· Città del Vaticano ·

Le idee

Strade per il futuro

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29 agosto 2020

La nuova Europa non potrà avere fondamenta solo nell’economia, nella finanza, negli accordi politici, nella diplomazia. Ha bisogno di valori collettivi e, per quanto possa sembrare strano, di sentimenti concordi che la guidino, la indirizzino, ne interpretino l’animo profondo e indichino una speranza nel futuro. Le patrone d’Europa, le sante, cui gli abitanti del vecchio continente si sono affidati, indicano modelli, valori, strade da seguire. La loro santità può trasmettere vitalità e nuova forza a un’idea che spesso vacilla. Per questo, anche per questo, dedichiamo loro un numero di Donne Chiesa Mondo.

Quando nel 1999 la Chiesa ha deciso di affidare l’Europa a tre patrone - Santa Brigida di Svezia, santa Caterina da Siena, santa Teresa Benedetta della Croce - ha fatto una scelta di unità geografica (Brigida viene dall’estremo nord d’Europa; Caterina da Siena, toscana, rappresenta la parte centrale e mediterranea del continente; Teresa Benedetta della Croce i paesi dell’est). Ma non si è limitata a questo.

Ha riconosciuto il ruolo svolto dalla santità femminile e ha affermato l’esigenza di rilevare una differenza fino a quel momento evidentemente trascurata fra due santità: quella maschile ampiamente riconosciuta e quella delle donne, forte e diffusa ma non ancora distinta. In queste pagine, nelle storie delle sante cui ciascun paese ha scelto di affidarsi e in quella delle tre patrone del continente europeo, cerchiamo di andare alle radici della santità femminile cui l’Europa si è affidata, ai valori cui il vecchio continente deve ispirarsi se vuole avere un futuro. E, soprattutto, ai modelli cui possono guardare le donne europee, credenti e no, oggi protagoniste di un cambiamento ancora insufficiente. Il racconto della vita delle patrone è stato affidato a studiosi e studiose e ad alcune scrittrici seguendo l’idea che la letteratura possa esprimere sguardi diversi sui moti dell’animo umano, le infinite strade della fede e quindi raccontare con più ricchezza la peculiare santità femminile, i modi in cui è capace di farci comprendere il mondo. La scelta che abbiamo compiuto non è usuale ma si è rivelata felice. Le diverse chiavi di approccio, l’abbandono al racconto, l’inevitabile identificazione con l’oggetto della propria narrazione mostrano non solo ciò che le sante patrone sono state, ma i messaggi, la ricca eredità che ci hanno lasciato e di cui oggi tutte possiamo ampiamente disporre. La santità femminile europea ci pare innanzitutto intessuta di fiducia. Fiducia in Dio che diventa fiducia in se stesse portando le patrone a compiere azioni che sembravano, e ancor oggi sembrano, impossibili. Fu questa fiducia assoluta a spingere Caterina, donna povera e non istruita, a un’opera pacificatrice che pareva irrealizzabile in un tempo lacerato da conflitti, che la portò a chiedere alla Chiesa coerenza e rigore morale, sradicando “le piante fradicie” e sostituendole “con piante novelle fresche e olezzanti”. E fu l’infinita fiducia in Dio e in se stessa che indusse Brigida a lasciare le terre del nord, a raggiungere Roma e a svelare ai pontefici i disegni di Dio, ad ammonirli contro il peccato. La fiducia delle sante europee in se stesse e nella vita, diventa audacia, che le spinge a sfidare il mondo maschile - quello medievale, come avviene per Caterina e Brigida, quello più recente per Edith Stein - su un terreno che pare consegnato solo agli uomini: il misticismo, l’esperienza spirituale che congiunge direttamente a Dio, senza alcuna mediazione degli uomini e della Chiesa. Edith Stein, nata da famiglia ebrea, allieva del filosofo Husserl, convertita al cristianesimo, monaca di clausura a Colonia, deportata ad Auschwitz e morta nel campo di sterminio, rivendica con forza e ardimento l’unione della sua anima con Dio. È proprio quest’unione che la induce a opere audaci e inammissibili, portandola a esplorare la ricchezza della femminilità e la concreta condizione delle donne. E a fare di questo un terreno di battaglia culturale e sociale.

Viaggiano molto le sante di cui riportiamo la storia, percorrono l’Europa e l’Italia, traversano mari e superano montagne. Il pellegrinaggio nella loro vita è una dimensione dell’anima e un’altra dimostrazione dello speciale rapporto con Dio. Lo usano per conoscere e cambiare gli uomini e le cose, intervenire nelle dispute del tempo, nelle vicende della Chiesa. I loro sono anche pellegrinaggi interiori, alla ricerca di se stesse e di uno speciale rapporto col divino. È l’esperienza di santa Teresa d’Avila, che racconta momento per momento la sua vicinanza a Dio o meglio come, passo dopo passo, Dio è entrato nel suo cuore. E’ quella di santa Teresa di Lisieux, che scopre nella sete d'amore dell’infanzia l’amore di Dio e verso Dio. Bisogna avere mota fiducia in se stesse per proporre Dio con la forza e la determinazione delle sante patrone d’Europa. Per candidarsi a un protagonismo che diventa forza e autorevolezza. Questo oggi ci consegnano. E per gli uomini, ma soprattutto per le donne europee, non è poca cosa.

Ritanna Armeni