· Città del Vaticano ·

Il gesuita guarda sempre l’orizzonte

Particolare della copertina del libro
24 giugno 2020

Uno strumento che, alla luce della formazione ignaziana di Jorge Mario Bergoglio, aiuta a comprendere più profondamente l’intero pontificato di Francesco e a chiarire il forte appello al cambiamento interiore e di stili di vita da lui lanciato in questo tempo di pandemia da covid-19. È il libro Cambiamo! (Milano, Solferino, 2020, pagine 352, euro 17) nel quale viene per la prima volta tradotto integralmente in italiano un volume pubblicato nel 1987 con il titolo Reflexiones espirituales sobre la vida apostólica. Come spiega il gesuita Antonio Spadaro nell’ampia prefazione che apre questa nuova edizione, il volume accoglie articoli scritti da Bergoglio nel corso della propria attività di rettore del Colegio Máximo e delle sue Facoltà di filosofia e teologia tra il 1980 e il 1986, anno in cui fu inviato in Germania per proseguire gli studi teologici, dopo i quali cominciò il servizio di confessore a Córdoba. Fu questo, scrive il direttore di «La Civiltà cattolica», un periodo «di prova e di purificazione» e questi scritti sono «espressione di un tempo di passaggio» nel quale Bergoglio «ha maturato capacità di discernimento e di scelta. Seguendo il ritmo delle pagine si entra nello sguardo del Pontefice e si comprende meglio il suo modo di giudicare e di agire».

Il volume si apre con delle meditazioni sulla prima settimana degli Esercizi spirituali e, soprattutto, con alcune considerazioni sull’importanza di «aprirsi a un desiderio di Dio che allarga il cuore». Perché «bisogna cercare Dio per trovarlo, e trovarlo per cercarlo ancora e sempre. Solo questa inquietudine dà pace al cuore di un gesuita».

Reflexiones, chiarisce Spadaro, «è un invito alla ricerca, al cammino, al vivere un’inquietudine che ci libera dalle “reti e catene” — come scrive sant’Ignazio — dell’ipocrisia e del peccato. La conversione non è questione di “buona educazione” o di “bei modi”: l’amore, dice Bergoglio, non è la cortesia, la pace non è la tranquillità. Convertirsi è l’impresa ardua di scoprire il tesoro della nostra vita». In un cammino, dove compagna fedele è la misericordia.

Il direttore della rivista dei gesuiti italiani sottolinea come nella lettura di queste pagine si trovi la chiave per comprendere che cosa abbia significato per il Pontefice essere membro della Compagnia di Gesù: la sua visione del discepolo di Ignazio «in estrema sintesi, è quella di un uomo “svuotato” di sé, che mette al centro Cristo e la sua missione; animato da grandi desideri, da una inquietudine generativa e da un pensiero incompleto aperto, guarda sempre l’orizzonte, il Dio che è sempre più grande della nostra capacità di pensarlo e immaginarlo».

Confrontandosi con il santo di Loyola, Bergoglio fa propria la fondamentale importanza di un progetto di vita che sia coerente. Il progetto, spiega Spadaro rileggendo le Reflexiones, deve «rendere esplicito e concreto» ciò che si vive nella «esperienza interiore», esso è «un’esperienza spirituale vissuta, che prende forma per gradi e che si traduce in termini concreti, azione», «dialoga con la realtà», «si inserisce nella storia degli uomini». Il Papa, prosegue, «avanza sulla base di un’esperienza spirituale e di preghiera che condivide nel dialogo e nella consultazione. Vive la stessa esperienza di Ignazio, che illumina il modo di procedere di Bergoglio come Pontefice». E questo modo di procedere «si chiama “discernimento”».

Infatti — si legge ancora nella Prefazione — «le azioni e le decisioni vanno radicate nel profondo e devono essere accompagnate da una lettura attenta, meditativa, orante, dei segni dei tempi. Per Bergoglio, il mondo è sempre in movimento: la prospettiva ordinaria, con i suoi metri di giudizio per classificare ciò che è importante e ciò che non lo è, non funziona. La vita dello spirito ha altri criteri».