· Città del Vaticano ·

PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
Presentato il documento elaborato dal Tavolo interdicasteriale sull’ecologia integrale a cinque anni dalla «Laudato si’»

Il ruolo delle università e delle scuole

Jean-François Millet, «L’angelus»
18 giugno 2020

Illustrato dall’arcivescovo segretario della Congregazione per l’educazione cattolica


L’enciclica Laudato si’, con i suoi richiami all’educazione, chiama in causa direttamente la Congregazione per l’educazione cattolica per la responsabilità che ha verso le scuole e le università. Anzitutto, trattandosi di un documento che si colloca nell’ambito dell’insegnamento sociale della Chiesa, esso rimanda alla costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae sulle Università in cui si raccomanda di sviluppare sempre di più l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa negli Atenei cattolici (ricordo che vi sono 1.865 università cattoliche presenti in tutti i continenti, tra l’altro frequentate da un’alta percentuale di non cattolici).

In secondo luogo, le iniziative della Congregazione da tempo si stanno sviluppando in parallelo con il messaggio lanciato da Papa Francesco in questo documento. Mi riferisco ad alcune coincidenze significative. La Laudato si’ veniva pubblicata nel 2015 mentre un gruppo di circa 40 Facoltà di agraria delle Università cattoliche, in occasione dell’Expo di Milano su «Cibo e alimentazione», presentavano progetti di intervento nel campo della pesca e dell’agricoltura per rispondere alle sfide della fame e della povertà. Il documento del Papa ha dato un impulso molto forte a questo lavoro avviato.

Nello stesso anno si celebrava il primo Congresso mondiale delle scuole e università cattoliche per ricordare il 50° anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, dove si afferma che l’educazione deve formare ragazzi e giovani che siano protagonisti di una società umana più fraterna, tema questo ben sottolineato dalla Laudato si’.

Un terzo importante elemento di connessione è il lancio che Papa Francesco ha fatto il 12 settembre scorso annunciando l’evento del Patto educativo globale che si sarebbe dovuto celebrare il 14 maggio 2020 (v anniversario della Laudato si’) e che avrà una tappa telematica il 15 ottobre prossimo, in vista dell’evento vero e proprio che si terrà in una data successiva.

Nel suo messaggio, il Papa fa riferimento direttamente alla Laudato si’ con queste parole: «Nell’enciclica ho invitato tutti a collaborare per custodire la nostra casa comune, affrontando insieme le sfide che ci interpellano... Rinnovo l’invito a dialogare sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta e sulla necessità di investire i talenti di tutti, perché ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente».

Il patto educativo, collocato nella scia della Laudato si’, ha lo scopo di contribuire a costruire una umanità più fraterna, a comporre un nuovo umanesimo cristiano. In tale prospettiva, nella pubblicazione sono inserite cinque schede di lavoro con vari suggerimenti didattici ed operativi destinati a: scuola dell’infanzia e primaria, scuola secondaria, università e ricerca, educazione permanente, educazione informale. Questi strumenti vogliono stimolare educatori, docenti, studenti, ricercatori, giovani e adulti a far maturare la responsabilità verso la natura e l’ambiente per consegnare alle future generazioni un mondo e una umanità migliori. Ma è interessante sapere che vi è già una lunga serie di esperienze significative in atto e molte altre in cantiere per sviluppare una “ecologia integrale”. Ovviamente la coincidenza dell’anno speciale sulla Laudato si’ con i tragici eventi sanitari e socio-economici causati dalla pandemia rende il messaggio dell’enciclica ancora più profetico ed offre una bussola morale e spirituale di straordinaria attualità nel viaggio comune verso un mondo più unito, fraterno e sostenibile.

I contenuti del documento coinvolgono direttamente i processi educativi a tutti i livelli e offrono senza dubbio domande e stimoli alla ricerca scientifica non solo nel merito delle questioni ma anche nel metodo. Pedagogicamente il tema dell’ecologia integrale offre una visione paradigmatica dell’attuale crisi, la quale non è soltanto ambientale ma antropologica, in quanto si estende a tutti gli aspetti della vita personale e della convivenza umana e sociale.

