· Città del Vaticano ·

Ponzio Pilato secondo Roger Caillois

Le mani e i remi

Mattia Preti «Ponzio Pilato si lava le mani» (1663)
08 aprile 2020

Cara Giulia, “lavatevi le mani” è l’imperativo del periodo eccezionale e unico che stiamo vivendo, un ordine al quale mai avremmo immaginato di dover ubbidire. Mi perdonerai la facile battuta, ma alla vigilia di questa Pasqua che vivremo in modalità distanza il mio pensiero non può che rivolgersi a colui che “lavandosi le mani” ha cambiato il corso della Storia. E non riesco neppure a togliermi dalla testa l’immagine di Papa Francesco in una piazza deserta che chiama i fedeli «insieme fragili e disorientati ma anche importanti e necessari» a remare con gli stessi remi. Quegli stessi remi, pesanti per alcuni e troppo leggeri per altri, mi hanno riportata ancora una volta alla figura di Ponzio Pilato.

Tanti ne hanno scritto lungo il tempo che ci separa dai giorni in cui ha vissuto a Gerusalemme in veste di prefetto. La sua esistenza attestata dai Vangeli, Tacito e Flavio Giuseppe fino a Bulgakov e Anatole France, è stata studiata da storici e teologi, indagata da scrittori e registi, la domanda che ancora non ha trovato risposta è: Chi era davvero il procuratore della Giudea? Oggi valutiamo l’interpretazione di Roger Caillois nel libro Ponzio Pilato (Sellerio, 2017) che ricostruisce con scetticismo laico le ventiquattro ore tra l’arresto di Gesù e la decisione di Pilato.

Cara Flaminia, va detto che Ponzio Pilato nella folta produzione di Caillois è l’unico romanzo. Come se l’autore sentisse di dover affrontare questo personaggio soprattutto avvalendosi di una lettura psicologica, intimista. Cosa che un saggista e uno storico non fa. Ponzo Pilato fu procuratore in Giudea dal 26 al 36 d.C., e funzionario di un impero multietnico. Non vive volentieri il suo mandato in Giudea. Si sente estraneo a quel popolo, ai suoi costumi, alle sue dispute religiose, alla folla di predicatori e visionari che in quel tempo percorrevano tutta la Palestina.

Flaminia: Nonostante non gradisse quel compito è costretto a fare arrestare Gesù, a interrogarlo e a dover decidere se condannarlo a morte. Il Sinedrio, con Caifa e suo suocero Anna, ha già emesso una condanna per blasfemia e ora chiede a Pilato di decidere la sorte di questo predicatore rivoluzionario nelle idee e nelle parole, che sta scombussolando con la sua predicazione la comunità giudaica e la sua ortodossia religiosa.

Giulia: Un personaggio a cui Caillois dà molta importanza è quello di Claudia Procula, moglie di Ponzio Pilato, che “sente” l’innocenza di Gesù. Un sogno l’ha turbata e la spinge con forza a chiedere al marito di liberare Gesù, «non aver nulla a che fare con quel Giusto».

Flaminia: Altro personaggio di grande importanza e forse decisivo per la scelta di Pilato è Marduk, suo amico caldeo. Nel capitolo v, Marduk che è un intellettuale, un veggente con doti profetiche, confida a Ponzio Pilato una visione che egli ha del futuro se da Gesù nascesse una religione. Sarebbe un futuro di scismi, eresie, lotte e sangue. Pilato è sconvolto da questa profezia e lo attanaglia la necessità di prendere una decisione.

Giulia: E infine deciderà come i Vangeli ci dicono. Ma la sua decisione resterà un enigma nei secoli. Pilato ha deciso per viltà? Pilato ha deciso per una ragion di stato? Per stroncare sul nascere qualcosa che avrebbe destabilizzato la solidità dell’Impero? Pilato, che certo non riconosceva in Gesù il Messia, è stato “necessario” perché si compisse il destino di Gesù? Certo è che Ponzio Pilato si è trovato nell’anno 33 d.C. al centro di un crocevia incandescente: quello tra Storia e Cristianesimo.

di Giulia Alberico e Flaminia Marinaro