· Città del Vaticano ·

Il cardinale Bassetti alla messa conclusiva del meeting di Rimini

Lo stupore ci avvicina ai profeti

Raffaello Sanzio, «Pesca miracolosa» (1515-1516)
24 agosto 2020

«Senza meraviglia e stupore la vita perde il suo senso e svilisce. Mentre l’incanto e la commozione risvegliano in noi qualcosa di altro, che va al di là del semplice approccio umano, inonda l’anima di beatitudine e ci fa rivolgere lo sguardo all’eterno». Un forte richiamo a non scoraggiarsi e ad abbandonarsi alla grazia di Dio è stato espresso dal presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, nell’omelia della messa conclusiva del Meeting per l’amicizia tra i popoli, tenutosi a Rimini dal 18 al 23 agosto, dal tema «Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime». E proprio partendo da tale frase, tanto amata da don Giussani e tratta da un’opera filosofica del rabbino polacco naturalizzato statunitense Abraham Joshua Heschel, il porporato, richiamando le parole di Papa Francesco nel suo messaggio di saluto ai partecipanti — «lo stupore è davvero la strada per cogliere i segni del sublime, cioè di quel Mistero che costituisce la radice e il fondamento di tutte le cose» — ha elaborato alcune riflessioni strettamente legate a questi tempi di trepidazione.

La meraviglia, ha sottolineato Bassetti, è la forma tipica del pensiero dei profeti, come lo stesso presidente della Cei aveva già osservato durante l’omelia pronunciata nella basilica di Santa Cecilia in Trastevere per la festa di san Benedetto, rimarcando come questi giorni siano, senza dubbio, «il tempo dei profeti, il tempo di coloro che sanno mettersi in ascolto, ogni giorno, della parola di Dio e sono in grado di leggere in profondità il mondo che ci circonda». Dobbiamo comportarci come san Paolo, attonito e meravigliato davanti alla sapienza di Dio, «i cui giudizi, scrive, sono insondabili e le cui vie sono inaccessibili», ha aggiunto. Però, così come ha fatto Paolo, non dobbiamo frenarci davanti alla meraviglia della presenza del Signore ma “utilizzare” lo stupore per comprendere la sua pienezza di amore e percepire «la sublimità del mistero di Cristo». Anche san Pietro, ha proseguito il cardinale, «dev’essere stato preso molte volte dalla meraviglia, come nell’episodio della pesca miracolosa, che gli ha permesso di leggere i segni del tempo straordinario che stava vivendo e riconoscere l’identità di Gesù».

I santi Pietro e Paolo, oggi più che mai, continuano ancora a esortarci, evidenzia il porporato, ad avere «la forza di scrutare i segni dei tempi e di dire parole profetiche, con le labbra e, contemporaneamente, con la testimonianza di vita». E, leggendo la Bibbia, possiamo tranquillamente vedere che i profeti «da una parte non avevano timore di sferzare il popolo, soprattutto i governanti e responsabili religiosi, per condannare le ingiustizie e le infedeltà; dall’altra parte, però, incoraggiavano e spronavano nei momenti difficili, e rappresentavano l’unica voce di speranza in tempi di disperazione», ha spiegato. Il riferimento è all’episodio delle ossa inaridite che ritornano a vivere, contenuto nel libro di Ezechiele, le quali «rappresentano la rinascita del popolo e, non dimentichiamolo, adombrano la risurrezione».

Senza ascoltare la voce profetica, che nell’antico Israele era rappresentata da uomini e anche donne, «noi rischiamo molto», con la possibilità di cadere vittime «di una creduloneria che è effetto perverso del suo stesso disincanto». Di fronte a una continua “connessione” che ci riempie spesso di false informazioni «il Signore ci doni — ha concluso Bassetti — la stessa meraviglia che ha permesso ai profeti di vedere le cose come le vede Dio», vivendolo e testimoniandolo nella nostra esistenza quotidiana.