· Città del Vaticano ·

Ad Assisi la beatificazione del giovane Carlo Acutis

Nell’Eucaristia la sua autostrada per il cielo

Carlo Acutis raffigurato con san Francesco in un dipinto di Dawid Kownacki
09 ottobre 2020

Sabato 10 ottobre, nella cornice singolare della basilica superiore di San Francesco ad Assisi, Carlo Acutis viene dichiarato beato. A rappresentare il Papa è il cardinale Agostino Vallini, Legato, pontificio  per le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli. Sono attese migliaia di persone, accolte con tutte le precauzioni imposte dalla pandemia. Sarebbero state molte di più, fuori da questo tempo di crisi. Anche per questo, allo scopo di distribuire l’afflusso dei fedeli, si è scelto di rendere visibile il corpo di Carlo, sepolto al santuario della Spogliazione, fino al 17 prossimo.

Giorni intensi, in cui stanno passando per la  città del Poverello migliaia di visitatori, e l’immagine di questo ragazzo, ricomposta con tanta arte ed amore da apparire al “naturale”, è al centro di una venerazione davvero sorprendente.

Perché Assisi? Quale il  rapporto di Carlo con san Francesco?  Carlo era nato a Londra nel 1991, da una coppia  residente a Milano, Andrea e Antonia Salzano. Nel capoluogo lombardo la famiglia rientrò nel giro di pochi giorni. Carlo sarà un giovane “milanese”. La stessa causa di beatificazione è stata introdotta dall’arcidiocesi ambrosiana, fino all’attuale fase, passata alla diocesi di Assisi. In realtà, già nella vita  di Carlo, l’attenzione della famiglia si era spostata progressivamente su Assisi. Carlo, almeno nei periodi di vacanze, veniva a respirare l’atmosfera spirituale della città di Francesco. Senza diventare francescano, il messaggio e la testimonianza di Francesco lo segnarono profondamente. Diceva di sentirsi particolarmente felice in questa città. Gli capitò anzi di    esprimere alla mamma il desiderio di essere sepolto qui, alla sua morte, certo non immaginando che essa sarebbe venuta così presto. 
La sua è una santità davvero “essenziale”. Semplice da raccontare. È stato, fino in fondo, un  ragazzo del nostro tempo. Tra scuola e famiglia, tra viaggi e sport, tra musica e informatica. Ma con un segreto fondamentale, che presiede a tutto il suo cammino umano e cristiano: l’amore per Gesù Eucaristia. Per capirlo, bisogna partire da qui.
Aveva ricevuto la prima comunione nel 1998, un po’ in anticipo rispetto ai suoi coetanei. Quell’incontro lo segnò per sempre. La messa divenne il suo appuntamento quotidiano.  Era rapito dal mistero della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Amava dire: «L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo».

Riecheggiava, in questo, la prospettiva eucaristica del santo di Assisi, ma in senso inverso. Francesco amava contemplare la “discesa” di Gesù, dalla sede regale del Cielo, sull’altare nelle mani del sacerdote. Carlo amava la prospettiva ascendente: con l’Eucaristia si sale subito in cielo. “Autostrada” speciale, senza limiti di velocità e senza ostacoli, dove l’amore può correre liberamente e speditamente verso l’Amato. 

