· Città del Vaticano ·

Il Papa presiede l’«Ultima commendatio» e la «Valedictio» alle esequie del cardinale Grocholewski

Uomo di fede
sempre in cammino

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18 luglio 2020

All’altare della Cattedra della basilica Vaticana si sono svolte nella mattina di sabato 18 luglio, le esequie del cardinale polacco Zenon Grocholewski, prefetto emerito della Congregazione per l’Educazione cattolica (degli Istituti di studi), morto venerdì 17. Al termine, Papa Francesco ha presieduto il rito dell’«Ultima commendatio» e della «Valedictio». La messa è stata celebrata dal vice-decano del Collegio cardinalizio (il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, di cui pubblichiamo l’omelia). Hanno concelebrato ventuno porporati, tra i quali il segretario di Stato, Pietro Parolin, ed erano presenti tredici presuli — fra loro l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, con l’assessore, monsignor Luigi Roberto Cona — e alcuni prelati e sacerdoti polacchi. Con i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede era l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Hanno partecipato anche due porporati, e alcuni religiosi e religiose — tra le quali le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, che hanno assistito il cardinale Grocholewski e gli sono state accanto fino alla fine — e il direttore del nostro giornale. Il compianto porporato verrà sepolto nella cattedrale di Poznań, sua diocesi di origine.

Se siamo morti con Cristo, crediamo anche vivremo con Lui!

1. Le parole dell’apostolo Paolo Illuminano la nostra assemblea, radunata per celebrare l’Eucaristia, memoriale della Pasqua di Morte e Risurrezione di Cristo, in suffragio del nostro fratello, il Cardinale Zenon Grocholewski. Vogliamo affidare al Signore l’anima di un sacerdote e di un vescovo che per cinquantasette anni si è nutrito del Sacramento della presenza reale di Gesù, distribuendolo ai fedeli, e ha chiesto ogni giorno la grazia che quanto celebrava sull’altare diventasse sorgente dei pensieri e delle azioni quotidiane, in quel servizio umile e attento che si è svolto sub umbra Petri, a Roma, nello studio del Diritto canonico, nell’insegnamento e nei diversi incarichi prima alla Segnatura Apostolica e infine nella Congregazione per l’Educazione cattolica.

2. Abbiamo udito proclamare le parole di Giobbe: il giusto è nel pieno della prova, gli sono stati sottratti i beni, gli affetti familiari e la stessa salute fisica, ma ad essere insidiato è il cuore, la dimensione più profonda del suo essere. Le parole degli amici si rivelano illusorie dinanzi al desiderio profondo di Giobbe: vedere Dio, dire dinanzi al suo Volto il turbamento che nasce dalla domanda “perché il male? Perché il dolore?”. Per far questo, il giusto dovrà intraprendere un cammino interiore, che lo porterà alla meta: dinanzi a Dio esclamerà “io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono!”. Il nostro fratello nella sua vita si è prostrato a terra durante l’ordinazione diaconale, presbiterale ed episcopale, in segno di affidamento e totale consegna a Dio che lo stava scegliendo per essere strumento della sua grazia: quel gesto che sarebbe poi continuato nelle diverse forme di servizio ministeriale che gli veniva affidato, si è compiuto l’altra notte, nel sonno, quando si è abbandonato definitivamente nell’abbraccio del Signore.

3. Nel dialogo con Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo, all’apostolo Tommaso è rivelata la stessa dimensione evocata in Giobbe: Cristo stesso si è messo in cammino, è disceso dal cielo ma ora torna al Padre e prepara un luogo per coloro che ha chiamato amici, e si proclama via, verità e vita. La vita del discepolo, svelata dal Signore nella sua verità più profonda, è un cammino verso il Padre, ove siamo attesi e accolti come figli, non più schiavi delle nostre fragilità e miserie, come anche Paolo ci ha rammentato nell’epistola. La fede pasquale che noi per primi rinnoviamo in questa celebrazione ci fa pensare e desiderare che ora il Cardinale Zenon possa ricevere in eredità quel posto che Cristo è andato a preparare presso il Padre.

4. La figura cordiale e sorridente e i ruoli esercitati, sono stati vissuti in quella consegna di sé e nello spirito sacerdotale che lo ha sempre contraddistinto. Il nostro fratello non è rimasto fermo, ma è sempre rimasto in cammino: non solo fisicamente, e ne siamo testimoni in tanti che abbiamo la casa o l’ufficio vicino alla sua residenza, e spesso, anche negli ultimi anni, lo abbiamo visto camminare verso il lavoro o passeggiare recitando il Rosario. Soprattutto ha camminato dentro di sé: nell’esercizio dell’intelligenza della fede e nell’approfondimento degli studi giuridici, che gli sono valsi diversi riconoscimenti, e lo hanno visto attivo collaboratore della Commissione preparatoria del nuovo Codice di Diritto Canonico e in quella che portò alla Riforma della Curia romana culminata nella Costituzione Apostolica Pastor bonus. Ha seguito con attenzione i percorsi formativi delle scuole e delle università cattoliche, certo che la visione cristiana dell’uomo e della storia è seme fecondo per la crescita del bene comune e delle società. È rimasto soprattutto sempre pellegrino nella fede, custodendo il suo animo sacerdotale e sapendo scorgere i semi di santità nel cammino della Chiesa di ogni tempo. I vicini e i conoscenti ne hanno sperimentato il tratto umano, la capacità di sorridere e di condividere anche la mensa fraterna come occasione di incontro e comunione.

5. Segno della fede e del cuore sacerdotale del compianto Cardinale sono le parole del suo testamento spirituale, che sembrano far eco alla Parola di Dio ascoltata poc’anzi. Ne do parziale lettura, mentre lo affidiamo alla Divina Misericordia, alla Madonna Nera di Częstochowa e all’intercessione di San Giovanni Paolo II: «A Dio nella Santissima Trinità esprimo la profonda gratitudine ed omaggio per il dono della vita, del sacerdozio e per tutte le grazie ricevute. Dio sia benedetto! Profondamente convinto che l’unica giusta strada della vita sulla terra e che l’unica vera grandezza dell’uomo è la santità, e, nello stesso tempo cosciente delle mie debolezze, trascuratezze e peccati, mi umilio davanti alla Maestà Divina, confidando nella sua infinita misericordia. Signore, abbi pietà di me peccatore! A tutti chiedo di pregare per me. Arrivederci nella Casa del Padre!».

di Leonardo Sandri