· Città del Vaticano ·

Carlo Acutis definito dal Pontefice «il nuovo beato millennial»

Una santità in jeans e scarpe da ginnastica

Un’immagine del nuovo beato davanti alla basilica di San Francesco ad Assisi
15 ottobre 2020

«Un applauso al nuovo beato millennial ». È stato Papa Francesco a chiedere ai fedeli riuniti domenica 11 ottobre  in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus, di festeggiare così la beatificazione del giovane Carlo Acutis,  avvenuta il giorno prima ad Assisi,  nella basilica superiore di San Francesco. Un autentico «innamorato dell’Eucaristia» — lo ha definito il Pontefice — che «non si è adagiato in un comodo immobilismo, ma ha colto i bisogni del suo tempo, perché nei più deboli vedeva il volto di Cristo». La sua testimonianza «indica ai giovani di oggi che la vera felicità si trova mettendo Dio al primo posto e servendolo nei fratelli, specialmente gli ultimi».

Non è la prima volta che il Papa ricorda l’esempio e la testimonianza del ragazzo. Basti ricordare l’ampio passaggio a lui dedicato nell'esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit  del 25 marzo 2019. Parole che hanno fatto il  giro del mondo.

A distanza di qualche giorno dalla beatificazione, viene spontanea la stessa domanda che fra Masseo rivolse a san Francesco d’Assisi: «Perché a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti e d’udirti e d’ubbidirti?». Perché centinaia di giovani — nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia — si sono messi in fila fin dal mattino per poter  venerare il corpo del beato, esposto dal 1° ottobre, per la prima volta dopo la morte, avvenuta il 12 ottobre 2006? Fra Masseo provocava il Poverello con le sue domande per verificarne il grado di umiltà raggiunto. Allo stesso modo, proviamo idealmente a chiedere a Carlo il motivo di tanta popolarità.

Le analogie tra il beato e il santo di Assisi convergono in un punto di contatto: la scoperta di Dio e del suo amore, e di conseguenza la priorità per quelli che Dio predilige: i miseri, gli esclusi, i senzatetto, gli sfollati, i disperati.

Forse i giovani di oggi scorgono in Carlo un nuovo Francesco che riesce a parlare loro di Dio in modo semplice e comprensibile? Certamente, quello che si è visto da quando, lo scorso 1° ottobre,  l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, ha aperto ufficialmente le celebrazioni per la beatificazione, non si spiega solo con la curiosità. C’è molto di più a spingere i giovani a toccare quell’urna, a sostare sia pure per pochi istanti davanti al corpo di un adolescente milanese che ha fatto di Assisi la sua patria di elezione.

Tutto si spiega con un paio di scarpe da ginnastica, dei jeans  e una felpa. Così è stato rivestito Carlo dopo la traslazione al santuario della Spogliazione. Ecco rappresentato il segreto di tanta empatia con le generazioni attuali: il messaggio di Carlo è diretto, comprensibile, accessibile. È uno di loro. Sull’esempio di Francesco, Acutis ha capito che occorreva mettere Dio al centro della propria vita; altrimenti il rischio è di ritrovarsi omologati e incapaci di realizzarsi come persone autonome dotate di dignità. A questo proposito, una frase del beato è stata come il leitmotiv dei 17 giorni di celebrazioni per la beatificazione: «Tutti nascono come originali, molti muoiono come fotocopie».
Sarà stata forse questa voglia di vivere, di gioire del creato e della vita, di condividere un'esperienza di fede, a spingere centinaia di giovani ad Assisi per il solenne rito di beatificazione presieduto dal cardinale Agostino Vallini, legato pontificio per le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli.

Ecco che ancora una volta quelle scarpe da ginnastica, quella felpa e quei jeans indossati dai giovani del nostro tempo —  non come fotocopie, ma come originali — hanno colorato di gioia la città del Poverello. Ognuno con la propria storia, con il proprio vissuto, con la voglia di ritagliarsi un momento di festa. Perché di autentica festa in famiglia si è trattato. Una festa di cuori.

Gli zaini variopinti, i fazzoletti colorati, lo sventolio delle bandiere e degli striscioni che animavano le piazze e l’esterno della basilica di Santa Maria degli Angeli — dove i giovani hanno assistito alla beatificazione attraverso i maxi-schermi — sono stati i segni tangibili dell’affetto verso il nuovo beato. Proprio nella chiesa che conserva la Porziuncola, venerdì 2, è stata inaugurata la mostra sulle «Apparizioni mariane», e nella cattedrale di San Rufino quella sui «Miracoli eucaristici», promosse direttamente da Carlo.

Alla vigilia della beatificazione, sul sagrato  di Santa Maria degli Angeli, ancora i giovani sono stati i protagonisti. Hanno rivissuto attraverso una rappresentazione la vicenda terrena del beato, cercando di trasmettere ai loro coetanei il messaggio del loro “amico”: si possono utilizzare internet e i social network senza sporcarsi le mani; anzi, il web può essere usato per diffondere il Vangelo, come aveva intuito Carlo.

Uno dei pilastri della sua spiritualità è stata l’Eucaristia. E così tutta Assisi, nella notte che ha preceduto la beatificazione, è diventata “Città eucaristica”. Chiese e conventi sono rimasti aperti per l’adorazione del Santissimo. Un altro segno che Carlo ha lasciato in eredità.

di Nicola Gori