· Città del Vaticano ·

Lettere dal direttore

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17 gennaio 2020

Il prossimo 24 gennaio verrà pubblicato il Messaggio per la 54ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali di cui si conosce già il titolo: «Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria» (Es 10, 2). La vita si fa storia. Con la scelta di questo tema il Papa ci ricorda che ogni racconto nasce dalla vita, dall’incontro con l’altro e sottolinea la natura dell’uomo “animale narrante”. Lo scrittore inglese Chesterton osservava che la letteratura può essere considerata un lusso, ma la narrativa è per l’uomo una necessità. Rimaniamo in Inghilterra per dire che ieri, 16 gennaio, è apparsa la notizia della scomparsa di Christopher Tolkien, figlio terzogenito del famoso scrittore autore di uno dei romanzi più letti al mondo, Il signore degli anelli, che i milioni di lettori di quel libro conoscono bene e ricordano con gratitudine perché si deve a lui se molte delle opere del padre non sono rimaste nascoste nei suoi armadi e archivi ma sono state poi pubblicate postume.

Nella biografia di Humphrey Carpenter dedicata a J.R.R. Tolkien, viene più volte sottolineato il fatto che lo scrittore amava raccontare favole e storie, che lui stesso inventava, ai quattro figli. «Nell’ambito della famiglia — scrive Carpenter — l’ascoltatore più fedele era il terzo figlio, Christopher. Molte sere, all’inizio degli anni Trenta, rannicchiato davanti alla stufa dello studio, ascoltava immobile il padre che gli narrava (improvvisando più che leggendo a voce alta) delle guerre degli elfi contro l’oscuro potere [...] Non si trattava di semplici storie: quando suo padre parlava le leggende diventavano vive, sfavillanti racconti di un mondo sinistro». Per il lettore di Tolkien, la scena del figlio “rannicchiato davanti alla stufa” che ascolta immobile il padre-narratore, rinvia immediatamente all’immagine di Frodo che, quasi ipnotizzato, accanto al fuoco, apprende dal mago Gandalf la storia dell’Anello nel secondo capitolo del romanzo, L’ombra del passato.

Ogni racconto nasce dalla vita: nella prima versione del finale del romanzo, omessa nel testo definitivo, si vedeva il personaggio di Sam che narra le storie di cui lui e Frodo sono stati protagonisti leggendo ai figli le pagine del Libro Rosso (che è poi lo stesso Il signore degli anelli). Sam è Tolkien che, al termine di una giornata di intenso lavoro dedicato a creare linguaggi, storie e mondi, chiude i disordinati appunti e ritorna nel calore del focolare domestico; la moglie Edith, magari con in braccio il piccolo Christopher, lo accoglie e lui può dire, come Sam: «Sono tornato» che, come tutti sanno, è la battuta finale del romanzo.

Nel prossimo Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali il Papa vuole sottolineare che la comunicazione è chiamata a mettere in connessione, attraverso il racconto, la memoria con la vita ed è questo che crea una comunità, una famiglia, un popolo. Ci ricorda Papa Francesco che la vita attraverso il racconto si fa storia, e che poi questa storia ritorna alla vita, ridiventa vita vissuta ma più intensamente, più consapevolmente. I cristiani hanno un modello preciso proprio nel Vangelo, che è un racconto, fatto di racconti, perché Gesù predicava attraverso le parabole, narrazioni tratte dalla vita quotidiana che però entravano in connessione con la vita di chi lo ascoltava, finendo per trasformarla. È il racconto stesso che “torna”, nasce dalla vita e ad essa ritorna ricca di frutto, proprio come dice il profeta Isaia della Parola di Dio (ed è giusto ricordarlo oggi quando viene presentata l’iniziativa del Papa di istituire la Domenica della Parola): «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata» (Isaia 55, 10-11).

A.M.