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LA BUONA NOTIZIA • Il Vangelo della solennità di Tutti i Santi (Matteo 5, 1-12)

La forza dei poteri ricevuti o restituiti

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27 ottobre 2020

Non sono semplici promesse. Nemmeno netti comandi. Insomma, le beatitudini cosa sono? Più che doveri o premi, sono congratulazioni rivolte a chi detiene una forza palese, un’evidente capacità. In breve: non una lista di doveri, ma l’ammirazione suscitata da poteri. Nelle beatitudini, innanzitutto, Cristo non dice: “Sii povero!”, ma: “Complimenti a te che puoi essere povero. Congratulazioni a te che riesci ad essere mite”. Si tratta della compiaciuta constatazione di una potenza, di un’abilità efficace, ormai a disposizione dei fratelli e delle sorelle di Cristo. Tutto possono, grazie a chi dà loro la forza. Possono perfino vivere da poveri, riescono addirittura a vivere da miti cioè disarmati; hanno l’energia per sostenere l’afflizione e il pianto; sono così possenti da resistere nella fame e nella sete di giustizia; talmente vitali da permettersi il lusso di un cuore puro, capace di guardare ogni cosa con giustizia; così potenti da non eliminare i nemici, cercando la pace; hanno la possanza di vivere da perseguitati, fino al martirio sanguinoso, o a quello causato dalle estenuanti pazienze d’ogni giorno, che fanno morire come un martire a gloria di Dio, ma senza la propria gloria.

Le beatitudini ricordano che dovremmo imparare a verificare la qualità della nostra fede non solo in base ai doveri onorati, ma anche in forza dei poteri ricevuti o restituiti. Se l’obbedienza non restituisce le potenze tipiche dei beati, a chi si sta obbedendo? Se la fede non dà forza (soprattutto l’energia della speranza, la possanza della carità) a chi si sta credendo?

Innanzitutto, al diavolo non interessa la nostra disobbedienza. Per lui è solo un mezzo per raggiungere il suo scopo, vale a dire la nostra impotenza, l’incapacità di stare all’altezza delle forze che lo Spirito di Cristo ci dà. Ci rende disobbedienti affinché diveniamo impotenti, rassegnati all’incapacità di vivere da poveri, miti, giusti.

di Giovanni Cesare Pagazzi