Ma quando smetteremo

di Ritanna Armeni
Una scelta senza precedenti per la chiesa del Messico. María Magdalena Ibarrola y Suárez è stata nominata dal cardinale Carlos Aguiar Retes cancelliera dell’arcidiocesi di Città del Messico, una delle più grandi del mondo. Per la prima volta in 500 anni una donna laica assume questo ruolo, tradizionalmente riservato al clero. Una nomina che possiamo definire storica. Ibarrola y Suárez, vice cancelliere dal 2020, - ed anche questo ha un forte segno simbolico – ufficialmente è in carica dal 15 agosto, giorno solenne dell’Assunzione di Maria. Il suo compito è centrale: autentica con la propria firma i documenti ufficiali dell’arcivescovo e della Curia, custodendo la memoria giuridica e istituzionale dell’Arcidiocesi.
Il cardinale Aguiar Retes, che è anche il primate del Messico, ha definito la scelta «un passo significativo verso una Chiesa più sinodale, corresponsabile e aperta ai carismi del Popolo di Dio», sottolineando come il servizio della cancelliera sia «di grande importanza nella vita ecclesiale», non solo per la sua funzione amministrativa ma anche per il suo valore pastorale.
La formazione accademica e l’esperienza di Ibarrola — una laurea in Diritto Canonico, un MBA, anni di servizio ecclesiale e sociale — ne fanno una figura di spicco, una donna che per studi ed esperienza è certamente adatta ad un ruolo dirigente. Ed è per questo che la sua nomina ripropone una questione nella Chiesa (come nella società): è la preparazione, e non il genere, a legittimare una nomina. Continuare a sottolineare che una donna è “la prima” in un ruolo o in una funzione di vertice è diventato ormai un automatismo stanco, quasi ripetitivo. Una giustificazione non richiesta che rischia di legittimare le tante discriminazioni ancora presenti. La vera parità, nella Chiesa, e non solo nella Chiesa, si realizzerà quando nomine femminili importanti non faranno più notizia, quando non ci sarà più bisogno di specificare il genere, ma solo la competenza e la vocazione.
Nel frattempo, la nomina di María Magdalena Ibarrola y Suárez resta un segnale forte. E per questo merita comunque un Placet. Ma dobbiamo sapere che il traguardo vero le donne lo raggiungeranno quando nei posti di responsabilità non saranno più considerate eccezioni, ma la normalità. L’aggettivo “prima” davanti al nome donna non ci piace più.