· Città del Vaticano ·

L’Ue chiede rimpatri veloci e un meccanismo di solidarietà per i profughi

In 5.000 nella struttura di emergenza a Lesbo

Profughi si dirigono verso il nuovo campo di Kara Tepe (Ansa)
19 settembre 2020

Sono più di 5.000 i profughi accolti a Lesbo all’interno della nuova struttura di emergenza allestita a Kara Tepe, che ha una capienza di circa 8.000 persone, mentre i lavori sono ancora in corso. Lo rende noto l’Unhcr, spiegando che continuano gli sforzi in Grecia per assicurare riparo ai richiedenti asilo rimasti senza dimora dopo la serie di incendi che hanno devastato il Centro di accoglienza e identificazione di Moria la settimana scorsa. Il sito a Kara Tepe è stato allestito dalle autorità greche, responsabili della gestione e del coordinamento generali delle operazioni di risposta umanitaria, col supporto dell’Unhcr, e di altre organizzazioni.

L’operazione di polizia, avviata il 17 settembre, per trasferire i richiedenti asilo nella nuova struttura è tutt’ora in corso. Per ora non sono stati riportati casi di violenza o di uso della forza. Prima di fare ingresso nella struttura, i migranti sono stati sottoposti a test rapidi per il covid-19. Ad oggi risulterebbero circa 150 casi positivi, tutti posti in quarantena.

Sulla situazione dei migranti a Lesbo e sul progetto pilota del centro di accoglienza europeo nell’isola, si è svolto ieri mattina un video-incontro tra il cancelliere tedesco, Angela Merkel, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il premier greco, Kyriakos Mitsotakis. Lo ha comunicato il portavoce del cancelliere, Steffe Seibert. Prima dell’incontro era arrivata a Berlino la presidente della Commissione. Il nuovo centro — specifica una nota — non dovrebbe occuparsi solo di accoglienza, ma anche di procedure d’asilo.

Intanto, a pochi giorni dalla presentazione del nuovo Patto per la gestione delle migrazioni e dell’asilo presentato da von der Leyen, dall’Ue arrivano una serie di indicazioni: rimpatri veloci dei migranti, stretta collaborazione con i paesi di origine e transito, ma soprattutto un meccanismo di solidarietà obbligatorio, che prevede una serie di misure da mettere in campo a seconda degli scenari e della consistenza dei flussi migratori, compresi i tanto controversi ricollocamenti dei profughi. «È ovvio che la solidarietà volontaria non è abbastanza» ha rimarcato il commissario europeo agli Affari interni, Ylva Johansson, in un’intervista a un gruppo di media europei. «Tutti gli Stati membri devono rispondere secondo la loro grandezza e capacità» ha detto.

L’appuntamento è fissato per il 23 settembre, data che dovrebbe segnare l’inizio delle procedure per cancellare il regolamento di Dublino, come promesso da von der Leyen davanti al Parlamento europeo.