Spiritualità  della spogliazione

Carlo era avido di infinito. Amava la vita con tutte le sue bellezze. Ad Assisi, lo si vedeva passeggiare con i suoi cani, o lo si sorprendeva a nuotare alla piscina comunale. La vita era bella anche nelle sue espressioni più ordinarie. Ma questa bellezza era autentica e piena, perché incardinata su Dio. In fondo, la stessa scoperta che ottocento anni prima aveva fatto Francesco, il ricco figlio di Pietro di Bernardone, il “re delle feste”, il “sognatore” di avventure, fino a quando non aveva scoperto che Cristo è il vero tesoro della vita. Carlo, nella sua semplicità di adolescente, sta sulle orme del grande santo. Lo dice con una sintesi da tweet : «Non io, ma Dio».
È la  spiritualità della “spogliazione” che, in qualche modo, lo avvicina a Francesco nel santuario che ricorda appunto il gesto profetico con cui il Santo si era spogliato fino alla nudità per dire che Cristo era ormai il suo “tutto”.
L’attrazione che Carlo sta esercitando  a livello mondiale ha qualcosa di misterioso. Ma  che cosa ha fatto di “straordinario”? Nel suo cammino di crescita aveva mostrato presto la sua inclinazione spirituale, ma  non era immune da difetti. Una sua insegnante, nel corso del  processo per la beatificazione, ha ricordato che aveva preso qualche “nota” a scuola per qualche comportamento riprensibile. Un modo di dire che non si nasce santi, ma lo si diventa.

Apostolato  attraverso internet

Stare a lungo davanti a Gesù fu il laboratorio nel quale crebbe la sua santità. Accompagnato certo da Maria, per la quale aveva una devozione speciale, espressa soprattutto nella recita del Rosario. Questi due grandi amori — Gesù Eucaristia e la Vergine Santa — lo spinsero sulle strade dell’apostolato. E poiché aveva  talento speciale  per internet, le vie del suo apostolato furono quelle della “rete”.
La mostra dei miracoli eucaristici e quella delle apparizioni mariane — quest’ultima ideata prima che potesse completarla — furono due strumenti che continuano a vederlo camminare per le strade del mondo. Si comprende perché tanti giovani sono attratti dal suo sorriso, dal suo volto solare, dalla sua spigliatezza. Lo sentono davvero  uno di loro, ma uno “speciale”.

«Tutti nasciamo originali molti muoiono fotocopie»

Fa colpo il programma di autenticità che egli si era dato, con una considerazione che fa pensare tutti, giovani e adulti: «Tutti nasciamo originali, molti muoiono fotocopie». Un’intuizione che Papa Francesco ha rilanciato per tutti i giovani del mondo nell’esortazione Christus vivit , nella quale  a Carlo dedica ben tre punti, presentandolo come modello dell’uso di internet: un mondo nel quale ci si può perdere, ma che può essere anche tanto utile per fare il bene e costruire un  mondo più bello. Un mondo “pulito”. Un mondo accogliente e fraterno anche per i più poveri, ai quali Carlo sapeva aprire il cuore. 
Al suo funerale apparvero volti sconosciuti alla famiglia, ma che erano stati un po’ la famiglia “nascosta” di Carlo: poveri ai quali egli non si era limitato a fare la classica “elemosina”, ma con i quali aveva stabilito un rapporto di amicizia. Anche questo, in fondo, conseguenza del suo amore eucaristico: il Cristo che si dona nel pane spezzato è lo stesso che ci dà appuntamento nel volto dei poveri.
La sua morte fu l’ultima sua testimonianza. Dieci giorni di leucemia fulminante. Lui, pur nella sofferenza, sereno,  pronto a dare la sua vita per la Chiesa e per il Papa. La sepoltura a Milano, ma poco dopo il trasferimento ad Assisi,  dove la sua fama di santità è andata crescendo negli anni.

La guarigione miracolosa di un bambino brasiliano

Quella tomba attirava. Il 5 luglio 2018  il Papa riconosce le sue virtù decretandone la venerabilità. È venuto presto  il “segno dal cielo”, la guarigione di un bimbo brasiliano per sua intercessione. Ora l’iscrizione nell’albo dei beati, con la speranza che tanti, incontrando la memoria di Carlo e le sue spoglie mortali al santuario della Spogliazione, vedano riapparire in sé, oltre tutte le fatiche della vita, un lembo di cielo.

di Domenico Sorrentino
Arcivescovo-vescovo di Assisi
Nocera Umbra - Gualdo Tadino