Nei prossimi giorni diremo addio (almeno per i prossimi 6683 anni) alla cometa Neowise. La sua comparsa, oltre ad essere l’evento astronomico forse più significativo di questo 2020, ha riportato l’astronomia letteralmente alla portata degli occhi di tutti noi, sempre meno abituati a guardare verso il cielo. Se moltissimi eventi astronomici, come le fasi lunari, gli allineamenti planetari o le eclissi, sono facilmente prevedibili anche con secoli di anticipo, le comete hanno la strana capacità di ritagliarsi un ruolo da protagoniste assolute dei cieli dopo aver trascorso anni e secoli da oscure, sconosciute viaggiatrici nel buio, letteralmente invisibili.
Basti pensare che prima del 27 marzo, data della sua scoperta, Neowise non era che un piccolo mondo buio di appena 5 chilometri di diametro. Così poco che, idealmente, potrebbero bastarvi tre o quattro ore per compiere un giro completo, a piedi, attorno al nucleo. Ma assicurandovi di portare vestiti caldi e delle scarpe da trekking.
Quando lontani dal Sole, questi corpi celesti sono infatti estremamente freddi e la loro forma sa essere piuttosto irregolare. Sono formati principalmente da rocce e da gas congelati sulla superficie che creano un paesaggio piuttosto sgradevole, come ci mostrò la sonda Rosetta dell’Esa tra il 2014 e il 2016. Lo spettacolo che tutti conosciamo, quello che è entrato nell’immaginario collettivo già da millenni (si pensi solo alla stella di Betlemme) si accende quando la cometa è sufficientemente vicina al Sole.
Qui il calore della nostra stella ne vaporizza il nucleo solido. Il materiale allo stato gassoso va a formare una chioma, una sorta di nuvola di gas incandescenti attorno al mondo roccioso su cui abbiamo camminato fino a qualche riga fa, e due code. Già, le code sono due. La prima, la più semplice da osservare, viene formata dalle polveri che la vaporizzazione degli elementi volatili del nucleo porta con sé.
Le polveri riflettono la luce del Sole, diventando ben visibili dal pianeta Terra. La seconda coda è quella di ioni, risultato dell’interazione del vento solare con i gas che compongono il nucleo. Entrambe le code non sono una scia: indipendentemente da dove sta andando cometa, queste puntano in direzione opposta a quella del Sole. Questo vuol dire che, quando, come in questi giorni, la cometa si allontana dal Sole, le code precedono il moto della cometa, non lo seguono. Entrambe le code si estendono per milioni di chilometri: pensate, da un corpo celeste grande come una piccola città di provincia si origina un oggetto di dimensioni paragonabili a quelle del Sole.
Lo spettacolo però non dura a lungo. Neowise ha toccato il suo perielio (il punto più vicino al Sole) il 3 luglio, cominciando il suo ritorno nelle oscurità più profonde del sistema solare. Se osservarla ad occhio nudo è sempre più difficile, presto scomparirà alla vista dei telescopi, e la sua chioma e le sue code saranno un lontano ricordo. Se Neowise sarà di nuovo visibile nell’ottatottesimo secolo, possiamo assistere al passaggio di una cometa visibile ad occhio nudo più o meno ogni decennio.
E se, oltre a gas e polveri, Neowise avrà disperso anche un po’ di passione per la scienza e l’astronomia, sapremo farci trovare pronti e preparati per il prossimo, imprevedibile, appuntamento con una cometa.
di Paolo Marzioli