· Città del Vaticano ·

La settimana di Papa Francesco

Il magistero

Nel giorno della Commemorazione dei defunti, Francesco ha pregato sulle tombe dei suoi predecessori Poco dopo le 17, al termine della messa celebrata nella chiesa del Pontificio collegio Teutonico di Santa Maria in Camposanto, il Papa è sceso nelle Grotte vaticane, raccogliendosi in preghiera davanti al sepolcro dell’apostolo Pietro e alle tombe dei Pontefici Pio XII, Giovanni Paolo I e Paolo VI.
05 novembre 2020

Venerdì 30 ottobre

Cordoglio per la morte del cardinale Soter  Fernandez

Avendo appreso con tristezza della morte del Cardinale Anthony Soter Fernandez, porgo le mie sentite condoglianze all’Arcidiocesi di Kuala Lumpur.  Con gratitudine per la fedele testimonianza al Vangelo del Cardinale Fernandez, il suo generoso servizio alla Chiesa in Malesia e il suo costante impegno per la promozione dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso.

(Telegramma all’arcivescovo Julian Leow Beng Kim di Kuala Lumpur)


Domenica 1° novembre

I testimoni  più autorevoli

In questa solenne festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo.
I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini.
Esse sono la via della santità. Mi soffermo sulla seconda e la terza.

Beati  quelli che sono  nel pianto

La seconda è: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (v. 4). Sembrano parole contraddittorie... Motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori: semplicemente la vita di ogni giorno, fragile, debole e segnata da difficoltà. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni. Gesù proclama beati coloro che piangono... e, nonostante tutto, confidano nel Signore...  sperano con pazienza.

Elogio della mitezza

Nella terza Beatitudine Gesù afferma: «Beati i miti».
Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni.
Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri.
Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio.
In questo momento della vita anche mondiale, dove c’è tanta aggressività, la prima cosa che esce da noi è  la difesa.
Abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità.
Ascoltare, rispettare, non aggredire. Scegliere la purezza, la mitezza e la misericordia; scegliere di affidarsi al Signore nella povertà di spirito e nell’afflizione; impegnarsi per la giustizia e per la pace.
Significa andare contro-corrente rispetto alla mentalità di questo mondo,  alla cultura del possesso, del divertimento senza senso, dell’arroganza verso i più deboli.
La solennità di oggi... ci ricorda la personale e universale vocazione alla santità, e ci propone i modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica, irripetibile.
I santi e le sante non sono uguali, ognuno ha la propria personalità.

Michael McGivney  agli onori degli altari

Ieri, ad Hartford, negli Stati Uniti d’America, è stato proclamato Beato Michael McGivney, sacerdote diocesano, fondatore dei Cavalieri di Colombo.
Impegnato nell’evangelizzazione, si prodigò per sovvenire alle necessità dei bisognosi, promuovendo il mutuo soccorso.

Basta spargimento  di sangue  innocente  in Nagorno- Karabakh

Non dimentichiamo quanto sta accadendo nel Nagorno-Karabakh, dove gli scontri armati si susseguono a fragili tregue, con tragico aumento delle vittime, distruzioni di abitazioni, infrastrutture e luoghi di culto, coinvolgimento sempre più massiccio delle popolazioni civili.
È tragico! Vorrei rinnovare il mio accorato appello ai responsabili delle parti in conflitto, affinché «intervengano quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente»: non pensino di risolvere la controversia con la violenza, ma impegnandosi in un sincero negoziato, con l’aiuto della Comunità interna-zionale.
Sono vicino a tutti quelli che soffrono e invito a chiedere l’intercessione dei Santi per una stabile pace nella regione.

Il sisma nel Mar Egeo

Preghiamo per le popolazioni dell’area del Mar Egeo che due giorni fa sono state colpite da un forte terremoto.

Presso le tombe dei cari defunti

Mi unisco  spiritualmente a quanti in questi giorni, nell’osservanza delle norme sanitarie, vanno a pregare presso le tombe dei loro cari, in ogni parte del mondo.

(Angelus in piazza San Pietro)

Per il maggior bene dell’Ordine di Malta

La nomino mio Delegato Speciale presso il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, col compito di collaborare per il maggior bene dell’Ordine.
Ella godrà di tutti i poteri necessari per decidere le eventuali questioni che dovessero sorgere per l’attuazione del mandato ad Ella affidato, per ricevere il giuramento del prossimo Gran Maestro e sarà il mio esclusivo portavoce per tutto ciò che attiene alle relazioni tra questa Sede Apostolica e l’Ordine.
La prego di voler svolgere l’ufficio di mio Delegato fino alla conclusione del processo di aggiornamento della Carta Costituzionale e del Codice Melitense e comunque fino a quando lo riterrò utile.

