· Città del Vaticano ·

L’arcivescovo designato di York sulle iniziative della Church of England durante la pandemia

Dio è sempre all’0pera

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20 maggio 2020

Un punto di distribuzione alimentare giornaliero nel parcheggio di un pub, allestito da una parrocchia di Ilford, impegnata anche con rifugiati e richiedenti asilo; un servizio telefonico con sermoni e linea di preghiera a Coggeshall, nell’Essex rurale; un gruppo di studio sulla Bibbia in videoconferenza avviato a Chelmsford; assemblee rigorosamente su YouTube guidate da un parroco a Colchester. Church of England assente? Proprio no. Il vescovo anglicano Stephen Cottrell, che da giugno sarà il nuovo arcivescovo di York (prendendo il posto di John Sentamu), risponde così a coloro che in queste settimane di pandemia hanno accusato la Chiesa di aver abbandonato i fedeli, dopo aver chiuso i luoghi di culto su indicazione del governo britannico. «La Chiesa d’Inghilterra è stata sorprendentemente presente, anche se in modi nuovi, eccezionali», ha scritto Cottrell in un articolo pubblicato il 12 maggio sul quotidiano «Daily Telegraph». Per verificarlo, «ho contattato personalmente una manciata di membri del clero nella diocesi di Chelmsford, dove fino a poco tempo fa ero vescovo. Ho chiesto loro cosa stavano facendo durante il lockdown». Le storie sono quelle raccontate.

«Il primo giorno di Pasqua, Gesù non è stato riconosciuto; Maria Maddalena lo scambia per un “giardiniere”; Cleopa e il suo compagno non conoscevano l’identità dello sconosciuto che camminava al loro fianco. Non essere in grado di vedere le cose come sono, né dove Dio opera, è un tema comune a Pasqua. Succede ancora oggi, mentre ci avviciniamo alla Pentecoste». L’arcivescovo designato di York fa esempi illustri per spiegare una certa mancanza di riconoscenza nei confronti della Church of England, costretta, come tante altre realtà ecclesiali nel mondo, a fare di necessità virtù per colpa del covid-19. Ecco allora che, sempre a Coggeshall, nel cortile della parrocchia hanno messo ceste di farfalle fatte a mano (simbolo di risurrezione) in modo che coloro che facevano la loro passeggiata quotidiana potessero attaccarle a una grande croce di legno eretta fuori dal portico. A Chelmsford la banca alimentare non esisterebbe senza la comunità anglicana locale. E a Colchester il coro prova su Zoom e si organizzano eventi online per i bambini e i loro genitori. Storie replicate su e giù per il paese: «La cosa più sorprendente è che molte chiese registrano un numero assai elevato di persone che si uniscono ai loro servizi in streaming. Un vescovo, che era solito pregare da solo tutte le mattine, ora mi dice di essere raggiunto online da tanti altri ogni giorno. Poi ci sono i funerali e il grande lavoro dei cappellani nella sanità. Tutto questo è una “assenza scandalosa”?», si chiede Cottrell. «Con il massimo rispetto per coloro che dicono il contrario, mi chiedo se stiano commettendo il più elementare di tutti gli errori nel periodo pasquale. Stanno cercando Gesù nel posto sbagliato».

Gli edifici delle chiese riapriranno ma, quando accadrà, quando clero e fedeli si reimpossesseranno degli spazi sacri, non sarà più come al solito, anche perché sono stati scoperti nuovi modi di servire le comunità. «Credo che la Chiesa d’Inghilterra emergerà da tutto questo più forte di quanto non lo sia stata per molto tempo. Non è una cosa o l’altra. Non è in un edificio od online. Vogliamo fare entrambe le cose. Quando sarà sicuro, lo faremo. Questa settimana il clero sarà di nuovo in streaming dalle loro chiese. Ma abbiamo imparato secoli fa che il modo migliore per proclamare il Vangelo è viverlo. Coloro che lo vedono sono quelli che hanno gli occhi per vederlo. In genere, è più probabile che siano i poveri, i malati, gli emarginati, i vulnerabili. Sono ben consapevoli della presenza della Chiesa accanto a loro al momento giusto. Chiedete alla donna — continua il vescovo anglicano — il cui unico contatto con il mondo esterno è una telefonata da parte del vicario», a quelli «il cui unico cibo proviene dalla banca alimentare gestita dalla Chiesa locale», ai «due milioni di ascoltatori di Radio 4» (sull’emittente della Bbc il Sunday morning service è uno dei programmi più seguiti) o alle «600.000 persone che online hanno ascoltato l’arcivescovo di Canterbury la mattina di Pasqua». Tutte queste persone «riconoscono Gesù in ciò che ricevono. Quello che stanno ascoltando e ricevendo è un messaggio profetico su come possiamo diventare una nazione migliore, più giusta, e l’espressione pratica di quella visione attraverso la sollecitudine della Chiesa di Dio». Sono stati commessi probabilmente degli errori e si potrebbe di certo fare di più e meglio, soprattutto se — conclude — «oltre a essere un po’ più gentili gli uni con gli altri guardassimo meglio per vedere dove Dio sta operando attraverso la sua Chiesa. Potremo allora vedere emergere, da questa crisi globale, una Chiesa più forte e dal cuore servente».

Stephen Cottrell, 61 anni, sposato e padre di tre figli, è autore di una ventina di libri (alcuni per bambini) e presiede o lavora in organismi impegnati nell’evangelizzazione e nella giustizia sociale.

di Giovanni Zavatta