· Città del Vaticano ·

Il Paradiso nel buio

«Cubicolo delle stagioni» (Roma, Catacomba di Pretestato, particolare, IV secolo)
09 ottobre 2020

Un passo dietro l’altro, nel buio delle gallerie delle catacombe, per raggiungere i sepolcri dei martiri, aiutati dalla flebile luce delle lucerne, dagli spiragli provenienti dai lucernari. Questo lo scenario, che si presentava a san Girolamo, quando ancora giovane, con i suoi amici, al tramonto del iv  secolo, di domenica, si addentrava nella Roma sotterranea cristiana. Questa è l’ambientazione di molte passioni medievali, che guardano al mondo delle catacombe come ad un teatro attraversato dalle tenebre e dalla morte, dalla persecuzione e dal sangue. Questo è l’immaginario collettivo dei tempi moderni, quando i romanzi dell’Ottocento e i kolossal cinematografici del Novecento, ambientarono fughe e scene violente nel buio dei labirinti catacombali.

Ma la visione e la percezione paleocristiana di questi singolari monumenti funerari ipogei rimandano a una realtà estremamente diversa, direi opposta rispetto alle rappresentazioni convenzionali. Nelle gallerie, nei cubicoli, nei loculi delle catacombe si concepì un arredo e un corredo che rallegrassero gli ambienti oscuri, alla ricerca della luce, del colore, di un viridarium , di un ameno giardino costellato di elementi luminosi, come i vetri dorati e i mosaici; multicolori,  come le decorazioni pittoriche; variopinti, come gli arredi in opus sectile .
Tutto contribuisce a combattere le tenebre, tutto tende a vincere il buio, tutto cerca di creare un habitat gaio, felice, quieto. D’altra parte, il rapporto con la morte, per i primi cristiani, abbandona il sentimento della fine e alimenta un concetto provvisorio, che vuole significare l’attesa della resurrezione. E questa attesa, ben definita dal significato etimologico del termine coemeteria , che traduce in latino il termine greco koimetheria , che allude appunto al sonno e al riposo temporaneo, esprime perfettamente l’atmosfera che si doveva respirare in queste rivoluzionarie necropoli comunitarie, che abbracciano i fratelli di fede in una gioiosa comunione, all’insegna della solidarietà.
Specialmente gli affreschi catacombali mostrano un cosmo ordinato e caratterizzato da uccelli, quadrupedi, pesci, fiori, piante, giardini, ovvero tutti quegli elementi che contribuiscono alla rappresentazione del paradiso, inteso come corrispettivo del locus amoenus  di virgiliana memoria.
I defunti, raffigurati in atteggiamento di orante, con le braccia levate e le mani aperte, nella condizione della preghiera continua, del canto di giubilo, di gioia, di ringraziamento, sono calati in veri e propri giardini fioriti o sono immersi in un cielo stellato, in un firmamento costellato di astri luminosi.
Quando i familiari si recavano presso la tomba dei loro cari, nell’anniversario della morte, nel dies natalis  del defunto, si preoccupavano di consumare pasti frugali e rituali, i cosiddetti refrigeria , concepiti come allegri pasti commemorativi, ai quali si riteneva partecipassero i propri cari scomparsi. L’occasione era buona per ricomporre le liti familiari, i dissapori, i conflitti personali. Tutto era animato da un sentimento di amicizia e solidarietà, tutto esprimeva gioia e felicità, tutto viene proiettato nel mondo dell’aldilà, in quel paradiso, a cui i fratelli aspirano durante tutta la loro vita.
Ebbene, in questo paradiso, sono collocati anche i martiri, compagni, amici, protettori, fratelli eccellenti dei defunti ordinari. Ed anzi, proprio i martiri assumono il ruolo di guide affettuose verso il paradiso. La commovente immagine della defunta Veneranda accompagnata dalla martire Petronilla in un giardino fiorito, in una vivace pittura delle catacombe di Domitilla, ci fa capire, sino in fondo, l’intimo rapporto tra le due donne: la martire posa affettuosamente la mano sulla spalla della defunta, quasi per incoraggiarla, per introdurla in questo piccolo paradiso fiorito e profumato.
La religio amicitiae , che lega i martiri ai defunti ordinari è anche mostrata dall’allargamento del rito del refrigerium , del “rinfresco spirituale”, reso concreto dai pasti funebri, al giorno commemorativo dei martiri. E questo a cominciare dai Principi degli Apostoli, ricordati per centinaia di volte nei graffiti della Triclia di San Sebastiano. In questo luogo speciale, una sorta di cortile decorato con transenne, fiori e uccelli, a emulare un ameno viridarium , la comunità cristiana si riuniva, il 29 giugno, quando si ricordavano uno die  Pietro e Paolo. Qui si pranzava, si pregava, si chiedeva l’intercessione dei due campioni della fede, si incidevano tali preghiere sui muri, lasciando preziose testimonianze dei riti semplici, che proiettano in paradiso i gesti dei cristiani dei primi secoli, che dal mondo guardavano all’oltremondo.

di Fabrizio Bisconti