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#CantiereGiovani - Per costruire e alimentare un’alleanza tra le generazioni

La mappa di un tesoro nascosto

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14 settembre 2020

Un master dedicato ai formatori


«Il mio cuore è grato — scrive Ilenia Martire, una giovane psicologa di Barletta che lavora a Padova — perché, con questo percorso, ho scoperto che il mio corpo, le mie emozioni e la vita attorno a me sono dei soldati in battaglia con me: non sono sola nel raggiungere la meta, tutto è per me. Sento che nasce in me la gioia nel sapere e vedere che sono libera dal male perché il processo della Vita mi fornisce quanto mi serve per andare in avanti e raggiungere la meta, se resto sveglia e tengo gli occhi aperti. Nessuno si lasci rubare questa gioia!».

Ilenia sta parlando di «Alzati e va’ verso il mezzogiorno», un master che ha appena frequentato, una “palestra” di accompagnamento spirituale e relazionale dei ragazzi, e, contemporaneamente, anche una mappatura del percorso, pensata per chi «intende suscitare nei giovani domande vere». La prima edizione, organizzata dai Frati Minori delle Marche, si è svolta a Loreto, nel Centro Terra dei Fioretti. «Sono nella fase di passaggio da studentessa a professionista — continua Ilenia, parlando della sua esperienza — con il cuore pieno di desiderio di prendermi cura dell’essere umano, dell’uomo e della donna, del bambino e dell’adolescente. Durante il mio percorso di formazione cresceva il desiderio di conoscere l’uomo ma mi scoprivo sempre di più a ridurlo ad una parte, una teoria, una categoria da manuale». Ilenia ha colto il punto: parla di una pericolosa empasse tra teoria e pratica, di un disagio profondo che è alla base della nascita stessa del master. «In questi ultimi otto anni in varie occasioni — spiegano gli organizzatori — abbiamo accolto la sofferenza di operatori pastorali che sentivano la fatica di stare in relazione con chi collaborava con loro. Molte nostre famiglie che operano nel Progetto Nazareth, ci hanno consegnato l’incapacità di aiutare le persone a stare al loro posto, di aiutarle a mettersi in un cammino fino a sperimentare la pace del cuore dentro e verso gli altri».

Un disagio che è facile trascurare, come un inciampo fastidioso, se non si ha chiara la portata della posta in gioco, il futuro dei ragazzi che si incontrano lungo la strada. «La domanda che ci siamo posti è: Come mai queste persone formate dal punto di vista spirituale, persone impegnate seriamente in parrocchia, nel Progetto Nazareth sono bloccate dalla fatica di non riuscire a districarsi nell’universo delle relazioni? Come mai questi nostri fratelli che pregano molto e bene non riescono a indicare la strada per una crescita spirituale, umana e relazionale?».

All’orizzonte non c’è solo il dolore e la fatica del quotidiano, «oltre questa raccolta di storie affaticate e sofferenti — spiegano i frati — abbiamo sperimentato su di noi il dono di una luce nuova. Grati di tutta la formazione ricevuta seria, vera, intensa, gioiosa, abbiamo avuto il dono di avvicinarsi ad un modo diverso di leggere le Sacre Scritture. Non solo esegeticamente, non solo teologicamente, non solo spiritualmente. Anche “relazionalmente”. Abbiamo iniziato a vedere che nelle Sacre Scritture il Signore già duemila anni fa aveva indicato come è fatto l’uomo e la strada per diventare immagine di Dio, come arrivare alla meta (...) e quali sono gli inganni che lo possono frenare. Abbiamo visto che l’uomo, nel suo processo di evoluzione per compiersi, senza saperlo, vive intrappolato in identità false, che lo rendono prigioniero». Tradotto in termini ancora più semplici, l’uomo può essere adulto nella mente e bambino nel cuore. Bambino in senso negativo: affettivamente immaturo, frenato da mille vincoli che non è cosciente di avere.

«Può essere sposato, sacerdote, consacrato — scrivono i frati — e vivere con il cuore attaccato al padre o alla madre o ad altro. Senza rendersene conto e difendendo come un tesoro quel legame invisibile. Ci è stato donato di vedere che l’uomo è diviso. Nella mente pensa di essere sposato, sacerdote, consacrato ma nel cuore è adolescente. Nello spirito pensa di essere cristiano ma nel cuore non si sente mai figlio di Dio. E il corpo rivela sempre con chi il cuore è sposato anche se inconsapevolmente». Senza neanche rendersene conto, spiegano i frati, l’uomo può ripetere la storia del giovane ricco: di corsa era andato da Gesù, forte dell’identità che aveva nella sua mente. Ma ne aveva anche un’altra, di identità, che lo ha bloccato. «Cerchiamo — ribadiscono gli organizzatori — di mettere insieme tutte le dimensioni dell’uomo: spirituale, cognitiva, emotiva, fisica e relazionale. Non lasciando fuori nulla. Ogni cosa è buona, dice il libro della Genesi. Ma nessuna “cosa buona” cresce e può evolvere singolarmente. Il master si colloca tra la Grazia e la natura, si muove in una terra di mezzo e si propone di unirle. Vive “tra” queste due dimensioni. Non si studia solo la psicologia, o la sola spiritualità ma il “tra” che le collega».

di Silvia Guidi