· Città del Vaticano ·

Questo è il tempo della scelta

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26 settembre 2020

Le parole del videomessaggio che il Papa ha inviato ieri all’assemblea generale dell’Onu sono così chiare e semplici che non necessitano di alcun commento o spiegazione ma solo di essere lette con attenzione e meditate attraverso una riflessione che porti all’azione concreta. Testa, cuore e mani, per usare un’immagine cara a Bergoglio, devono essere toccate e coinvolte, tutte insieme, in un circuito virtuoso che spinga gli uomini a quel “cambio di rotta” posto al centro di questo messaggio che a tratti appare un’esortazione, quasi un grido. La situazione mondiale, esaminata con partecipata, accorata, meticolosità dal Santo Padre infatti «richiede un cambio di rotta, e per questo abbiamo già le risorse e abbiamo i mezzi culturali e tecnologici, e abbiamo la coscienza sociale. Tuttavia, questo cambiamento ha bisogno di un contesto etico più forte, capace di superare la tanto diffusa e incoscientemente consolidata cultura dello scarto». Poche righe prima il Papa si era soffermato ai grandi progressi tecnologici che si sono realizzati negli ultimi anni che dovrebbero servire a rendere più dignitose le condizioni, di vita e di lavoro, delle persone e non contribuire invece ad un loro maggiore sfruttamento. Torna alla memoria il lungo dialogo avvenuto nei primi anni del secolo tra l’allora cardinale Joseph Ratzinger e il filosofo Jurgen Habermas, in cui il primo sottolineava come ad un grande sviluppo della tecnologia non aveva corrisposto un’analoga crescita del livello etico dell’umanità come dimostrava l’esempio dell’energia nucleare, una potenza gigantesca che esige un’altrettanta grandiosa forza morale. Per dirla con le parole dello scrittore inglese Tolkien: stiamo costruendo un mondo di mezzi migliori per fini peggiori.

Il messaggio del Papa, nel fare l’elenco e l’esemplificazione dei problemi che oggi affliggono l’umanità sparsa nei cinque continenti, rimette in ordine le priorità, riflettendo sui fini e, quindi, sui mezzi, ribadendo la centralità della dignità dell’uomo e la difesa di quei diritti umani fondamentali ancora così tanto spesso violati. Sono tanti i temi e le questioni affrontate dal messaggio, dall’accesso al vaccino per il covid-19 all’erosione del multilateralismo, dalla sfida della frontiera dell’intelligenza artificiale alle persecuzioni a causa della fede, dalle crisi umanitarie al problema degli sfollati interni, dal condono del debito alla richiesta di chiusura dei rifugi fiscali, dall’Amazzonia e la questione ambientale alla condizione dei bambini, dalla piaga dell’aborto, alla promozione della famiglia sottoposta a forme di colonializzazione ideologica, dalla condizione delle donne all’urgenza del disarmo nucleare, ma il cuore del discorso è il tema della decisione.

Questo tempo attuale, segnato dalla crisi della pandemia, è per il Papa il tempo della scelta: «Ci troviamo quindi di fronte alla scelta tra uno dei due cammini possibili: uno conduce al rafforzamento del multilateralismo, espressione di una rinnovata corresponsabilità mondiale, di una solidarietà fondata sulla giustizia e sul compimento della pace e l’unità della famiglia umana, progetto di Dio per il mondo; l’altro predilige gli atteggiamenti di autosufficienza, il nazionalismo, il protezionismo, l’individualismo e l’isolamento, escludendo i più poveri, i più vulnerabili, gli abitanti delle periferie esistenziali. E certamente recherà danno alla comunità intera, essendo autolesionismo per tutti. E questo non deve prevalere». Parole chiare, semplici, che non necessitano di alcun commento, ma di ascolto.

Andrea Monda