· Città del Vaticano ·

Lettere dal direttore

Guadalupe

A man walks on his knees with an image of Virgin of Guadalupe towards the Basilica of Guadalupe ...
12 dicembre 2019

«Lei apparve a Juan Diego / e impresse la sua immagine sul suo grembiule / cinque secoli di dolore / non hanno distrutto la loro profonda fede / ma ecco io sono il tuo misero infedele / come il vecchio incredulo Tommaso sommerso dalle lacrime». Tommaso è Tom Russell, oggi settantaduenne cantautore molto noto nella scena della folk music americana, che esattamente dieci anni fa nel 2009 compone la sua canzone-confessione intitolata semplicemente Guadalupe. Ieri, in occasione della festività, ha ripubblicato la canzone sul suo profilo di facebook con questo breve ricordo:

«Anni fa ho visitato il suo santuario a Città del Messico e ho osservato i pellegrini passare davanti a quella potente immagine. Fuori, sulla collina originale, i santuari più antichi sono sprofondati nella terra messicana. Era apparsa al povero indio Juan Diego e aveva parlato la sua lingua, il Nahuatl. Egli raccolse — come lei gli aveva detto — delle rose castigliane nel suo mantello e quando in seguito aprì il mantello vi trovò l’immagine della Vergine. Ripensando a quell’esperienza anni dopo a El Paso ... le Franklin Mountains si stavano tingendo di rosa fuori dalla nostra finestra, per poi diventare rosso sangue con il tramonto. Il colore del vino della missione. Scrissi la canzone quella sera. Probabilmente è la mia preferita».

Quell’esperienza, quel momento, è rimasto impresso nell’animo dell’incredulo Tom che canta: «Ora è l’ora in cui i cani abbaiano / questo è ciò che i vecchi usano dire / all’alba o al tramonto / prima che i bambini smettano i loro giochi / e quando le montagne luccicano come il vino / e diventano grigie come un roano spagnolo /diecimila occhi smetteranno di pregare / e si dirigeranno verso casa». Anche il suo è stato un ritorno a casa. Oggi Tom riconosce che questa è la sua canzone preferita, segno che quell’esperienza di tanti anni prima sta ancora “lavorando” dentro di lui, anziano folksinger che entrò nel santuario di Guadalupe colpito dalla “loro profonda fede”, la fede semplice del popolo, e ne uscì trasformato: «e chi sono io per dubitare di questi misteri / custoditi in secoli di sangue e fumo di candele / io sono l’ultimo dei tuoi pellegrini qui a Guadalupe sulla collina / e Lei allargherà le sue braccia stanotte / e, sì, la mia povertà è vera / io prego che le rose scenderanno giù di nuovo / da Guadalupe sulla sua collina».

A.M.