· Città del Vaticano ·

Dal 24 al 27 agosto il tradizionale pellegrinaggio a Lourdes promosso dalla diocesi di Roma

Viaggio di fede e di speranza

Giovanni Ferraboschi, «Apparizione della Madonna di Lourdes» (1903)
24 agosto 2020

«Quest’anno il viaggio a Lourdes assume un significato particolarissimo in un tempo difficile di pandemia come quello che stiamo attraversando: non ci andremo solamente per ringraziare la Vergine Maria della sua incessante protezione materna ma anche ispirati e confortati dalle parole di Papa Francesco che ci hanno invitato a trarre frutto da questo periodo di profonda angoscia: “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”». Monsignor Remo Chiavarini amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi (Orp), presenta così, in un’intervista a «L’Osservatore Romano», il pellegrinaggio nella cittadina francese, dal 24 al 27 agosto, che ogni anno la diocesi di Roma promuove con la collaborazione dell’Orp e che sarà guidato dal cardinale vicario Angelo De Donatis.

Un cammino che è testimone di rinnovati atti di devozione e affidamento alla Madre di Gesù, la quale, sottolinea Chiavarini, ha salvato la capitale italiana da un contagio ancora più pesante. Un cammino che ha accompagnato e ispirato la preghiera della diocesi fin dall’inizio del lockdown con le celebrazioni quotidiane al santuario della Madonna del Divino Amore volute dal cardinale vicario fin dall’11 marzo.

«La più grande gioia — spiega il sacerdote — è rappresentata dal fatto che l’edizione del 2020 si è potuta realizzare quando fino a poche settimane fa ciò non era per nulla scontato. Tanti infatti erano stati i presagi negativi, acuiti da una diffusione del coronavirus che sembrava non lasciare più spazi per l’aggregazione e che ha colpito anche De Donatis». Poi, con il tempo, la situazione è migliorata, sia in Francia sia in Italia, pur permanendo sempre un’allerta costante, determinando un allentamento delle restrizioni sugli spostamenti e delle norme sul distanziamento sociale. «Mi ricordo che, una volta ristabilitosi dalla malattia, sono andato dal cardinale vicario che mostrava un po’ di scetticismo sulla fattibilità dell’evento. Ma non mi sono scoraggiato e gli ho proposto: “Facciamolo senza paura, prendendo tutte le precauzioni possibili, magari stabilendo piccoli gruppi di persone”».

E così è nata una nuova speranza, tradottasi in breve tempo in una programmazione ben definita con i fedeli che potranno prendere parte a catechesi, celebrazioni eucaristiche, via Crucis e altre processioni. Il tutto ovviamente nel rispetto assoluto delle normative sanitarie vigenti oltralpe, come pure sul territorio italiano, che prevedono l’utilizzo di dispositivi di protezione personale come le mascherine e il distanziamento sociale.

Al pellegrinaggio prenderanno parte anche i vescovi ausiliari Paolo Ricciardi, delegato per la pastorale sanitaria della diocesi di Roma, Guerino Di Tora, Gianpiero Palmieri e Paolo Selvadagi, oltre a cinquanta sacerdoti visto che quest’anno non si è tenuto il tradizionale cammino del clero diocesano che avrebbe dovuto portare i presbiteri in Libano subito dopo le festività pasquali. Sono in fase organizzativa, inoltre, altri due pellegrinaggi: saranno rispettivamente i vescovi ausiliari Guerino Di Tora e Daniele Libanori a condurre i fedeli romani in Terra Santa e a Fátima, nei mesi di settembre (dal 7 al 14) e di ottobre (dall’11 al 14).

«L’organizzazione del pellegrinaggio — precisa con soddisfazione l’amministratore delegato dell’Orp — ha riscosso un consenso che non ci aspettavamo. Le adesioni sono state più del previsto tanto che abbiamo messo a disposizione un intero aereo con circa 185 persone a bordo. Nel numero sono compresi anche cappellani ospedalieri, molti medici e operatori sanitari. Questo dal momento che mettiamo nelle mani di Maria la sapienza della scienza e della medicina perché, non dimentichiamolo, Lourdes, nella visione di fede dei pellegrini, rappresenta il luogo della guarigione».

Ecco allora che il viaggio a Lourdes, ancor di più in questi mesi di contagio in cui esso si trasforma in modo più intenso in metafora della vita, diviene pure un’opportunità per ridare vigore alla vita religiosa delle comunità e allo spirito missionario della diocesi. La decisione di tornare in questi luoghi santi, puntualizza monsignor Chiavarini, scaturisce dal fatto che là è più forte l’azione dello Spirito, la vera sorgente dell’evangelizzazione. «Nella grotta — osserva — sono presenti la roccia, simbolo della fede, e l’acqua, simbolo di battesimo e purificazione. Abbiamo molti motivi per prenderci un tempo di preghiera in questi luoghi di speciale vicinanza al Signore, cercando di capire cosa ci chiede, cosa si aspetta da noi tramite questa difficile prova. Possiamo ringraziarlo per aver protetto le nostre vite, ma anche chiedere aiuto per tutte le nostre necessità, così come consegnare nelle sue mani tutte le persone a noi care. Diamo alla nostra città un’occasione di rinforzare la fiducia e la speranza, di sentirci confortati e rassicurati, di crescere in un vero senso di solidarietà». Andare a Lourdes, ribadisce il sacerdote, significa avere un momento di sosta, di silenzio e di contemplazione nella propria vita, «vivere un’esperienza di vera spiritualità per arrivare a Dio tramite la tenerezza di Maria».

di Rosario Capomasi