti della Sorbona, seguaci della filosofia di Bergson, ma profondamente insoddisfatti della loro sterile ricerca nella vita circoscritta solamente nell’ambito del sapere: ambivano a qualcosa di ben altra natura, molto più ampia, più in là dell’orizzonte terrestre. Privi del gustare pienamente la vita, erano decisi ormai a rifiutarla «se non era possibile vivere secondo la verità» (Diario di Raissa, Morcelliana, 1967). E, i due giovani, proprio in questa loro ricerca e insoddisfazione del vivere, si erano imbattuti nei libri di Bloy. Avevano così deciso di conoscerlo per fissare il volto che si nascondeva dietro a quelle parole che così prepotenti cominciavano a sedimentarsi nelle loro anime.

Non immaginavano — certo — che attraverso il volto dello scrittore delle pagine di Le Désespéré (1887), di La Femme pauvre (1897), avrebbero incontrato altro Volto, assai più immenso: quello del Signore. Era il 25 giugno 1905, quando decisero di salire la scala del Sacro Cuore di Parigi (Bloy abitava in una modestissima casa a Montmartre): una scala che li avrebbe portati dritti al cuore di Gesù che era già presente nel loro, senza averne però consapevolezza. «Quale avventura soprannaturale, quale benedizione questi due amici giunti il 20 giugno, e che io vedo sul punto di perdersi così amorosamente nella mia caverna! L’uomo è uno di quei giovani idealisti che non conoscono Dio, ma che si lasciano trascinare per i capelli, e magari per i piedi, su per le scale della luce. La donna è una ebrea russa, piccola. In questo essere così fragile e incantevole abita un’anima capace di inclinare le stesse querce».

La descrizione dell’incontro attraverso la penna di Bloy — nel suo L’ invendable (Mercure de France, Paris, 1909) — traspare dell’amorevole ala paterna che Bloy stenderà sui due giovani fidanzati. «Quando superammo la soglia di casa sua, tutti i valori si mostravano fuori posto. Si sapeva, o si supponeva, che esisteva una sola tristezza: quella di non essere santi. Tutto il resto era gettato nel nulla, come irreale» (Jacques Maritain, Ricordi e appunti, Morcelliana, 1967). Il coup de foudre lascia i presenti senza fiato: avviene il miracolo della conversione.

La conversazione fra i tre personaggi ha tutto il mistero del Cenacolo: lo Spirito Santo ha parlato per mezzo delle parole di uno scrittore e l’unione di quelle vite — ormai — si consoliderà sempre più, fino a vedere lo stesso Bloy padrino di battesimo dei due (assieme alla sorella di Raissa, Vera, anche lei ebrea). Si era adempiuta così la profezia letteraria dello scrittore francese: «Gli esseri umani non sono paralleli ma convergenti, e Dio è il loro fuoco». Il fuoco dei libri, delle parole, aveva acceso altro fuoco: quello dello Spirito.

di Antonio Tarallo