· Città del Vaticano ·

L’economia secondo suor Alessandra Smerilli

Non è una scienza triste

Suor Alessandra Smerilli
26 agosto 2020

Chi conosce la storia del pensiero economico si misura col fatto che tutti i più importanti economisti sono uomini: Smith, Ricardo, Marshall, Keynes, Friedman. Muove da questa evidenza una conversazione estiva con Tommaso Scotti, nemmeno trent’anni, laureato alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano e ora Sturtup Analyst in una società che si occupa dell’impatto economico delle nuove iniziative imprenditoriali. Come capita spesso coi giovani, gli ho proposto la lettura di un libro appena uscito, l’ultimo di Alessandra Smerilli, Donna Economia. Dalla crisi una nuova stagione di speranza (Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2020, pagine 192, euro 16). Trovo molto interessanti le impressioni di ragazzi freschi di studi e non troppo prigionieri di paradigmi del passato. È una generazione che va subito al punto e questo è di grande aiuto. Inizio anch’io in modo molto diretto: «Tommaso, che effetto fa tenere tra le mani un volume che accosta i termini “donna” ed “economia” per di più scritto da una suora? Come credi possa risuonare nel mondo dei tuoi studi e del tuo lavoro la sua proposta?».

Si può partire da una constatazione. Nel pantheon della scienza economica non figura neanche una donna e pare nessuna donna abbia potuto contribuire a plasmare il modo in cui si pensa l’economia, che quindi poggia su assunti e valutazione prettamente maschili. Ciò che ne è venuto ha generato una precisa rappresentazione dell’homo oeconomicus: un ipotetico essere razionale e privo di sentimenti, che si muove per massimizzare il proprio interesse e null’altro.

Ebbene, a dispetto di quanto il titolo possa far pensare, il libro di suor Smerilli non vuole tanto popolare il cielo economico di nuove divinità femminili, sebbene non manchi di presentarci alcune studiose e le loro geniali intuizioni. Piuttosto, in un senso diverso l’autrice vuole esplorare l’altra metà del cielo, quella di un’economia basata sulla cooperazione, sull’interesse collettivo, sulla difesa dell’ambiente e su un consumo responsabili, che possa riportare ad una visione della scienza economica più vicina all’etimologia della parola. Economia, lo sappiamo, deriva da oikonomía, letteralmente “gestione delle casa”, arte che per secoli, nelle società patriarcali, è stato appannaggio della donna. Casa che oggi possiamo tuttavia intendere sia come le quattro mura domestiche, sia come il creato, nostra casa comune.

«Come è strutturato il volume? — chiedo a Tommaso — Quanto lo hai trovato fruibile per il lettore medio, che magari non mastica di economia, ma avverte di trovarsi in un mondo in cui capirne è essenziale per non esser dominati da processi indecifrabili?». Nella prima metà del libro ci si immerge in profondità nella fredda razionalità della teoria economica, e lo si fa con un’attenta analisi della teoria dei giochi e in particolare del dilemma del prigioniero. Senza entrare nei dettagli di giochi e dilemmi, la teoria vuole che l’individuo si comporti in modo egoistico e non cooperativo, pensando al suo solo tornaconto e non fidandosi del prossimo. Scopriamo però che la pratica mostra tutt’altro, ovvero che nella metà dei casi i giocatori non si comportano in modo razionale (secondo definizione economica), ma scelgano invece di cooperare. L’autrice prosegue quindi dando evidenza a una serie di teorie valide a spiegare questo scostamento tra ipotesi e realtà, teorie che non vogliono sostituire quanto postulato in precedenza, quanto piuttosto allargare il concetto di razionalità, inserendovi elementi fino ad ora non considerati, quali la cooperazione tra individui e, soprattutto, il pensiero di gruppo, ovvero che l’individuo può prendere decisioni non soltanto in base al proprio tornaconto personale, ma anche in base a cos’è meglio per la comunità di cui fa parte. Con questa carrellata teorica, sembra di capire, Smerilli ci porta quindi a considerare non solo l’individuo ma anche i rapporti tra gli individui, tema chiave non tanto per la sensibilità cattolica, quanto evidentemente per la fondazione stessa dell’economia… Proprio così e nella seconda parte del libro si iniziano a considerare aspetti che scaturiscono proprio dal rapporto tra persone. L’autrice accompagna quindi attraverso riflessioni, teorie e nuove idee sul legame tra l’economia e la vita: vengono in primo piano temi come il nostro rapporto con la terra, la fame continua di beni, le trasformazioni del lavoro, il nostro impatto come singoli sull’intero, la natura e la vocazione della finanza. Tutto il libro permette così di ragionare, ricevere spunti e anche basi teoriche che consentano di ripensare l’economia, facendola progredire rispetto alla sua immagine di “scienza triste” e avvicinare di più a quello che è l’origine e il senso del suo nome, la cura della casa, ma anche del nostro mondo e di tutti coloro che ne fanno parte. Torniamo infine al titolo del libro: Donna Economia. Pare di capire che non si tratti di un volume che porta avanti istanze femministe, bensì di un’attenta analisi economica. Sì, un’analisi però che si concentra su tutto quello che non è freddo calcolo, mero individualismo e ricerca di interesse. È l’analisi di un’economia altra rispetto a quella che ereditiamo dai grandi pensatori del nostro pantheon economico e che allarga il respiro della scienza economica ad un mondo fatto di relazioni e slancio per il prossimo, di felicità e di dignità. E vediamo allora un’economia che non è più fredda scienza calcolatrice, matrigna, ma Donna, con istanze materne che, pace all’anima loro, fini pensatori quali Smith, Keynes o Mill non avevano, o forse non hanno saputo manifestare appieno.

Rimane il fatto che, anche grazie ad Alessandra Smerilli, quando le donne prendono parola può avvenire un importante cambio di registri, che ben oltre un libro e più in là della stessa economia raccomanda un pensare e un fare in cui modi d’essere differenti diano forma a equilibri nuovi. «Maschio e femmina li creò» vien da dire, perché non solo la casa, ma il lavoro, la ricerca, la convivenza umana, la Chiesa stessa, di questa evidenza portassero il segno. Ai giovani piace un mondo così e, se tanti valori sembrano smarriti, la capacità di cooperare e il desiderio di nuovi modelli di riferimento, tramontate le ideologie, dà al vangelo spazio di sprigionare la sua dolce carica rivoluzionaria.

di Sergio Massironi