· Città del Vaticano ·

A Bergamo raccolta alimentare per le famiglie bisognose

Condivisione non assistenzialismo

Giovani volontari della Caritas raccolgono derrate alimentari per le famiglie in difficoltà
16 ottobre 2020

Bergamo è stata tra le città più flagellate dal covid-19, soprattutto nei primi mesi della pandemia. Lutti, ricoveri, paura. E, inevitabilmente, ansia per un futuro sempre più complicato perché incerto dal punto di vista del lavoro. Il risultato è che nella provincia lombarda, tra le più ricche d’Italia, oggi sono state censite 4500 famiglie in gravi difficoltà economiche. Cittadini che non riescono ad arrivare alla fine del mese e sono privi delle più elementari forme di sostentamento. È anzitutto per loro che nei giorni scorsi è stata organizzata per la prima volta in città una raccolta, con l’obiettivo di distribuire ai più bisognosi i generi alimentari di prima necessità confluiti nella rete di punti vendita di una nota azienda della grande distribuzione.

L’iniziativa, denominata «Dona una spesa», è stata ideata dalla Caritas diocesana e dalla Società San Vincenzo de’ Paoli, insieme con il Centro di servizio per il volontariato (Csv) di Bergamo, e ha potuto contare sull’appoggio dei 45 supermercati Conad sul territorio. Volontari hanno consegnato ai clienti un sacchetto da riempire con quei generi non deperibili necessari nella dispensa delle migliaia di famiglie bergamasche che vivono in povertà: olio, tonno, legumi, carne in scatola, pasta, farina, biscotti, merendine, zucchero, alimenti per bambini, ma anche prodotti per l’igiene personale. L’obiettivo è di mettere tutto il ricavato a disposizione delle famiglie bisognose attraverso i centri di ascolto parrocchiali di Caritas e le strutture della San Vincenzo sul territorio.

«Già nei mesi più terribili della pandemia erano sorte diverse azioni di volontariato spontaneo, nonostante il momento di forte difficoltà — racconta Oscar Bianchi, presidente del Csv di Bergamo — ma ora è importante dare continuità a quei primi segnali, per dimostrare che di fronte a un problema comune i settori del non profit, del profit e della società civile sono capaci di mettersi insieme per rispondere alle emergenze. E quella di Bergamo è senz’altro una situazione di emergenza, lo confermano i dati: con la pandemia in corso, la Caritas diocesana ha ricevuto 780 richieste di aiuto in più, 350 delle quali da famiglie che non si erano mai rivolte prima a questo servizio.

La fotografia è quella di un’emergenza e di un bisogno crescente a cui è necessario trovare risposte, perché il problema riguarda indistintamente tutti: italiani e stranieri, cittadini ancora in età lavorativa e anziani. Il direttore della Caritas diocesana, don Roberto Trussardi, definisce l’iniziativa  «un segnale di attenzione alle persone più fragili, in questo momento così complesso per la nostra terra. Raccogliere alimenti è naturalmente importante perché il cibo è necessario per molte famiglie bisognose. Voglio quindi ringraziare tutti coloro che si sono dimostrati generosi, donando gli alimenti. Ma è altrettanto fondamentale approfittare di iniziative come questa per fare un passo in più: una raccolta alimentare deve diventare l’occasione per incontrare queste persone in difficoltà, instaurare con loro una relazione e approfondirne la conoscenza. Altrimenti sarebbe solo una forma di assistenzialismo non costruttivo, l’opposto dell’idea alla base di Caritas, secondo cui invece è indispensabile la condivisione, con l’obiettivo di fornire a chi ha problemi gli strumenti per affrontare il vivere quotidiano».

D’accordo con l’importanza di creare un legame forte con chi è in uno stato di bisogno è Serena Rondi, presidente della San Vincenzo de’ Paoli a Bergamo: «Attraverso la consegna del pacco, non solo si risponde al bisogno alimentare ma si entra soprattutto in relazione con famiglie del territorio che si trovano a vivere un momento di fatica economica e sociale», stimolando inoltre la solidarietà tra vicini.

di Valentino Maimone