In primo luogo il mondo dell’educazione è chiamato a creare una maggiore consapevolezza, stimolando l’azione concreta e promuovendo la vocazione ecologica dei giovani, degli insegnanti, dei dirigenti e degli amministratori impegnati quotidianamente nella gestione delle scuole e delle università.

Ma una forte provocazione, dal punto di vista educativo e scientifico, viene dal fatto che i differenti fenomeni legati alla crisi ambientale costringono a misurarsi con la radice comune dell’attuale crisi (e questo è un problema di lettura ermeneutica), e poi ad assumere una prospettiva olistica e, di conseguenza a superare la narcisistica e deleteria frammentazione del sapere per sviluppare a tutti i livelli l’inter e transdisciplinarietà.

A tutto ciò si lega la necessaria apertura alla trascendenza: per un autentico cambiamento non si può fare a meno della dimensione spirituale, che apre un cammino interiore di conversione e di rinnovamento. Dal punto di vista sociale, oggi non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi, per questo — afferma la Laudato si’— «c’è bisogno di leadership che indichino strade, cercando di rispondere alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti, senza compromettere le generazioni future» (n. 53). A questo specifico compito devono contribuire le università e le scuole cattoliche con progetti interdisciplinari condivisi e con la creazione di reti di cooperazione a livello educativo, accademico e di ricerca.

Tra l’altro, l’esigenza di attivare dinamiche integrali è sottolineata dall’articolo 12 dell’Accordo di Parigi, dove si sostiene che «le Parti cooperano nell’assumere le misure necessarie, ove opportuno, a migliorare l’istruzione, la formazione, la coscienza e la partecipazione pubblica [...]».

Qualche esperienza. A livello di università vorrei ricordare tre esempi: a) la Pontificia Università Javeriana di Bogotá ha creato un Istituto di studi superiori per promuovere la “Casa comune” avviando e coordinando numerose iniziative in molte altre Università dell’America Latina; b) una rete di Università cattoliche sta promuovendo progetti di ricerca in vari continenti attraverso le Facoltà di agraria e coinvolgendo le Istituzioni pubbliche locali; c) gli Atenei Pontifici romani hanno creato da due anni un Joint Diploma in Ecologia integrale, una pregevole iniziativa che riscuote successo.

A livello di scuole sono nate molteplici iniziative, soprattutto dalle Congregazioni religiose che hanno colto nella Laudato si’ un filone educativo molto concreto e coinvolgente per una pedagogia attiva; basti pensare ai progetti dei Salesiani, dei Gesuiti, dei Fratelli delle scuole cristiane e di tante altre istituzioni educative.

Anche a livello interreligioso sta avendo una grande diffusione la metodologia Design for Change, nata in India e ora diffusa in centinaia di migliaia di scuole in tutto il mondo.

Qualsiasi progetto o storia di cambiamento si compone di quattro fasi metodologiche che consentono di cambiare la propria realtà personale, sociale o ambientale, e cioè: sentire la necessità o i problemi, immaginare nuove soluzioni, agire o costruire il cambiamento, condividere la storia di cambiamento per contagiare e ispirare gli altri. Anche le scuole cattoliche hanno adottato questa metodologia basandola sui principi antropologici evangelici e l’hanno chiamata Yo puedo, I can.

A livello di percorsi informali o di formazione continua si potrebbero citare tante esperienze molto interessanti: dalle iniziative di Scholas Occurrentes con i giovani, ai progetti delle Summer schools di Sant’Egidio, dagli incontri promossi da New Humanity con gli indigeni guaraná alle proposte di Earth Dayo dell’Avsi con gli scout di varie religioni in Somalia o in Kenya.

Il lavoro di preparazione all’evento del Patto educativo ha scelto l’“ecologia integrale” come uno dei punti fondamentali su cui raccogliere le buone pratiche nel mondo.

di Angelo Vincenzo Zani