(Lettera al cardinale eletto Tomasi per la nomina a delegato speciale presso lo Smom)

Lunedì  2

La certezza  di Giobbe

Giobbe, quasi sul punto di morire, ha una certezza: «Io so che il mio Redentore è vivo e che si ergerà sulla polvere!». Questa certezza è la speranza cristiana.

La speranza è un dono

da chiedere Una speranza che è un dono: noi non possiamo averla. È un dono che dobbiamo chiedere. Ci sono tante cose brutte che ci portano a disperare, a credere che tutto sarà una sconfitta finale, che dopo la morte non ci sia nulla.«La speranza non delude», ci ha detto Paolo.... [Essa] ci attira e dà un senso alla nostra vita. Io non vedo l’aldilà, ma la speranza è il dono di Dio che ci attira verso la vita, verso la gioia eterna. La speranza è un’ancora che noi abbiamo dall’altra parte, e noi, aggrappati alla corda, ci sosteniamo.Questa certezza è un dono di Dio, perché noi non potremo mai avere la speranza con le nostre forze. Dobbiamo chiederla. La speranza è un dono gratuito che noi non meritiamo mai: è dato... È grazia.

Aggrappati  alla corda

La vita in speranza è vivere  aggrappati, con la corda in mano, forte, sapendo che l’ancora è laggiù. Oggi, nel pensiero di tanti fratelli e sorelle che se ne sono andati, ci farà bene guardare i cimiteri e guardare su. E ripetere, come Giobbe: “Io so che il mio Redentore è vivo, e io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”. E questa è la forza che ci dà questo dono gratuito che è la virtù della speranza. Che il Signore la dia a tutti noi.

(Omelia nella messa per la commemorazione di tutti i Fedeli defunti nella chiesa del Pontificio collegio teutonico di Santa Maria in Camposanto)

Mercoledì  4

Un pensiero per i malati  e per chi  lavora con loro negli ospedali

Purtroppo siamo dovuti tornare a questa udienza in Biblioteca... per difenderci dai contagi del Covid. Questo ci insegna pure che dobbiamo essere molto attenti alle prescrizioni delle Autorità, siano le Autorità politiche che le autorità Sanitarie per difenderci da questa pandemia. Offriamo al Signore questa distanza tra noi, per il bene di tutti e pensiamo agli ammalati, a coloro che entrano negli ospedali già come scarti, pensiamo ai medici, agli infermieri, le infermiere, ai volontari, a tanta gente che lavora con gli ammalati in questo momento: essi rischiano la vita ma lo fanno per amore del prossimo, come una vocazione.

Gesù maestro di preghiera

Durante la vita pubblica Gesù fa costantemente ricorso alla forza della preghiera.
Anche nei momenti di maggiore dedizione ai poveri e ai malati, Gesù non tralasciava mai il  dialogo intimo con il Padre.
Quanto più era immerso nei bisogni della gente, tanto più sentiva la necessità di riposare nella Comunione trinitaria, di tornare con il Padre e lo Spirito.
La preghiera di Gesù rappresenta il fulcro di tutto... [e] permette di leggere nella giusta prospettiva l’intera sua missione.
In  ore solitarie — prima dell’alba o nella notte — Gesù si immerge nella sua intimità con il Padre.
È quello che emerge fin dai primi giorni del suo ministero pubblico.
Un sabato, ad esempio, la cittadina di Cafarnao si trasforma in un “ospedale da campo”: dopo il tramonto del sole portano a Gesù tutti i malati, e Lui li guarisce.
Però, prima dell’alba, scompare: si ritira in un luogo solitario e prega.
Quando lo trovano gli dicono: “Tutti ti cercano!”. Cosa risponde Gesù?: “Devo andare a predicare negli altri villaggi...”.
 Sempre Gesù è un po’ oltre, oltre nella preghiera con il Padre e oltre, in altri villaggi, altri orizzonti per andare a predicare, altri popoli.

Il timone che guida la rotta

È la preghiera il timone che guida la rotta di Gesù.
A dettare le tappe della sua missione non sono i successi, non è il consenso, non è quella frase seducente “tutti ti cercano”.
A tracciare il cammino di Gesù è la via meno comoda, che però obbedisce all’ispirazione del Padre, che Gesù ascolta e accoglie nella sua preghiera solitaria.

Alcune  caratteristiche

Dall’esempio di Gesù possiamo ricavare alcune caratteristiche della preghiera cristiana.

