· Città del Vaticano ·

Il cardinale Parolin sull’incontro con il segretario di Stato Usa

Un colloquio cordiale

01-10-2020 Vice Presidente degli Stati Uiniti d'America Mike Pompeo
02 ottobre 2020

«È andato bene: abbiamo avuto un colloquio cordiale, in cui lui ha espresso le ragioni per le quali ha fatto questi interventi» sui rapporti tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese, che il 22 settembre 2018 avevano siglato un Accordo Provvisorio riguardante la nomina dei vescovi; «e noi abbiamo spiegato le ragioni per cui intendiamo andare avanti». Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha commentato giovedì pomeriggio, 1° ottobre, l’incontro avuto al mattino in Vaticano con il segretario di Stato Usa, Michael Richard Pompeo.

Rispondendo alle domande di alcuni giornalisti a margine della presentazione del libro del francescano conventuale Enzo Fortunato La tunica e la tonaca — svoltasi a Roma presso il Protettorato San Giuseppe — il porporato ha spiegato che «scopo» dell’incontro «non era avvicinare le posizioni» sull’accordo con Pechino; «però anche da parte» degli Stati Uniti d’America — ha detto — «c’è stato un ragionamento articolato su questo tema», ed è stata espressa «comprensione per il metodo con il quale la Santa Sede» affronta «questi problemi; perché, come dicevo anche ieri, in fin dei conti cerchiamo tutti la stessa cosa: cerchiamo la libertà religiosa e cerchiamo una vita normale per la Chiesa», ha aggiunto riferendosi all’intervento pronunciato il giorno precedente, mercoledì 30 settembre, all’Ambasciata Usa presso la Santa Sede durante un simposio su questo tema, cui ha partecipato anche lo stesso segretario di Stato Pompeo. «Però — ha subito chiarito Parolin — dove ci differenziamo è sul metodo», su «come raggiungere queste finalità». Per tale motivo, ha proseguito, «da parte nostra rivendichiamo — perché è una scelta pensata, una scelta riflettuta, una scelta pregata, una scelta che ha fatto il Papa — la libertà di poter andare avanti su questa strada».

In proposito il cardinale segretario di Stato ha anche chiarito che «finché sarà ad experimentum» l’Accordo Provvisorio «rimarrà segreto e per i prossimi due anni — era questa la richiesta — dovrebbe continuare come è stato fatto finora»; nella speranza «che continui a funzionare», anzi «che funzioni ancora meglio rispetto a quello che è stato fatto finora», affinché — ha concluso il porporato — «si possa procedere a nominare vescovi per tutte le diocesi vacanti della Cina».