· Città del Vaticano ·

Messaggio del Pontefice per l’apertura dell’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa

Le nuove povertà reclamano una coraggiosa fantasia della carità

A Syrian refugee holds a baby in a refug...A Syrian refugee holds a baby in a refugee camp set in ...
26 settembre 2020

Di fronte alle «nuove povertà» provocate dalla crisi, è necessario dar vita a una coraggiosa «fantasia della carità», manifestando «sempre più attenta e generosa vicinanza ai più deboli». Lo raccomanda Papa Francesco nel messaggio inviato venerdì 25 settembre ai partecipanti all’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che si svolge in modalità online fino a domenica 27 sul tema «La Chiesa in Europa dopo la pandemia. Prospettive per il creato e per le comunità».

Al Signor Cardinale
Angelo Bagnasco
Presidente del Consiglio
delle Conferenze Episcopali
d’Europa

In occasione dell’Assemblea Plenaria di codesto Consiglio, in programma a Praga, sono lieto di rivolgere il mio cordiale saluto ai Presidenti delle Conferenze Episcopali Europee, assicurando la mia spirituale vicinanza. Desidero esprimere il mio apprezzamento per il tema scelto: «La Chiesa in Europa dopo la pandemia. Prospettive per il creato e per la comunità», ed auspico che il vostro incontro possa offrire un significativo contributo specialmente alle comunità ecclesiali del Continente europeo.

L’esperienza della pandemia ci ha segnato tutti nell’intimo, perché ha intaccato in modo drammatico uno dei requisiti strutturali dell’esistenza, quello della relazionalità tra persone e nella società, sconvolgendo così abitudini e rapporti che hanno modificato anche le condizioni di vita sociale ed economica. La stessa vita ecclesiale è stata coinvolta in modo significativo, costringendo a rimodulare la pratica religiosa: molte attività pastorali sono ancora in attesa di assestamento.

La morte di tante persone anziane, i drammi delle famiglie colte di sorpresa da un dolore grande e minaccioso, i drammi dei ragazzi e dei giovani chiusi in casa, i riti religiosi e i percorsi di formazione cristiana sospesi, hanno indotto non pochi sacerdoti e religiosi a individuare coraggiose vie di servizio pastorale, testimoniando paterna e tenera prossimità al popolo. Di fronte alla esplosione di nuove povertà, è necessario che questa fantasia della carità prosegua, manifestando sempre più attenta e generosa vicinanza ai più deboli.

Le comunità cristiane sono chiamate a rileggere spiritualmente ciò che abbiamo vissuto, al fine di apprendere quanto la vita insegna e per discernere prospettive per il futuro. Si tratta di assumere l’atteggiamento dello scriba che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (cfr. Mt 13, 52).

Assicuro la mia preghiera affinché, per intercessione della Vergine Maria e dei Santi Patroni Benedetto, Cirillo e Metodio, i Pastori della Chiesa che è in Europa possano infondere nei fedeli tutti la certezza della fede, secondo cui qualunque cosa possa succedere nulla ci potrà separare dall’amore di Cristo (cfr. Rm 8, 38-39).

Mentre chiedo di pregare per me, invio a Lei, Signor Cardinale, agli altri fratelli Vescovi e alle rispettive comunità ecclesiali la Benedizione Apostolica.

Roma, San Giovanni in Laterano, 4 settembre 2020

Franciscus
 

Gli interventi dei cardinali Bagnasco e Ouellet

Una società veramente umana non abbandona nessuno


Con un pensiero «alle molte vittime dell’epidemia, a quanti hanno vissuto l’estremo passaggio senza la presenza dei loro cari», ma anche «al popolo sconfinato di coloro che — medici, personale d’assistenza, forze dell’ordine, gestori dei servizi essenziali, volontari, sacerdoti, religiosi e religiose — hanno fatto sentire con la preghiera, la parola, lo sguardo, il gesto, che una società veramente umana non abbandona nessuno», il cardinale presidente Angelo Bagnasco ha aperto, nel pomeriggio di venerdì 25, i lavori dell’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. «Noi crediamo — ha detto riprendendo le parole di Papa Francesco — a una Europa che sia una famiglia solidale, sussidiaria, rispettosa dei diversi popoli», nella consapevolezza che la religione non può restare «una questione puramente privata da confinare ai margini della convivenza». Da parte sua il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, salutando i partecipanti, si è detto certo che «il superamento della pandemia in Europa sarà il risultato della collaborazione di tutti, ma una parte rilevante dipenderà dalla speranza attiva dei cristiani che vivono nella luce del Cristo risorto e spargono carità compassionevole su tutti i bisognosi, senza differenza di colore, etnia o religione». Da qui l’invito a «rimboccarci le maniche per inventare un futuro migliore con realismo, umiltà, fiducia e soprattutto consapevoli di dover testimoniare la speranza per tutti a causa del Risorto presente in mezzo a noi».