· Città del Vaticano ·

L'avventura della fede

Missionaria con gli speroni

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04 agosto 2020

Suor Blandina leggenda della Frontiera americana


Quando l’arcivescovo di Santa Fe, Michael Jarboe Sheehan, nel 2015 annunciò di aver ricevuto dal Vaticano il nulla osta all’apertura della causa di beatificazione, i cattolici del Nuovo Messico fecero festa. In Italia però in pochi prestarono attenzione a una storia umana che sul finire del XIX secolo aveva catturato l’attenzione della stampa americana: la storia di una ragazza che aveva scelto di servire Dio tra i pionieri delle terre del West. E che era entrata nel mito della Frontiera americana.

Rosa Maria Segale nacque nel 1850 a Cicagna (nell’entroterra della provincia di Genova) e s’imbarcò con i genitori dal molo di Genova nel 1854. La grande migrazione era ancora lontana e il piccolo nucleo raggiunse la città di Cincinnati, nell’Ohio ancora in gran parte selvaggio e aspro. Terra di grandi opportunità, l’America si apriva ai suoi nuovi immigrati come uno scrigno ma bruciava nel contempo tante illusioni per chi era in cerca di facile guadagno. La strada di Blandina (il nome con il quale prese i voti ed è nota) fu invece costellata dalla vocazione religiosa e a 16 anni l’adolescente italiana entrò in convento per dedicarsi a Dio e ai sofferenti. Nonostante l’ingresso nell’ordine religioso delle Sorelle della Carità, Blandina avrebbe conservato però il suo carattere eccezionalmente vivace e la sua energia indomita, tratti peculiari di una vita spesa continuamente al servizio della gente.

Il primo contatto con il lato più selvaggio della frontiera americana sarebbe arrivato per l’intrepida suorina all’età di 22 anni: Trinidad la destinazione, una sperduta cittadina nell’ovest, che la spaesata ligure confuse con una città dislocata nei Caraibi. Per raggiungere l’avamposto di frontiera la religiosa dovette usare la ferrovia fin dove arrivavano le rotaie (erano gli anni della costruzione delle prime reti ferrate) e la diligenza per il resto del tragitto. Nel raggiungere la missione in Colorado suor Blandina ripassò il suo spagnolo che avrebbe poi utilizzato giornalmente nei rocciosi altipiani dello Stato americano. Arrivata a destinazione, si mise subito all’opera con una solerzia che tutti avrebbero imparato a conoscere bene. Obiettivo principale della sua missione personalissima, quello di costruire una scuola pubblica nella piccola comunità di Trinidad. Nella cittadella americana ebbe modo di conoscere le personalità locali, a iniziare dai giudici del tribunale itinerante (un’istituzione tipicamente di frontiera) ed entrò in grande amicizia con il capo indiano Rafael della tribù degli Ute, che anni addietro erano insorti contro i coloni mormoni dell’Utah.

La missionaria divenne un’attivissima promotrice di una campagna per l’abolizione del linciaggio, una soluzione “sommaria” che condannava senza troppi complimenti chiunque fosse stato ritenuto colpevole di ladrocinio di animali. Una battaglia infuocata quella condotta dalla suora italiana in uno scenario in cui la giustizia sommaria era pratica diffusissima: testimone diretta del linciaggio perpetrato ai danni di quattro disgraziati messicani (in seguito scagionati dalla confessione dei veri colpevoli), Blandina si batté con tutte le forze per introdurre nel posto di frontiera un minimo di dignità giudiziaria, conquistandosi perfino la simpatia di Henry McCarty, meglio conosciuto come Billy the Kid. Il pistolero entrò nella vita di Blandina Segale grazie a un compagno della sua famigerata banda, rimasto ferito e abbandonato da tutti in una malsana baracca alla periferia del paese. La suora curò e nutrì per settimane il ferito, arrivando a salvarlo dal suicidio e sottrasse a sicura morte anche i quattro medici del paese, rei agli occhi di Billy the Kid di non aver voluto medicare l’uomo. La giovane italiana riuscì con il proprio coraggio e la propria fede ad aprire uno spiraglio di umanità nel glaciale bandito dalla faccia di ragazzino, ottenendo la grazia per i medici e l’inizio di un’amicizia che si sarebbe protratta fino al giorno dell’uccisione da parte dello sceriffo Pat Garrett.

Accolta dopo quell’esperienza come una vera eroina, la giovane sorella della Carità continuò imperterrita nel suo obiettivo primario di edificare una scuola pubblica e lasciò dopo poco Trinidad per dirigersi verso Santa Fe. Nella città del Nuovo Messico — destinazione finale della mitica pista carovaniera (il «Santa Fe Trail») che iniziava nel Missouri — l’italiana trovò un clima molto simile a quello della sua città natale e una popolazione in maggioranza cattolica. Le conversioni quindi non rientravano tra le fatiche peculiari della sua opera quotidiana. Ma suor Blandina non era donna capace di oziare in una tranquilla e ritirata vita di preghiera. Con la stessa energia con cui aveva costruito la prima scuola pubblica a Trinidad, si apprestò a dare inizio all’edificazione dell’ospedale di Santa Fe. Raccolse elemosine tra gli operai delle ferrovie, i minatori e i tanti coloni che terminavano la loro marcia verso l’ovest scendendo dai traballanti carri Conestoga chiamati “le navi della prateria”; accettò un lavoro manuale per un’impresa di pompe funebri e si adoperò con tutta la sua proverbiale energia. Alla fine riuscì nel suo intento, fondò anche una scuola di orfani a cui diede assistenza scolastica e familiare e visse inoltre la soddisfazione di vedere le camerate del “suo” nosocomio schiarite dalle prime illuminazioni a gas. Nella città consacrata alla santa fede (in quegli anni si costruì la splendida cattedrale di San Francesco d’Assisi) la religiosa genovese ebbe modo di incontrare ancora una volta Billy the Kid, rinchiuso nelle carceri della città. Isolato in una cella di massima sicurezza e incatenato al muro e al pavimento, il bandito scontava nella città di frontiera la minaccia di assassinare il governatore Lew Wallace, stimatissimo uomo politico e apprezzato autore di un romanzo, Ben-Hur, che avrebbe raccolto fama e successo in tutto il mondo.

