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Il Premio Ratzinger a Jean-Luc Marion e Tracey Rowland

Ragione aperta

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01 ottobre 2020

Sono il francese Jean-Luc Marion e l’australiana Tracey Rowland i vincitori della decima edizione del Premio Ratzinger. I loro nomi sono stati annunciati giovedì mattina, 1° ottobre, dal cardinale Gianfranco Ravasi e da padre Federico Lombardi, rispettivamente membro del comitato scientifico e presidente della fondazione Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, in una la conferenza stampa svoltasi nella Sala Marconi di palazzo Pio.

A oggi, dunque, il riconoscimento è stato assegnato a 22 personalità di 15 Paesi dei cinque continenti: con la professoressa Rowland è stata raggiunta, infatti, anche l’Oceania.

La fondazione è stata istituita nel 2010 con la finalità di promuovere studi e pubblicazioni sull’opera e sul pensiero di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI e, più in generale, di promuovere studi teologici e nelle discipline connesse. Padre Lombardi ha presentato il punto della situazione dei progetti portati a termine e degli obiettivi. Evidenziando che le iniziative concrete indicate dallo statuto vanno principalmente in tre direzioni: premi per studiosi e lavori meritevoli; convegni e incontri di studio e pubblicazioni; borse di studio per dottorandi.

L’iniziativa più importante e nota della fondazione è naturalmente il Premio Ratzinger, giunto alla decima edizione. I premiati vengono proposti a Papa Francesco dal comitato scientifico costituito da 5 membri — i cardinali Angelo Amato, Kurt Koch, Gianfranco Ravasi e Luis Francisco Ladaria Ferrer, e il vescovo di Regensburg, monsignor Rudolf Voderholzer — e da lui approvati.

Ed è stato, dunque, proprio il cardinale Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ad annunciare e a presentare i due premiati, tracciandone i profili scientifici, e facendo presente che, da quattro anni il Premio Ratzinger si è come “sdoppiato”, aprendosi, oltre che a teologi sistematici e storici, anche ai protagonisti di campi culturali come la musica, l’architettura e la sociologia.

«L’emblema ideale, una sorta quasi di sigillo che ha questo premio — ha spiegato il cardinale — potrebbe essere il tema della “ragione aperta”, della “ragione allargata”: una formula, un’espressione cara a Benedetto XVI e che poi è diventata l’occasione di un impegno dell’università Francisco de Vitoria di Madrid».

Sempre riguardo al pensiero di Ratzinger, il cardinale Ravasi ha fatto presente che «il suo dialogo con il mondo della cultura, per esempio della scienza, era proprio basato su questo invito a ricordare che la conoscenza umana è una conoscenza polimorfa, cioè non con un solo canale». Certo, ha spiegato il cardinale, «il canale razione è fondamentale, ma noi conosciamo, per esempio, anche il canale estetico» — fatto di poesia, letteratura, arte — e il «canale della conoscenza esistenziale». Questo, ha aggiunto, «è un lascito che la teologia e il messaggio di Ratzinger hanno voluto lasciare».

Dunque, «fermo restando che il blocco rimane teologico, sia sistematico sia anche storico, dall’altra parte è interessante — ha rilevato il porporato — che accanto, nello spirito di questa “ragione aperta” o allargata”, ci sia interesse per altre discipline come la musica, l’architettura, la ricerca sociologica religiosa».

Presentando, in particolare, i due vincitori del Premio Ratzinger 2020, il cardinale ha ricordato anzitutto la sua amicizia personale con il professor Jean-Luc Marion, già membro del Pontificio Consiglio della cultura. Nato a Parigi nel 1946, Marion è filosofo e teologo. Ha studiato all’École Normale Supérieure, allievo di Althusser, di Derrida e assistente di F. Alquié. È stato professore di metafisica nel 1981, prima a Nanterre (Paris x) e poi dal 1995 alla Sorbona (Paris iv).

La riflessione di Marion si è sviluppata intorno a due direttrici fondamentali, quella della storia della filosofia e quella della fenomenologia. Nella storia della filosofia sono fondamentali i suoi contributi su Descartes e la storia della metafisica, con i quali si fece conoscere in ambito accademico. Tuttavia, è nella fenomenologia che si colloca il contributo fondamentale di Marion, in quella corrente della fenomenologia francese dove si trovano anche Lévinas, Ricoeur, M. Henry e Derrida, di cui è stato pure discepolo.

Sulla scia di Lévinas, Marion cerca di mostrare che la questione dell’essere, per quanto centrale alla storia della metafisica, non sia quella fondamentale, e che va superata in un doppio movimento, da una parte in senso orizzontale dall’etica intesa come amore e donazione, e dall’altra, in senso verticale, come trascendenza teologica.

Marion si avvicina alla fenomenologia a partire dall’atto della donazione e del dono, e sviluppa il concetto di «fenomeno saturo»: la saturazione del concetto, una sovrabbondanza di significato presente nel fenomeno, che poi ha anche applicato alla filosofia e alla storia dell’arte. Su queste basi, Marion ha sviluppato una fenomenologia dell’amore e dell’essere come dono, che ha la sua espressione più completa nell’opera Étant donné. Essai d'une phénoménologie de la donation.

Marion è accademico di Francia (2008), autore di numerose pubblicazioni e direttore di alcune collane prestigiose. Collabora abitualmente con la rivista internazionale Communio.

La professoressa Tracey Rowland, nata il 7 luglio 1963, australiana, ha compiuto studi di diritto e poi di filosofia e filosofia politica nelle Università del Queensland e di Melbourne. Ha conseguito il dottorato all’Università di Cambridge sul tema dei rapporti fra la teologia del ventesimo secolo e l’idea di cultura, con riferimento in particolare alla filosofia di Alasdair MacIntyre e alla teologia di Henri De Lubac e Joseph Ratzinger.

Dal 2001 al 2017 è stata decano dell’Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia di Melbourne. Nello stesso periodo ha conseguito la licenza e il dottorato in teologia alla Pontificia università Lateranense.

Attualmente Tracey Rowland è titolare della St. John Paul II Research Chair in Theology dell’università Notre Dame in Australia. Fra le sue opere principali, due sono dedicate al pensiero di Joseph Ratzinger e tradotte in diverse lingue: La fede di Ratzinger. La teologia di Benedetto XVI (2008) e Benedetto XVI. Una guida per i perplessi (2017). Ha inoltre pubblicato oltre 150 articoli. È membro del consiglio editoriale della rivista internazionale Communio. La sua attività di insegnamento e di ricerca spazia in diversi campi della teologia, in particolare la teologia fondamentale, l’antropologia teologica e l’ecumenismo. Dal 2014 è anche membro della Commissione teologica internazionale.