Il primo  desiderio

Anzitutto essa possiede un primato: è il primo desiderio della giornata, qualcosa che si pratica all’alba, prima che il mondo si risvegli.
Essa restituisce un’anima a ciò che altrimenti resterebbe senza respiro.
Un giorno vissuto senza preghiera rischia di trasformarsi in un’esperienza fastidiosa, o noiosa: tutto quello che ci capita potrebbe per noi volgersi in un mal sopportato e cieco destino.
Gesù invece educa all’obbedienza alla realtà e dunque all’ascolto.
La preghiera è anzitutto ascolto e incontro con Dio.
I problemi di tutti i giorni, allora, non diventano ostacoli, ma appelli di Dio stesso ad ascoltare e incontrare chi ci sta di fronte.

Le prove che fanno crescere

Le prove della vita si mutano  in occasioni per crescere nella fede e nella carità. Il cammino quotidiano, comprese le fatiche, acquista la prospettiva di una “vocazione”. La preghiera ha il potere di trasformare in bene ciò che nella vita sarebbe altrimenti una condanna... di aprire un orizzonte grande alla mente e di allargare il cuore.

Con insistenza

In secondo luogo, la preghiera è un’arte da praticare con insistenza.
Gesù stesso ci dice: bussate, bussate, bussate.
Tutti siamo capaci di preghiere episodiche, che nascono dall’emozione di un momento.
Ma Gesù ci educa a un  tipo di preghiera che conosce una disciplina, un esercizio, e viene assunta entro una regola di vita.
Una preghiera perseverante produce una trasformazione progressiva, rende forti nei periodi di tribolazione, dona la grazia di essere sostenuti.

La solitudine

Un’altra caratteristica della preghiera di Gesù è la solitudine. Chi prega non evade dal mondo, ma predilige i luoghi deserti. Nel silenzio, possono emergere tante voci che nascondiamo nell’intimo: i desideri più rimossi, le verità che ci ostiniamo a soffocare. Nel silenzio parla Dio. Ogni persona ha bisogno di uno spazio per sé, dove coltivare la propria vita interiore, dove le azioni ritrovano un senso. Senza vita interiore diventiamo superficiali, agitati, ansiosi — l’ansia come ci fa male! Per questo dobbiamo andare alla preghiera; senza vita interiore sfuggiamo dalla realtà, e anche sfuggiamo da noi stessi, siamo uomini e donne sempre in fuga.

Il luogo dove si percepisce che tutto viene da Dio

Infine, la preghiera di Gesù è il luogo dove si percepisce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna. A volte noi esseri umani ci crediamo padroni di tutto, oppure al contrario perdiamo ogni stima di noi stessi, andiamo da una parte all’altra. La preghiera ci aiuta a ritrovare la giusta dimensione, nella relazione con Dio, nostro Padre, e con tutto il creato. E la preghiera di Gesù infine è abbandonarsi nelle mani del Padre, come Gesù nell’orto degli ulivi, in quell’angoscia.È bello quando noi stiamo agitati, un po’ preoccupati e lo Spirito Santo ci trasforma da dentro e ci porta a questo abbandono nelle mani del Padre.Riscopriamo, nel Vangelo, Gesù Cristo come maestro di preghiera, e mettiamoci alla sua scuola.

Ai polacchi

Durante questa settimana, in tutta la Polonia, la preghiera comune “Rosario fino ai confini del cielo” unisce  famiglie e  parrocchie. Questa supplica  ottenga la guarigione delle ferite causate dalla perdita dei bambini non nati, il perdono dei peccati, il dono della riconciliazione.

Nel ricordo delle vittime del terrorismo

In questi giorni di preghiera per i defunti, abbiamo ricordato e ricordiamo ancora le vittime inermi del terrorismo, il cui inasprimento di crudeltà si sta diffondendo in Europa. Penso, in particolare, al grave attentato dei giorni scorsi a Nizza in un luogo di culto e a quello dell’altro ieri nelle strade di Vienna, che hanno provocato sgomento e riprovazione nella popolazione e in quanti hanno a cuore la pace e il dialogo.

Violenza e odio mettono a rischiano la collaborazione tra le religioni

Affido alla misericordia di Dio le persone tragicamente scomparse ed esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari e a tutti coloro che soffrono a causa di questi deprecabili eventi, che cercano di compromettere con la violenza e l’odio la collaborazione fraterna tra le religioni.

San Carlo Borromeo modello di umiltà

Oggi ricorre la memoria liturgica di San Carlo Borromeo, pastore sollecito, tutto dedito al bene del popolo. Vi esorto a fare vostra quella virtù che questo grande Arcivescovo di Milano scelse come proprio motto: humilitas. L’umiltà costituisca l’atteggiamento con cui cercate e servite la Verità e il Bene.

(Udienza generale nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano)