· Città del Vaticano ·

All’udienza generale il Papa prosegue le sue riflessioni sulle questioni poste dalla pandemia

Non si esce dalla crisi senza “guarire” da ingiustizie e diseguaglianze

Categoria disparità, Terzo posto, Antonio Manidi, 'Ricchezza e povertà, contrasti dei tempi ...
19 agosto 2020

Sarebbe triste se il vaccino contro il covid-19 privilegiasse i più ricchi e non fosse universale


La pandemia è una crisi; e da una crisi si esce migliori solo se alla guarigione «fisica» si accompagna la guarigione dalle «grandi e visibili ingiustizie sociali». Papa Francesco è tornato a riflettere sull’attualità dell’emergenza covid-19, dedicando l’udienza generale del 19 agosto al tema «L’opzione preferenziale per i poveri e la virtù della carità».

La terza catechesi del ciclo di riflessioni sulle conseguenze del coronavirus e sulla necessità di «guarire il mondo» — inaugurate mercoledì 5 — ha offerto al Pontefice l’occasione per lanciare un forte appello a superare le diseguaglianze anche in campo sanitario e a «progettare la cura del virus privilegiando coloro che ne hanno più bisogno». Sarebbe triste infatti, ha constatato, «se nel vaccino per il covid-19 si desse la priorità ai più ricchi» e se il farmaco «diventasse proprietà di questa o quella Nazione» anzichè essere a disposizione di tutti. Ma sarebbe altrettanto scandaloso, ha aggiunto, «se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando — la maggior parte con denaro pubblico — si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato»: quattro criteri irrinunciabili, ha puntualizzato, «per scegliere quali saranno le industrie da aiutare».

Per Francesco — che ancora una volta ha tenuto l’incontro nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano senza la presenza di fedeli, proprio in ossequio alle misure prese per contenere la diffusione del contagio — la pandemia ha aumentato «diseguaglianze e discriminazioni» nel mondo, aggravando la già difficile situazione dei poveri. Per questo la risposta da dare deve essere duplice: da un lato, «è indispensabile trovare la cura per un virus piccolo ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero»; dall’altro, «dobbiamo curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli».

Riaffermando perciò «l’opzione preferenziale per i poveri» — definita non una scelta «ideologica» ma una «esigenza etico-sociale che proviene dall’amore di Dio» — il Pontefice ha invitato ad affrontare a viso aperto «le ingiustizie sociali e il degrado ambientale» attraverso la promozione di «un’economia di sviluppo integrale» che superi la mera logica dell’assistenzialismo e sia a «beneficio della gente comune».

Per il Papa si tratta, in sostanza, di impegnarsi a “disegnare” un sistema economico-sociale «dove le persone, e soprattutto i più poveri, siano al centro», favorendo in particolare la creazione di «posti di lavoro dignitosi» e impegnandosi a contrastare i «danni inflitti alla casa comune». E tuto ciò va fatto «a partire dall’amore di Dio, ponendo le periferie al centro e gli ultimi al primo posto».

L'udienza generale