Lasciata la città di Santa Fe, suor Blandina affrontò la nuova tappa della sua vita missionaria trasferendo le sue energie nella città di Albuquerque, fondata tre secoli prima dal conquistador spagnolo Francisco Vázquez de Coronado y Luján. Nell’assolata cittadina del deserto del Nuovo Messico, la piccola e infaticabile missionaria ligure ebbe modo di conoscere un gruppetto di affiatati gesuiti italiani, anch’essi impegnati nel lontano sud-ovest nelle missioni roccaforte della Compagnia di Gesù (era questa la terra evangelizzata secoli prima dal geografo padre Kino).

Henry McCarty, alias Billy the Kid, intanto era di nuovo in fuga ed era ritornato a spadroneggiare a pochi chilometri di distanza, in quella città di Lincoln che sarebbe passata alla storia per la lunghissima scia di sangue lasciata alle spalle dalle due bande — capitanate rispettivamente da Jimmy Dolan e John Tunstall — che si contendevano il territorio (l’avrebbero chiamata “la guerra della contea di Lincoln”).

Durante il viaggio di avvicinamento alla nuova destinazione la religiosa ebbe di nuovo un fugace incontro con il bandito latitante: spronato il cavallo all’inseguimento della diligenza da rapinare, Billy the Kid mollò istantaneamente la presa riconoscendo nella piccola sagoma nera il volto della giovane donna conosciuta a Trinidad.

Arrivata sana e salva ad Albuquerque e circondata dalla stima profonda degli altri passeggeri scampati a probabile morte, l’infaticabile italiana si mise subito all’opera creando dal nulla una biblioteca pubblica e avviando, insieme alle altre sorelle di Carità, la scuola statale Nostra Signora degli Angeli nella vecchia cittadella messicana. Costruita in mattoni e sostenuta da travi in legno, la scuola aveva pavimenti fatti di fango, un materiale edilizio comunissimo nelle desolate lande delle pianure americane e fungeva contemporaneamente anche da convento e da ospedale. Suor Blandina seguì con attenzione l’evoluzione di questa giovane città che si stava riorganizzando intorno allo scalo ferroviario appena inaugurato e intuì che nel nuovo quartiere ci sarebbe stata la possibilità di realizzare un’altra delle sue eccezionali opere edilizie: la scuola pubblica del distretto numero 12, un’accademia scolastica che portava lo stesso nome dell’istituto della città vecchia. Nella città più popolosa del Nuovo Messico, la missionaria si prodigò per costruire anche il Saint Joseph Hospital.

L’ultima tappa dell’itinerario di frontiera riportò la religiosa a Trinidad dopo dodici anni di assenza. In una città integrata nel mondo produttivo americano l’ormai attempata suora di Carità svolse i suoi insegnamenti missionari per fare ritorno dopo qualche anno nella sua città d’infanzia, Cincinnati. L’ultimo compito fu dedicato ai suoi connazionali, i tanti emigrati giunti nelle città americane in cerca di lavoro e di speranze migliori. E ancora una volta Blandina si sarebbe distinta per intraprendenza, nonostante l’età, fondando il primo centro di accoglienza italiano negli Stati Uniti.

Rosa Maria Segale cavalcava come un cowboy tra Nuovo Messico e Arizona, con il vangelo e i libri di scuola nelle borse, curando i nativi e difendendoli dai maltrattamenti, insegnando ai bambini, e cercando di fermare il traffico di donne ridotte a schiave del sesso. Si guadagnò i soprannomi di “suora più veloce del West” e “suora con gli speroni” entrando anche nel palinsesto del canale televisivo Cbs, che le dedicò una puntata di Death Valley Days intitolato «The Fastest Nun in the West».

La religiosa nata a Cicagna (che le intitolò una delle sue piazze) raccontò la sua vita nelle zone a est del Rio Grande e a sud delle Sangre de Cristo Mountains in un diario, At the End of the Santa Fe Trail, che, pubblicato la prima volta nel 1932, le valse anche l’appellativo di prima scrittrice italo-americana. Morì a Cincinnati il 23 febbraio 1941 e gli Stati Uniti che si apprestavano a entrare in guerra appresero con distrazione della sua dipartita. Ci volle però poco tempo a suor Blandina per essere ricordata. La frontiera aveva perso la sua missionaria ma trovato un’altra leggenda.

di Generoso D’Agnese