· Città del Vaticano ·

Un saggio di Nicolas Steeves sull’immaginazione

Mediatrice tra mondi, regina delle facoltà

Marc Chagall, «Pioggia» (1911)
06 agosto 2020

Per uscire dalla crisi pandemica e più in generale per disegnare il futuro all’interno di un tempo di cambiamenti radicali come quello che stiamo vivendo è necessaria l’immaginazione.

A torto considerata la «matta di casa» come afferma Jean Paul Sartre o la fonte di pericolose derive come denuncia Blaise Pascal, essa è una funzione spirituale dell’animo umano indispensabile per potersi relazionare con Dio e con gli altri in modo creativo. Così per Charles Baudelaire essa è «Facoltà misteriosa, questa regina delle facoltà! Essa coinvolge tutte le altre; le eccita le spinge alla lotta. Talvolta, somiglia loro a tal punto da confondersi con esse, e nondimeno è sempre assolutamente se stessa, e gli uomini che non ne sono commossi si riconoscono facilmente da non so quale maledizione che dissecca le loro opere come il fico del Vangelo».

Per esplorarne e gustarne tutte le armoniche, oggi abbiamo a disposizione un importante testo del gesuita, docente alla Pontificia Università Gregoriana, Nicolas Steeves, Grazie all'immaginazione. Integrare l'immaginazione in teologia fondamentale (Brescia, Querinana, 2018, pagine 416, euro 38) che disegna una mappa, per riscoprire la centralità di questa categoria. La filosofia se n’è accorta fin dai suoi primordi e offre delle imprescindibili pietre di paragone per la sua reintegrazione anche nella teologia e quindi nella vita spirituale del cristiano.

L’immaginazione è essenzialmente mediatrice tra mondi, tra le dimensioni del reale e quelle del possibile. Per rimanere fedele a se stessa non deve eccedere in un senso o nell’altro. È questa ad esempio la lezione che Steeves raccoglie da Platone. Dopo averne ricostruito la complessa e articolata analisi in relazione all’immaginazione afferma che «le immagini del mondo mobile conducono al mondo eterno, purché mantengano il loro rango di rappresentazione mediana. Il mezzo non deve prendersi per il fine: ecco un limite da notare. A questa condizione, potremo integrare l’immaginazione in teologia fondamentale».

Il medioevo cristiano ha accentuato l’analisi dei pericoli in cui l’immaginazione può incorrere, in quanto si trova all'interno di un campo di forze positive e negative. Così Tommaso «Come Bonaventura pensa che il demone possa impadronirsi dell’immaginazione: pietra di paragone filosofica per la teologia del discernimento spirituale delle immagini».

Con questo approccio viene investigata anche la filosofia moderna che rischia di esaltare l’immaginazione oltre ogni limite, avendo posto l'uomo al centro di tutta la realtà. È Immanuel Kant che però ne istruisce i limiti e ne fonda la capacità di generare modelli per la conoscenza e per la vita etica, per cui: «Quali pietre di paragone offre Kant alla nostra teologia? Un’immaginazione produttrice, fonte di creatività e di espressione artistica, di conoscenze e di pensiero. E di che fondare l’immaginazione paradigmatica, che ci sarà utile tanto nella sistematica che nell'etica». La fenomenologia introduce poi il tema dei rapporti interpersonali «punto capitale in vista di un’immaginazione condivisa nella Chiesa».

Dal punto di vista più direttamente teologico, Steeves ricorda come l’immaginazione sia fondamentale per intendere sia la rivelazione sia la fede. Dio si è rivelato infatti attraverso un ricco repertorio immaginativo come testimonia ad esempio l’Apocalisse. Nel bene e nel male, non a caso l’Apocalisse è uno dei testi che ha avuto, al pari delle parabole evangeliche, una grande risonanza per la vita dei cristiani, per l’arte e per la cultura in genere. L’ultimo testo delle Scritture, grazie al largo impiego dell’immaginazione, è oggi particolarmente attuale poiché «grazie all’immaginazione di Giovanni, l’Apocalisse ostacola l’egemonia culturale dell’Impero romano. Quest’ultimo opera mediante un immaginario ufficiale che bombarda i cristiani con la visione romana del mondo – un bombardamento a tappeto che non può non ricordare l’egemonia attuale dei grandi media e delle reti sociali (...) di fronte a questo eccesso di immagini, l’Apocalisse salva i cristiani fornendo “contro-immagini” che imprimono negli auditores una visione diversa del mondo». Solo ribaltando l’immaginario corrente infatti è possibile che il cristianesimo possa risorgere.

Al centro di questa opera di rivelazione attraverso l’immaginazione troviamo l’imago Christi in quanto per Steeves «la forma del Cristo deve essere la fonte e il vertice della nostra teologia». Per declinare il rapporto tra Gesù e l’immaginazione il nostro autore si serve di un ricco armamentario desunto dalle riflessioni della fenomenologia di Jean Luc Marion, integrata poi dallo sguardo teologico del cardinale John Newman e di Hans Urs von Balthasar. La rivelazione istituisce così anche un dialettica feconda tra fede e immaginazione in quanto «rispondendo a una Rivelazione salvifica, la fede aiuta a salvare l'immaginazione rendendola più reale e realista quanto al sapere e più realizzatrice quanto all'agire».

In questo modo, l’immaginazione al servizio della rivelazione e della fede diventa un potente quanto ancora sottovalutato alleato per l’evangelizzazione missionaria che ci attende.

di Marco Tibaldi