
Il 22 luglio, dal 2016, per volere di Papa Francesco la Chiesa celebra non più la memoria ma la festa liturgica di santa Maria di Magdala. A lei è dedicato l’ultimo libro della storica e teologa Adriana Valerio «Maria Maddalena – Equivoci, storie, rappresentazioni» (Il Mulino). Ne riportiamo un brano.
I ricordi dei discepoli e, tra questi, delle donne al seguito di Gesù sono confluiti, con esiti differenziati a seconda di chi ha trasmesso e delle specifiche situazioni dei gruppi di riferimento, nelle diverse redazioni scritte che hanno dato origine ai vangeli. I racconti della Passione, molto diversi tra di loro, fanno riferimento a una duplice esperienza, la scoperta della tomba vuota e le apparizioni post-pasquali, ma non sempre convergono sul ruolo e sulle emozioni che i singoli personaggi svolgono e sentono. Comunque, in tutte le narrazioni pasquali le donne sono presentate come le prime testimoni del sepolcro vuoto (…)
La Maddalena, a capo del gruppo femminile, viene descritta con diversi atteggiamenti. In Marco, fugge impaurita – insieme a Maria, madre di Giacomo, e a Salome – davanti alle «apparizioni di angeli» che attestano l’avvenuta resurrezione e tace sull’accaduto (16,1-8); in Matteo, insieme con «l’altra Maria», riconosce il Risorto e corre a dare l’annuncio agli altri discepoli (28,1-8); in Luca la sua testimonianza non è ritenuta affidabile (24,1-12). Giovanni, più di tutti, le riserva un’attenzione particolare e la pone al centro della fede nel Risorto (…) Il quarto evangelista, nel dire che «Maria stava all’esterno, davanti al sepolcro e piangeva» (20,11), sottolinea come lei sia rimasta da sola a piangere davanti alla tomba vuota (…) Solo sentendosi chiamata per nome – «Maria!» – sa riconoscere la voce del Maestro, apparso nel giardino sotto le sembianze di un giardiniere (…)
Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria la Magdalena andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto (Giovanni, 20,16-18). Questa narrazione è un potente richiamo simbolico a quella ricerca dell’amato, perduto, ritrovato e trattenuto, celebrato nel Cantico dei Cantici (3,1-4) e che fa da sfondo a quest’incontro drammatico e appassionato (…) Maria incarna qui il tipo ideale di discepolo che vede, riconosce, testimonia e annuncia. Il Risorto, infatti, appare personalmente a lei e, sottraendosi a ogni trattenimento, la invia come testimone del Vivente alla comunità dei discepoli ormai divenuti i suoi «fratelli». Ci troviamo in presenza di un vero e proprio mandato apostolico.
di Adriana Valerio