· Città del Vaticano ·

La musa degli esistenzialisti francesi negli anni Cinquanta

Addio a Juliette Gréco

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24 settembre 2020

L’icona della canzone francese, Juliette Gréco, è morta il 23 settembre circondata dai suoi cari nella amata casa di Ramatuelle. La Gréco si affermò nel clima esistenzialista parigino del secondo dopoguerra come interprete, insieme colta e passionale, di canzoni di chansonniers come Jacques Brel e Leo Ferré, e scrittori, come Jean-Paul Sartre e Raymond Queneau. Il timbro scuro, di contralto, della voce, e la sua connaturata teatralità (già a 11 anni Juliette danzava all’Opéra Garnier di Parigi) la resero famosa in Europa e poi negli Stati Uniti, consentendole di lavorare anche nel cinema. Juliette Gréco fu anche un modello di stile: capelli a caschetto, una linea di eyeliner sugli occhi e abiti neri («perché è l’unico colore che mi difende e protegge, con un altro qualcuno potrebbe vedermi»). «Mi chiamo Juliette Gréco e non ho mai avuto uno pseudonimo — scrive nell’autobiografia raccontando gli anni di Saint-Germain-des-Prés, pubblicata in italiano da Rusconi nel 1985 (traduzione italiana di Jujube, 1982) — Sono nata il 7 febbraio 1927 a Montpellier in una giornata che mi hanno detto fosse uggiosa. È stata mia madre ha raccontarmi che quel giorno pioveva ma ha anche aggiunto che ero una bambina fortunata perché la pioggia favorisce la crescita di tutte le piante, anche quelle più velenose». Nello stesso libro racconta che da ragazzina «voleva impegnarsi a diventare santa» nel convento di Dordogne, ma presto nella Parigi occupata dai nazisti, scoprì di avere il “sangue impuro”, perché sua madre era ebrea. La madre e la sorella furono arrestate dalla Gestapo e deportate a Ravensbrück e a Holleinstein, mentre Juliette finì nella prigione di Fresnes, in una cella con tre prostitute. Quelle terribili vicende Juliette se le portò dentro per sempre. Aveva dato l’addio alle scene nel 2015 con il suo ultimo spettacolo teatrale Merci, lo stesso anno in cui uscì in contemporanea la traduzione in dieci lingue della sua seconda biografia, dal titolo Io sono fatta così (Dalai). Indimenticabile è stata la sua interpretazione nello sceneggiato televisivo Belfagor, ovvero il fantasma del Louvre, trasmesso in Italia dalla Rai per la prima volta nel 1966, in cui interpreta il doppio personaggio di Luciana Borel e di Stephanie Borel. Un’interpretazione di alta classe, in cui la Gréco alternava toni malinconici e dimessi e un registro più ruvido e aggressivo.