· Città del Vaticano ·

PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
Oggi la giornata di sensibilizzazione indetta dalle Nazioni Unite

La guerra uccide
anche l’ambiente

FILE PHOTO: Smoke billows during a fire in an area of the Amazon rainforest near Porto Velho, ...
06 novembre 2020

Il 6 novembre di ogni anno si celebra, dal 2001, la Giornata internazionale delle Nazioni Unite per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in situazioni di guerra e conflitto armato. L’obiettivo è sensibilizzare la comunità internazionale sugli effetti dannosi prodotti sull’ambiente dai conflitti che anche oggi sono in corso, perché le guerre non solo mietono vittime tra soldati e popolazione civile con le armi, ma uccidono o mettono a rischio la vita attraverso la distruzione delle risorse naturali, l’impoverimento delle terre e l’impossibilità di coltivare i terreni agricoli, la deforestazione, la desertificazione, l’esposizione delle persone all’amianto e ad altre sostanze tossiche come il nichel e il piombo.

Il messaggio che l’Assemblea dell’Onu ha inteso inviare promuovendo questa Giornata è quello di garantire che la protezione dell’ambiente rientri nelle più ampie strategie per la prevenzione dei conflitti e il mantenimento della pace. «Non può esistere una pace duratura — si legge sul sito di Onuitalia.it — se vengono distrutte le risorse naturali e gli ecosistemi sui quali si basano i mezzi di sussistenza della popolazione». Non solo, il controllo delle risorse naturali è tra i fattori che scatenano i conflitti. Studi del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (unep), hanno dimostrato che negli ultimi 60 anni almeno il 40 per cento di tutti i conflitti interni erano connessi allo sfruttamento delle risorse naturali.

La Giornata che ricorre oggi appare, dunque, più che opportuna. Di questo avviso è anche  don Joshtrom Kureethadam, di origini indiane, coordinatore del Settore ecologia e creato del Dicastero per lo sviluppo umano integrale: «È un tema antico perché già nella Bibbia, nel Deuteronomio, a proposito dell’assedio di una città, per un periodo lungo, si raccomanda di non abbattere i suoi alberi e di non avvelenare i pozzi, perché da sempre nella guerra insieme all’umanità soffre anche la natura. Ma è anche un tema di grande attualità. Abbiamo avuto di recente, ad esempio, le guerre del Golfo: le bombe erano lì e si è visto che la neve che poi è caduta sull’Himalaya, a migliaia di chilometri di distanza, era nera, perché l’impatto ambientale era arrivato perfino là, in India».

In diverse occasioni, ma in particolare nell’enciclica  Laudato si’, il Papa ha richiamato l’attenzione sulla questione del degrado ambientale dovuto ai conflitti. La guerra, scrive il Papa, «causa sempre gravi danni all’ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, e i rischi diventano enormi quando si pensa alle armi nucleari e a quelle biologiche». In effetti, conferma don Kureethadam, «Papa Francesco ne ha parlato spesso e in particolare nella  Laudato si’, il Papa ha espresso il suo concetto di ecologia integrale perché, appunto, tutto è collegato. Ma ne parla anche in  Fratelli tutti, dove cita san Francesco come esempio di pace con Dio, pace con il creato, con gli altri esseri umani e con se stessi». «Viviamo tutti nella casa comune, come si dice nella  Laudato si’, ma siamo tutti un’unica famiglia umana, allora è necessario percorrere la strada del dialogo, dell’ascoltare e rispettare l’altro che non è un nemico, ma è mio fratello e sorella. E pensare di distruggere un fratello o una sorella è inconcepibile».

di Adriana Masotti